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Alcuni metri sotto di voi, alla stazione Pyramides era salito sulla metro un uomo con un grande sacco nero della spazzatura, chiedendo soldi per un ticket ristorante. Tu glieli avevi negati, così quello senza nulla dire aveva abbassato il sedile pieghevole in corrispondenza dell'entrata delle porte automatiche del vagone metro e si era seduto di fronte a te; si era messo il grande sacco nero della spazzatura in mezzo alle gambe e lo aveva aperto, sbirciandovi dentro. Ne tirò fuori quelli che ti sembrarono i resti di una torta salata e prese a mangiarne con disinvoltura. Ogni volta dentro la metro parigina ti sentivi protetta, al caldo e in tempo per arrivare puntuale dovunque saresti dovuta arrivare; ma in quell'occasione ne saresti voluta scappare tanto era acre il puzzo che quell'uomo emanava. Ti ricordava quello che sempre avvertivi nella stazione di Montparnasse Bienvenüe, sulla banchina della linea 12. Alla prossima fermata, Opéra, saresti dovuta scendere per cambiare linea con la 3.
Camminasti seguendo la segnaletica che portava in direzione del capolinea Gallieni; giunta sulla banchina il display informava che la metro sarebbe arrivata tra un minuto. Quando arrivò vi salisti e scendesti alla fermata successiva: Quatre Septembre. Ragazze dai lineamenti delicati e gli sguardi intensi scesero in fretta dai vagoni, avvolte in sciarpe molto voluminose nelle quali affondavano il mento e con stivaletti in pelle. Un ragazzo di colore con grandi cuffie per musica alle orecchie ed una valigetta di lavoro ti urtò veementemente con quella dietro al ginocchio e senza accorgersene continuò per la sua strada, così zoppicasti per una cinquantina di metri nel tunnel che portava all'uscita.
Entrasti al Pas Mal e nell'ascensore un'assidua coordinatrice ti sorrise, era una ragazza francese di origini algerine con labbra tanto carnose da occupare un terzo del suo piccolo volto.
-Vorrei stare qui al Res-de-chaussée, al gruppo di Filosofia Spaziale...
-Ce n'est pas possibile-, fece la signorina. -Potresti andare a Numeri della Metropoli o a Rituale...
-Numeri della Metropoli, per favore...
-A Rituale non abbiamo quasi nessuno... il gruppo è tenuto da Jacqueline, una signora molto vispa. Potrebbe piacerle!-, disse l'altra nel tentativo di trovare la quadra nello smistamento degli assidui.
Alzasti e riabbassasti le ciglia in modo veloce e le sorridesti, come a dire che confermavi volentieri la tua decisione. La ragazza nell'ascensore capendo ti sorrise di rimando:
-Accomodati pure al gruppo di Numeri della Metropoli, dietro al secondo arco a destra-.
Tagliando per la sala notasti al centro di quella una tavola con delle bibite e dolciumi da cui qualcuno già attingeva.
-Buonasera mademoiselle... forse dovrei dire madame. In Francia da qualche anno hanno vietato di chiamare mademoiselle le giovani donne: è stato definito poco rispettoso...-, la salutò il volontario del gruppo; aveva lisci capelli biondi e l'aspetto di un bel settantenne.
-Bonsoir Leonard...
-Tutti i presenti ti conoscono? Vuoi presentarti per sicurezza?
-Je suis Marcela, vengo dal Cile... Ho trentuno anni... et voilà, c'est tout.
-Cosa fai nella vita Marcela?-, chiese una presente.
-Ero psicologa, nel mio Paese. L'ho lasciato per venire qui.
-Oh...! E qui vivi sola?
-No, col mio ragazzo... lui già viveva qui.
-Vede Leonard? Non tutti hanno problemi a dire da che Paese vengono...-, disse Mark, un quarantenne americano.
La risata di alcuni seduti al tavolo si levò.
-Non c'è nulla da fare, tutti si sono accorti della stessa cosa riguardo Paul Michel...-, considerò ancora Mark.
