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Era forse perché ovunque regnava un comportamento degli uomini moderato, esperto dosatore della misura, che i francesi venivano velocemente giudicati come meramente formali; eppure era forse perché vi era attorno abbastanza di questa moderazione, che per il turista era più facile riuscire ad assaporare tutte le cose meglio di come vi riusciva in altri luoghi e talvolta più facile sentirsi come il francese che vedeva dinnanzi a sé più che sé stesso... non di rado con un certo fastidio. Le mattine in cui si usciva di casa il cielo era grigio, l'aria fredda e secca; ai bimbi nei passeggini non dispiaceva: permetteva loro di coccolarsi all'interno delle calde gigoteuse... Per le strade schiere d'alberi spartitraffico tagliate a forma squadrata e parchi tetri e puliti recintati da cancelli; isole pedonali con panchine e pavimentazioni quasi perfette, senza l'ombra di un ciuffo d'erba sulle vie di fuga... talvolta Parigi pareva un grande ufficio col suo protocollo, più ancora che una grande città.
Tutti sentivate che qui nella capitale scorreva una connessione tra le persone, una sorta di sguardo tra loro come a dire forse stasera a casa ti penserò, estraneo... nelle altre città erano forse più empatici di qui, pensavate, ma per questo più completi e la sera a casa non vi avrebbero pensato. Avevate questa idea che dietro ogni freddo luogo si nasconda un bisogno e dietro ad ogni luogo caloroso un certo vuoto di ricerca.
Il parlare era due toni più bassi di quello dei sud europei, nelle stanze o nelle linee telefoniche. Ogni tanto alcuni di voi, non molti ma neppure pochissimi, amavate entrare e viaggiare in una metro a caso, senza motivo e destinazione... e quando qualche straniero vi iniziava a parlare in un francese malfermo ne eravate un po' delusi, perché quella lingua era davvero troppo bella per essere semplicemente tentata; era come sentire la cover improponibile di un'opera d'arte... Qualcosa si aggira in questa città... e non va bene... sai perché? Sai che -Parigi è attualmente la prima destinazione turistica europea? Sai che questa è stata la prima metropoli al mondo? Sai che c'è chi si diverte un mondo a giocare con queste cose? Le persone possono essere molto, molto astratte e anche voler fare cose cattive a città così belle-, alcuni di voi abitanti dicevate.
-Lei mi offende, lei mi offende, lei mi offende-, vi sentivate rispondere spesso dai turisti in un aeroporto, in un negozio, nei box informazioni.
-Non me ne dispiaccio affatto-, gli avreste prima o poi risposto.
E chi degli forestieri tra voi abitava, se solo aveste sentito i loro pensieri, non vi avreste mai creduto: questi dicevano... oh com'è insolito esserci, com'è insolito che vivere qui senza soldi sia perfettamente possibile, com'è insolito essere stato accolto da un sussidio, da un'associazione, da un francese con la postura rigida e lo sguardo tenero e ferito che mi ha indicato la strada da percorrere dall'inizio alla fine... come riescono ad essere così in buona fede, ma come ci riescono? Qui nessuno ci caccerà di casa senza un ottimo motivo; no, questo accade solo nei Paesi cosiddetti amichevoli, perché solamente abituati ad esserlo... ma non a Parigi, no qui occorre solo chiedere di un ufficio consigli per trovare un tetto et voilà, vi sarai già sotto: con una metro sotto casa per andare dove vuoi e 50€ dei padroni di casa lasciati sul letto.
Tu ne sapevi qualcosa, Pierre... in uno di quegli uffici buoni a rendere meno dura la vita agli altri ci avevi lavorato quarant'anni ed ora che eri in pensione non ne avevi che ricordi lieti e di esiti andati a buon fine. Tranne uno, che un poco ti rincresceva ancora... ah ti capitava di raccontarlo anche ai tuoi assidui, questo aneddoto, tanto lo trovavi d'effetto dopo ancora tutti questi anni! Tra gli altri clienti avevi avuto a che fare con un sociologo tedesco squattrinato che viveva da quattro anni a Parigi per portare avanti uno studio molto importante e riservato su quella metropoli, una volta pubblicato il quale gli avrebbe portato un sostanzioso profitto, diceva. L'unico dettaglio che ti avesse accennato a proposito di quello studio era che dimostrava l'importanza quasi religiosa, nelle vite dei parigini, del ruolo dell'Académie Française, analizzandone tutti gli effetti del caso su di quelle. Quando un giorno, la ditta per cui lavoravi aveva ricevuto una telefonata dalla libreria Shakespeare and Company -solita offrire riparo notturno agli autori in difficoltà- in cui vi pregava di non indirizzare più il sociologo a pernottare da loro, in futuro: la notte prima si era azzuffato col suo collega di ricerca, mandando a soqquadro tutta la stanza colma di libri. Pareva che, in procinto di scriverle, non si fossero trovati d'accordo sulle conclusioni a cui erano giunti riguardo il lavoro di ricerca e che dal piano professionale la discussione fosse passata a quello personale... fatto stava che per ripicca il collega sociologo aveva strappato dal manoscritto la pagina riportante la fase centrale dell'analisi empirica dicendo che, se non si poteva fare a modo suo, allora lo studio non si sarebbe pubblicato affatto. L'altro aveva allora risposto alla provocazione aggredendolo fisicamente e la zuffa era continuata fino a quando i due non erano stati divisi dai presenti ed accompagnati alla porta. Qualche ora dopo, tuttavia, si erano ripresentati entrambi alla libreria dicendo di aver smarrito durante il corpo a corpo la pagina del manoscritto e chiedendo se vi fosse stata la possibilità di entrare a cercarla; ma questa gli era stata negata... quando a questo punto del tuo racconto un assiduo, Paul Michel, ti aveva chiesto se sapessi che cosa ne fosse stato della pagina strappata, tu rispondesti che la mattina seguente, nel riordinare, gli addetti della libreria l'avevano vista saltare fuori, salvo poi perdersi nuovamente per chissà quale via... cosicché i poveri sociologi non avevano più potuto pubblicare il loro studio e d'altra parte neppure immaginare di poter riprenderlo dapprincipio, tanto sarebbe stato dispendioso; cosi erano stati costretti a ritornarsene in Germania più depressi che mai.
In quanto a te, ti stavi invece dirigendo pimpante al cinema Odéon: all'appuntamento con qualche assiduo del Pas Mal del gruppo di Geografia Plastica e con un cartone animato coreano coi sottotitoli in francese. Lungo il tragitto non riuscisti a trattenerti dal fermarti qualche minuto davanti alla tua più grande dipendenza: la statua di San Michele sulla piazza che portava il suo nome. La fissavi senza riuscire ad andartene: il suo piede teneva il demone a terra, il suo dito gli indicava il cielo, la sua spada era tenuta in alto e la libreria Gibert Jeune partecipava alla scena a sinistra. Avresti potuto viaggiare ancora e ancora dentro la Francia o fuori, con o senza i tuoi assidui come compagnia, ma la visione di nessuna cosa ti sarebbe mai sembrata altrettanto maestosa... Pensasti che avresti avuto bisogno ogni giorno di San Michele che ammazzava il tuo demone.

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