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Tornata a casa dal Salvia vi portasti un'altra piccola piantina; ne avevi la stanza invasa della sua passione e di certo non lo era più della tua. Compravi quei vasetti per poter ascoltare la sua voce che ti avrebbe parlato, quando ti avrebbe dato informazioni sulle piante, sempre molto rapide e a tratti balbettanti. Quella volta ti aveva consigliato una Ophris apifera conosciuta col nome di Fior di vespa. Quando te l'aveva proposta avevi sorriso al pensiero di come vi foste incontrati per via di un'ape ed avevi iniziato a raccontargli quella storia, ma poi lui si era accorto che Lucio stava avendo problemi nell'emettere una ricevuta ed era dovuto correre al bancone. Claudio era sempre estremamente attento e disattento nei confronti del Salvia: per il suo lavoro correva da una parte all'altra del negozio e della serra tutti i giorni della sua vita; ma ti era sempre sembrato lo facesse con intenzioni superficiali, usando quel posto per mostrare il suo essere, anziché fare il contrario; e tutto ciò a discapito del suo rapporto coi clienti e dell'immagine del Salvia stessa. Ogni tanto si interrompeva nel suo da fare per osservarti e ti pareva ti guardasse con occhi pieni d'amore e frustrati da se stesso e da te.
Ad un certo punto non capivi più se stessi facendo qualcosa di tremendamente sbagliato per la tua vita continuando a inseguirlo o di perfetto; se l'importante non fosse in fondo il sentire e l'essere vivi, anche provando tutto quel dolore e dopo tutto quel tempo. E non capivi se lui stesse perseverando nel lasciar tracce nella buca della lettera perché in fondo ti amava o perché in fondo aveva sempre giocato o per entrambi i motivi. Non ce la facevi più; il pensare era diventato un atto compulsivo. L'oscurità dei ragionamenti e degli accadimenti iniziava a farsi insopportabile tanto quanto quando c'è troppa luce. Così ad un certo punto decidesti di allontanarti di nuovo dal Salvia, a tempo indeterminato. 

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