CAPITOLO 18

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Greta mi conduce verso il corridoio degli uffici. Con il suo portamento rigido, lo sguardo fiero e l'espressione dura, la donna bussa alla porta e una voce delicata risponde '' prego ''. Greta si gira a guardarmi con quei occhi piccoli e scuri, e il suo sguardo mi induce ad entrare. Chiudo la porta dietro di me e rimango in quella posizione per qualche attimo, incapace di girarmi e vedere di nuovo quella stanza, e soprattutto, quella donna, che sa tutto sul mio passato e su quello che ho dovuto passare. '' Taylor? '' ma la voce non sembra quella che mi ripeteva di stare calma e di parlare con più chiarezza '' sei tu Taylor vero? '' e a quella domanda, non posso che voltarmi. Ma ad aspettarmi non è la signora che ricordavo. Una donna, dai lineamenti delicati e gli occhi chiarissimi, i capelli castani raccolti in uno chignon elegante e la camicetta azzurra coordinata con la gonna lunga fino alle ginocchia scura. Annuisco e lei mi sorride dolcemente '' ti prego, siediti '' dice, girando intorno alla scrivania e sedendosi. Deglutisco e mi siedo sulla sedia di fronte a lei. La donna appoggia le braccia sulla scrivania '' forse non sono la persona che ti aspettavi, vero? '' '' non proprio ... '' mi osserva per qualche secondo poi sorride '' bhe, io mi chiamo Kasie, e sostituisco la psicologa dell'istituto per un po' '' spiega, per poi prendere una cartellina rossa e aprendola. Riconosco subito quella cartellina '' ho avuto raramente l'opportunità di lavorare con ragazzi che superano i 15 anni e ho letto un po' gli appunti che l'altra collega aveva sul suo fascicolo, ma ... '' dice chiudendolo e mettendolo da parte '' vorrei conoscerti non dalle parole scritte da una donna ma piuttosto da quello che tu mi dirai. Magari puoi parlarmi un po' di te e poi passiamo alle domande, che ne dici? '' annuisco. Quando lei mi osserva in silenzio, aspettando che iniziassi, faccio un respiro profondo '' mi chiamo Taylor Start, ho 17 anni, frequento la scuola più vicina alla casa famiglia e ... '' e mi rendo conto che non ho più nulla da raccontare che riguardi proprio me. '' ... e non penso di essere una persona tanto interessante ... '' dico con una piccola e amara risata senza allegria, spostando lo sguardo sulle mie mani '' so che lavori Taylor ... '' dice la donna facendomi alzare lo sguardo verso di lei '' e anche da un po' ... '' continua '' bhe, le analisi di mia madre non sono gratis e neanche le medicine, di solito prendono i soldi dal conto dei miei genitori, ma, quando avrò 18 anni e potrò accedere al loro denaro, ehm ... preferisco non toccare i loro soldi, ecco tutto '' '' e perché? '' guardo la parete dietro di lei, di un opaco beige e sospiro '' quei soldi sono frutto del loro lavoro e con quei soldi volevano comprare una casa sul mare. A mia madre è sempre piaciuto il mare, la sabbia sotto i piedi, l'odore di salsedine. Papà invece ci diceva sempre, a me e a mio fratello, che due cose così belle avevano bisogno di un luogo meraviglioso in cui vivere. E ricordo che ogni volta che andavamo al mare, correvamo, io, la mamma e Ron, correvamo così veloce che la sabbia sia alzava ad ogni nostro passo, e papà ci faceva tante foto, e quando mi giravo mi sorrideva. Era difficile non vederlo sorridere. '' quando Kasie mi parla, la sua voce mi sembra un eco lontano '' quindi associ quei soldi ai tuoi genitori ... '' '' al sogno, dei miei genitori ... '' dico quasi in trance '' Dolores - e a quel nome mi sveglio, ritornando a guardare la psicologa- mi ha detto che non vai mai al cimitero a trovare tuoi padre, perché? '' rimango zitta, incapace di rispondere. Non è facile ammettere che ho paura di andare da mio padre. Mi vergogno di avere paura. E la cosa difficile da capire è proprio perché ho paura. '' capisco '' dice la donna. La osservo con le sopracciglia aggrottate, mentre lei sistema dei fogli sulla scrivania in una perfetta pila, per poi aggiustarne un'altra. Poi sistema una penna vicino ad un altro foglio. Deve essere fissata con l'ordine. '' ritorniamo alla prima domanda ... te la formulo in un altro modo ... '' si morde le labbra pensierosa, poi aggiunge '' descriviti con un solo aggettivo '' bhe, questa domanda è molto più facile '' problematica '' dico dopo qualche secondo, come se ci avessi pensato '' problematica? '' ripete lei ridacchiando '' oh, non ho dubbi che lo sei Taylor, in genere chiunque abbia bisogno di una seduta con una psicologa ha qualche problema ... '' mi sento un po' offesa dalla sua piccola risata, ma non lo do a vedere, rimango con una maschera che possa nascondere le mie emozioni '' facciamo così ... '' dice infine Kasie '' tu ci pensi e al prossimo incontro trovi una risposta ... diversa, okay? '' ma non rispondo, anzi spalanco gli occhi e socchiudo la bocca '' prossima seduta? '' una piccola parte di me sperava che quella tranquilla e per niente preoccupante chiacchierata dasse come risultato qualcosa di positivo. Magari che non avevo bisogno di altre sedute e che ero a posto. Ma la risposta di Kasie è del tutto diversa, e trovo il suo sorriso quasi irritante '' bhe, hai detto tu di essere una ragazza problematica. Cercheremo di trovare una soluzione a quei problemi''

La Ragazza Yo-YoWhere stories live. Discover now