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Entraste al Salvia, erano le ore 22,00 di un sabato ed erano in atto le pulizie da una festa.
-C'è stata la festa di compleanno della sorella di Claudio...-, vi spiegò Lucio accogliendovi all'entrata.
-Oh... Claudio ha una sorella?-, chiedesti sorpresa.
-Sì, ha compiuto dieci anni...-.
Più tardi sorseggiando dei Punch alla salvia tu e i tuoi amici vi trovaste a rifletterci su:
-Dev'essere quella bambina che compariva nelle foto sul sito web del Salvia...
-Avranno una ventina d'anni di differenza lui e la sorella. Perché i genitori avrebbero dovuto mettere al mondo una creatura dopo vent'anni?-, si domandò sottovoce Lucrezia, la tua amica, con fare animato.
-Forse è successo.
-Macché... se non è successo per tutto quel tempo vuol dire che lo hai evitato: e quindi che dopo lo hai voluto.
-Io sarei tanto curiosa di conoscerli i suoi: vorrei proprio capire da chi ha ripreso! Come può avere questo carattere così schivo e presuntuoso al tempo stesso? Come può non essere in grado di andare a parlare con una persona ma di scriverle in modo sfacciato?-, ti sfogasti.
-Con te è stato ostile, Fede?
-A volte mi scrive cose brutte, quasi cattive, una sorta di malauguri e poi magari la volta dopo un messaggio tenero.
-Ma come si permette?! Oltretutto non sei solo la tipa sulla quale ha messo gli occhi, sei una sua cliente!-, si indignò Lucrezia.
-E pensare che invece Lucio è così diverso... è socievole, gentile.
-A Claudio non frega nulla di essere gentile, Fede. E non gli interessa nemmeno fare cassa. È troppo pieno di sé per queste cose...-, replicò asciutto un tuo amico.
-Sì, però è evidente che la mente di questo posto è lui-, convenne Lucrezia.
Tutti concordaste con quanto aveva considerato.
-Com'erano i Punch ragazzi?-, vi chiese Claudio quando arrivaste al suo bancone per pagare.
-Ottimi... io ormai prendo sempre quello al Salvia-, rispose una di voi.
-Questo ci inorgoglisce, il tuo Punch lo scontiamo allora... ed ecco il conto per gli altri-, vi disse Claudio con tono bonario e dando a te lo scontrino. -Buona serata ragazzi!- e dopo aver lanciato un'ultima occhiata verso di te iniziò a trafficare sotto al bancone.
Non sapesti più cosa dire o fare, ti sembrava non avesse senso fare o dire qualcosa: a lui non sarebbe interessato più di quanto gli interessava quel che stava facendo: composizioni floreali. Ti trascinasti con membra tristi fuori dalla serra e attraverso il negozio, fino a fuori dal Salvia. Posasti uno sguardo automatico e depresso sulla cassetta della posta. Dentro vi era un pezzo di carta con su scritto:

Non vi è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Ti sentivi così male. Ti chiedevi:
perché non ha l'umanità di avvicinarsi a me? Perché io non ho l'umanità di porre fine a questo dispiacere? E se anche volessi, a questo punto è possibile, è giusto tirarmene fuori? No, bisogna perseverare: chi ha mai visto una cosa così bella?
Estraesti dalla borsa un pezzetto di carta ed una penna e a traduzione di tutto quel pensare vi scrivesti tre punti di sospensione. Piegasti malamente la carta e demoralizzata e sdegnata la lanciasti debolmente dentro la cassetta della posta. Pensasti che la cosa che ti faceva più male fosse il fatto che niente potesse esprimere il tuo dispiacere.

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