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Dall'interno della metro Miromesnil prendesti l'uscita per Rue la Boétie e fuoriuscita sulla strada, nell'VIII elegante arrondissement, tirasti dritto di fronte a te sino al cancello In ferro battuto in corrispondenza del civico 17 della stessa via. Usasti il codice esterno che ti era stato fornito dal Pas Mal, il portone si aprì di scatto ed attraversasti il raffinato cortile.
Uscita dall'ascensore due bambine ti vennero incontro sul pianerottolo con fare garbato e incuriosito; indossavano entrambe un vestito di velluto blu con colletto ricamato.
-Cosa studi qui a Parigi, Aiko?-, ti chiesero più tardi a cena i padroni di casa.
-Seguo un master in Finanza... anche se ho ventinove anni mi piace continuare a studiare, non mi sento ancora pronta per firmare un contratto di lavoro-, asseristi ridendo e scoprendo molto i denti. -E poi sono stata anche abbastanza fortunata da venire presa al corso di francese del municipio XIV, quindi devo approfittarne: è molto difficile rientrare nei corsi delle varie Mairie di Parigi... ho dovuto inviare la richiesta di mattina molto presto: ho messo la sveglia alle 7 per farlo!-, spiegasti facendo il numero con le dita e prendesti a ridere singhiozzando.
–Tutti dicono che i corsi di lingua francese de la Mairie sono i migliori, per cui sono molto soddisfatta... La nostra insegnante poi è molto simpatica, molto ironica...-. Prendesti a riflettere guardando in un punto indefinito del soffitto e aggiungesti: –Lei veste come una maga: con vestiti molto larghi e lunghi... sì, ogni volta mi ricorda una maga! Ha sposato un arabo e quando ce l'ha detto ho capito per quale motivo portasse un cognome arabo: all'inizio non sapevo che in Francia le donne prendessero il cognome dei mariti...
-Ti deve essere sembrato strano-, replicò la padrona di casa con un risolino di cortesia.
-Oh a dire il vero sì...-, dicesti a fatica con le guance piene del coniglio cucinato alla francese, che avevi avidamente addentato. –Ma del resto è il bello della Francia: molto laica e molto tradizionalista al tempo stesso...
-Già, dipende dalle questioni...-, annuì la donna di rimando, dando l'aria di non avere altre opinioni a riguardo.
-E quindi il corso di francese ti sta piacendo: questo è molto buono...-, considerò il marito, poi affrettandosi ad aggiungere: -E al Pas Mal invece, ti trovi bene?
-Moltissimo... quando sapevo che organizzava anche degli incontri con delle famiglie non potevo crederci... è un'idea geniale, fa sentire parte della società.
-Un paio di volte mi è stato chiesto dall'associazione se fossi interessata a partecipare ai gruppi d'incontro al piano terra o a quelli più intimi al piano superiore, ma non avevo mai tempo per via delle bambine... invece organizzare una cena mi viene molto più pratico-, spiegò la donna in un tono di voce reso caldo dal vino.
-Oh peccato, avrebbe visto com'è bello il Pas Mal... abbiamo anche un assiduo coordinatore che sta dentro l'ascensore-, disse Aiko prendendo a ridere a più riprese veloci.
-Sì... ce ne hanno parlato...-, replicò l'uomo con un sorriso ambiguo e ti parve che i suoi occhi si accendessero di interesse.
-Sì, è un modo pratico e simpatico che hanno trovato per far andare su e giù tra i due piani il coordinatore di turno, a smistare gli assidui... ma ne abbiamo uno che si rifiuta di stare lì e preferisce prendere posto dove sediamo noi. È un tipo abbastanza bizzarro e misterioso...-.
I coniugi si scambiarono una veloce occhiata.
-È probabile che qualche nostro ospite dal Pas Mal ce ne abbia già parlato... se non ricordo male si chiama Paul ...Michel?-, disse l'uomo cercando di suonare incerto.
-Oh sì esatto, è proprio Paul Michel! Chi ve ne ha parlato?, chiedesti loro divertita.
-Oh be', un paio di persone prima di te...-, rispose l'uomo lasciando in sospeso la frase.
-Addirittura!?-, dicesti scoppiando a ridere.
L'uomo aggiunse con aria vaga e sguardo attentissimo:
–Siete poi riusciti a capire di quale nazionalità sia?
-A quelli a cui vuole rispondere, lui dice di essere inglese...
-Non è un po' strano che una persona con un nome francese dica di essere inglese?-, azzardò la donna.
I coniugi sembravano aver acquisito un automatico interesse per la conversazione, tanto che a differenza tua avevano anche smesso di imboccarsi.
-Potrebbe essere strano... io non credo sia inglese come dice: non ha mai parlato in inglese con i madrelingua inglese che ci sono tra noi-, considerasti.
-Forse i genitori erano francesi e quindi gli hanno dato un nome francese...-. Aiko alzò le spalle.
-E continua a venire regolarmente al Pas Mal?-, chiese l'uomo.
-Certamente. È l'assiduo più assiduo di tutti-, rispondesti ridendo divertita.
-Certo è strano... che motivo potrebbe mai avere per comportarsi così? Ve ne siete fatti un'idea?-, chiese la donna.
Le bambine avevano ora rotto il loro educato silenzio e preso a parlare sottovoce tra loro, un po' stanche dalla lunga giornata.
-Non è possibile farsene un'idea, ha dato informazioni una diversa dall'altra su di sé a quasi ciascuno di noi. Ad alcuni ha detto di essere di Londra, ad altri di Oxford... e ad una volontaria ha detto di essere dell'Inghilterra settentrionale... è inutile provare a capirci qualcosa-, concludesti prendendo a scuotere la testa in modo velocissimo.
-Beh è probabile che qui abbia un lavoro, qualcosa che lo leghi alla città...-, tentò ancora l'uomo ed a quel punto il suo tono vago risultò meno credibile.
-Non è detto sia qui per lavoro... comunque una volta mi ha detto di aver lavorato nel mio stesso settore, la Finanza, ma poi ad un'assidua francese ha detto di occuparsi di edilizia... insomma, Michel è così: secondo me lui semplicemente non vuole parlare di sé-, concludesti nuovamente. Prendesti a guardarti intorno con occhi contemplativi: -L'arredamento della vostra casa è davvero bellissimo... I pannelli coi rilievi sulle pareti sono così eleganti-, poi aggiungesti: -Sto dando un'occhiata agli affitti a Parigi: immagino qui nell'VIII siano parecchio cari... vero?-.
La donna annuì: -Noi qui siamo in affitto. Sì, sono cari-.
Mano a mano che il nuovo soggetto di conversazione procedette i padroni di casa ridussero al minimo la loro loquacità e come reazione a ciò perdesti gradualmente la tua. Quando quelli presero ad occupare i momenti di silenzio guardando altrove anziché a te, capisti che l'invito a cena si era concluso. Sentendoti in difetto, con lieve disagio dicesti:
-Forse è ora che vada... Grazie dell'ottima cena-.  

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VantablackWhere stories live. Discover now