-Chi è Paul Michel?-, chiedesti spaesata.
-Oh Paul Michel è un nostro caro assiduo, sarà qui da cinque anni... è una persona piuttosto misteriosa. La più misteriosa che molti di noi abbiano mai conosciuto.
-Scusate se mi intrometto: state per caso parlando dell'uomo con lo scoiattolo attaccato ai capelli?-, chiese un signore iraniano presente, sulla sessantina; aveva occhiali dalle lenti molto spesse.
-Sì, esatto...-, fece Mark.
-Oh la la!-, esclamò l'iraniano con lo sguardo sorpreso e quasi intimorito di un bambino: -È un uomo molto gentile, simpatico, mi ha accompagnato al gruppo personalmente, l'altro giorno.
-Oh lo è senza dubbio... e lei Goran, conosce il nostro Paul Michel?-, chiese Leonard.
-L'ho conosciuto qualche sera fa per la prima volta, ma senza poterlo vedere; ne ho sentito solo la voce.
-Già solo il suo nome meriterebbe una conversazione a parte...-, ridacchiò Mark.
-Noi per il momento concentriamoci sul nome del nostro gruppo... cosa vi viene in mente pensando all'idea di Numeri della Metropoli? Sapete, i nomi di questi gruppi sono stati pensati per tutte quelle volte in cui le persone non sanno di cosa parlare tra loro! L'ho sempre trovata un'idea geniale... e credo che, nel nostro caso, i Numeri della Metropoli possano riguardare qualunque cosa. La metropoli quale tipo di numeri le ha offerto, Marcela?- ti chiese Leonard.
-Intende Parigi?
-Non necessariamente: anche la sua città di provenienza...
-Be' i numeri o il caso che ho incontrato a Santiago che mi vengono in mente, sono quelli delle manifestazioni di protesta contro il governo... quelle per le quali il mio ragazzo è partito. Ed io l'ho seguito. Vogliamo vivere in un Paese in cui quando si manifesta lo si possa fare senza paura delle conseguenze.
-Sapete amici- commentò Leonard: -Le le lettere motivazionali che alcuni nostri assidui hanno presentato in questi anni al Pas Mal sono davvero strazianti... Ma ecco perché il Pas Mal esiste, dopotutto: per accogliere chi è in cerca di qualcosa di buono. E questo lo è, non trovate? Stare insieme, sentirsi liberi in casa propria. E sapete la cosa buffa è che a scuola ci insegnano di tutto, ma qui al Pas Mal ho capito che l'istruzione che lì ci danno è sbagliata: a scuola ci insegnano a studiare ma non perché sia bello e importante studiare. Dite ad un bambino che studiare serve a sapere chi vinse e perse le varie guerre e vi riderà, vi riderà addosso. Ditegli di come sia importante per conoscere se stessi e un giorno capire come smettere di soffrire e essere felici, e allora sì che vorrà imparare a studiare. Ascolterà tutto, dalla matematica alla letteratura, perché li saprà essere solo degli esercizi per uno scopo più grande della mente... Anche le cose tristi che ci succedono sono belle, sono forse le più belle, e questo per capirlo non lo si trova scritto da nessuna parte, se non sulla propria pelle.
-Sono d'accordo, Leonard... mi capita di riflettere ad una cosa simile quando ho l'impressione di stare studiando e apprendendo qualcosa che in realtà conoscevo già... e lì mi dico: e se ogni conoscenza non fosse già dentro di noi? E se lo studio non serva in realtà a questo: non ad impararla, ma a sapere che la sapevamo?-, convenne Goran.
-Il Pas Mal è il posto che spazza via tutti gli altri... ecco come stanno le cose-, concluse il signore iraniano con espressione quasi grave.
-Ben detto, ben detto amico mio...-, sorrise Leonard. -Il primissimo presidente di questa associazione diceva: il Pas Mal sarà sempre la soluzione ad almeno uno dei vostri problemi... e vi rafforzerà in vista di quelli futuri-.

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VantablackWhere stories live. Discover now