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Ecco cos'era diventata la tua settimana tipo o la tua vita: i primi pensieri su Claudio ti svegliavano alle prime luci; attendevi il fine settimana sperando che nessuno dei tuoi amici proponesse di andare in un posto diverso dal Salvia; lì stavi male, malissimo; tornavi a casa con un peso doloroso sul ventre e sugli occhi; ti addormentavi esausta dal piangere. Certe settimane mangiavi a stento; certi momenti ti piegavi nel posto in cui ti trovavi, fosse una sedia o il pavimento, e piangevi sommessamente; spesso rivolgevi parole colme di una tenerezza ed amore che mai avevi saputo di possedere, ad un'immagine di Claudio nella tua testa... il tempo pareva omogenizzato, da usare allo spreco per dedicarti a qualcosa di astratto.
Finché la tua coscienza non ne poté più, di una cosa su tutte: quel tuo passo mancato verso Claudio e lo facesti. Lo raggiungesti nel giardino del vivaio, dove stava sorseggiando un Ponch alla violetta e fumando; gli dicesti parlando veloce e senza riuscire a guardarlo in volto:
-Scusa, devo chiederti una cosa... sarò molto veloce: come mai scrivi quei biglietti? Cosa vuoi dirmi davvero?
-Non so di quali biglietti parli...-, ti rispose lui con aria perplessa.
-Di quelli nella cassetta della posta...-, replicasti tu guardandolo ora dritto in volto.
-Ci sono dei messaggi che le persone affiggono sulla nostra bacheca ed alcuni li scrivo e li spillo lì anch'io... lo facciamo per divertirci coi clienti...
-No, Claudio, sai bene a quali biglietti mi riferisco...-.
Lui scosse la testa: -Mi dispiace... non ne so niente-, balbettò.
-Ti prego, non mentirmi... non è stato facile per me chiederti questa cosa.
-Cioè, tu avresti trovato dei biglietti scritti per te nella nostra cassetta della posta?
-Tu quindi non ne sai niente...
-Mi dispiace, no... forse è stato qualche nostro cliente...-.
Tremavi dall'emozione e dall'imbarazzo. Avevi bisogno di tornare dentro al Salvia:
-Perfetto...-, dicesti in modo sbrigativo e te ne andasti. Non aveva solo negato, aveva negato più d'una volta. Anzi per come la vedevi tu aveva rinnegato.
Quella sera, andando via, saresti voluta sprofondare in un sonno profondo... volevi solo dormire, per non doverti più svegliare e sentire nulla. Dormivi così tanto da così tanto tempo.
Al risveglio iniziasti a riflettere, a riflettere... Ti aveva fatto passare per una che viveva una bugia, eppure a ripensare a quell'accaduto sentivi che fosse stato palese che mentisse. Aveva mentito perché non era riuscito ad essere abbastanza forte, perché forse qualcosa addolorava anche lui; aveva mentito perché forse ti eri posta male, forse gli era sembrato presuntuoso il tuo modo di porre la domanda. Dopo l'iniziale freddo dato dalla delusione tornò in te il calore della fiducia verso Claudio. Sì, ma, sapevi di dover smettere di andare al Salvia, di piangere, di pensarlo in quasi ogni tuo momento... d'altra parte ti sentivi parte di una storia e districartene ti sembrava immorale: volevi davvero mancare di un po' di misericordia verso un uomo innamorato e con difficoltà a relazionarsi? Dovevi mostrare pazienza.
Dopo più di un mese di assenza dal Salvia riprendesti con le tue visite settimanali al vivaio; ma ora te ne andavi senza lasciare più nessun biglietto nella cassetta della posta. Da quando vi eri tornata ne avevi trovato tutte le settimane uno lì per te... il primo aveva recitato:

Ragazza presuntuosa,

tu non sai cos'è il perdono

incastonato in ogni rosa...

L'ultimo aveva recitato:

Le balle di fieno in una buca per lettere, questo mi hai lasciato...

Felice come ti rendevano le sue parole buttate nella sua cassetta della posta, nient'altro ti rendeva.
Ci pensasti su, mentre i tuoi amici ti aspettavano alle auto: eri combattuta, sebbene sapessi già cosa fosse giusto fare... poi prendesti il solito pezzo di carta e penna dalla borsa:

Le balle di fieno sono quelle che tu racconti.

Lo imbucasti.

§

VantablackWhere stories live. Discover now