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Quel venerdì sera andaste tutti a bordo Senna, nella sezione di fiume poco distante dal Pont des Arts. Ad un certo punto dovesti lasciare tutto e correre alla ricerca di un bagno pubblico, sperando che ritenessero il tuo volto abbastanza pallido da essere credibile ed avere pietà di te, il ché eri consapevole fossero due questioni separate. Maledicesti di aver deciso di provare tre cucine diverse nella stessa settimana: cinese, tailandese e coreana. Per fortuna andò bene il primo tentativo nel primo luogo pubblico in cui entrasti: dopo averti guardato con aria torva il barman ti aveva comunicato con un solo cenno stralunato degli occhi, non che tu potessi usare il loro bagno, bensì che non avrebbe dato sfogo alla sua contrarietà, anche questi due concetti distinti e separati; comunque sia lo considerasti un nullaosta. Quel metro quadro di bagno col pavimento cosparso di pozze d'acqua e uno spazzolone per gabinetto con le setole tutte sporche di schizzi di escrementi, ti sembrò il più grande lusso della vita. Ti affrettasti a strappare dei pezzi di carta igienica e a disporli tutt'intorno sulla tavoletta del water e imprecasti quando ci scivolarono dentro, perché i tuoi muscoli non riuscivano più a trattenere i liquidi. Più veloce che potesti ne disponesti altri sulla tavoletta e tirasti giù i pantaloni con una tale brutalità che non avesti neanche bisogno di slacciare la cintura, per finalmente sederti e lasciare andare fuori tutto.
Quando tornasti a bordo Senna dai tuoi compagni il fiume ti sembrò più brillante... l'aria che respiravi più pulita.
Ti avvicinasti a Paul Michel e Goran, che ultimamente ti capitava di vedere discorrere insieme: amavi la loro vicinanza, così come quella di Aiko, in quanto avevi l'impressione riuscissero ad insegnarti qualcosa anche senza bisogno di parlare: lo emanavano con la loro presenza.
Verso il finire della serata Mark e Toga, un assiduo turco, si avvicinarono a voi.
-Tu lavori al momento, Paul Michel?-, gli chiese Mark.
-E tu? Tu di cosa ti occupi?- gli chiese quello di rimando.
-Studio architettura a Parigi 3...
-Oh dev'essere tosta studiarla in francese...
-Abbastanza. Tu invece studi?
-E pensi che ti laureerai qui?
-Sì, lo spero...
-Paul Michel, ma a quale gruppo eri oggi?-, chiese poi Toga.
-A quello di Filosofia Spaziale con Monsieur Stephan.
-Ti sei divertito?
-Lui non accetta sempre di buon grado la mia presenza all'incontro, preferirebbe sapermi dentro quel muffo ascensore... è un tipo ligio alla regole. Ma è per questo che ci divertiamo a ritrovarci insieme...
-Davvero?
-Sì, quando non devo parlare negli auricolari mi piace pungolarlo con la mia presenza e le mie opinioni quasi sempre diverse dalle sue...-, rise di sottecchi Paul Michel.
-Tu sei di Londra, vero...?-, gli chiese Toga.
-Sì, sì...
-Ma allora come mai ti chiami con un nome francese?
-Il tuo nome invece è tipicamente turco?
-Oh lo è...-.
Ogni volta che sentivi qualcuno fare delle domande vagamente personali a Paul Michel ti sentivi in imbarazzo: non capivi per quale motivo insistessero ad incalzarlo pur sapendo che non avrebbe risposto. Non potesti trattenerti dal dire ad Aiko:
-Forse l'unica alla quale abbia mai detto qualcosa su di sé sei tu...
-Intendi le volte in cui usciamo insieme dal Pas Mal e andiamo alla metro? Mi ha detto solo che un tempo ha lavorato nel campo della finanza e che abita nel quartiere latino. Ma ad altri ha detto che abita nel XV e che si è occupato di tutt'altro...
-Comunque sia, se continueranno così prima o poi lo faranno scappare dal Pas Mal.
-Oh sicuro-, scrollò la testa Aiko.
-Io rientro a casa... vieni anche tu?-.
Risalisti dalla metro Solférino; attraversasti la strada, entrasti nella traversa di fronte a te e ti fermasti a pochi passi dal suo inizio: al civico 17 di Rue de Bellechasse. Inseristi il codice del portone, lo varcasti e lo udisti richiudersi sonoramente alle tue spalle mentre percorrevi il corridoio d'ingresso con la bella lampada che vi penzolava sopra, che portava al cortile interno. Nel cortile apristi la porta alla tua destra ed entrasti nella casa della guardiana, presso la quale avevi affittato una stanza a 400€. Mentre ti infilavi il pigiama ti rendesti conto di quanto il Pas Mal ti avesse creato una dipendenza più di Parigi stessa.
Forse l'unica sensazione più piacevole del Pas Mal arrivava in quel momento, quando addormentata in posizione prona avvertivi sotto al tuo corpo le vibrazioni date del passaggio delle metro sotto ai palazzi. Quelle vibrazioni ti avrebbero divertita, cullata e infine addormentata. Finché a volte nella notte avresti sognato di essere tornata al Salvia e di aver fallito nella promessa di non tornarci mai più, provando una sensazione di delusione verso te stessa e di sconfitta. A quel sogno ne seguiva tuttavia quasi sempre un altro in cui ricordavi a te stessa di non essere mai ritornata al Salvia, di non avere più bisogno di cedere a quella tentazione in quanto semplicemente non esisteva più in te.
A volte una lacrima di benessere sarebbe fuoriuscita dalle tue ciglia e nessun francese ti avrebbe potuto svegliare: loro usavano parlare a bassa voce, come se vi fosse sempre qualcuno che stesse riposando, come se vi fosse sempre un segreto da proteggere. 

§

VantablackWhere stories live. Discover now