Capitolo 46

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Un tonfo mi fa sobbalzare.
Sollevo la testa da terra disorientata e devo sbattere gli occhi un paio di volte prima di riuscire a vedere bene. Mi guardo intorno assonnata, la luce è ancora accesa ma non so se è perché è ancora giorno o se la lasciano sempre così.
Non ho la percezione del tempo, ogni secondo sembra durare un’eternità.
Mi alzo stropicciandomi gli occhi e vado verso la brandina, la schiena mi fa malissimo.
Raccolgo l’asciugamano da terra e comincio a strofinare sulle macchie di sangue secco intorno ai polsi cercando inutilmente di darmi una ripulita.
Mi sfioro titubante le labbra con le dita, sono ancora gonfie.
Mi volto verso la porta della cella attirata dalle voci soffuse che si agitano al di là del muro, hanno preso qualcun altro?
Tento di sbirciare il corridoio ma da dove mi trovo riesco a vedere solo la porta della cella posta di fronte alla mia. Quando mi hanno portata qui ero troppo distratta per notare se ci fosse qualcuno dentro. Mi schiaccio contro la superficie fredda della porta nel tentativo di osservare il suo interno, c’è un ragazzo ma mi da le spalle ed è rannicchiato accanto alla brandina. Ha i capelli scuri lunghi fino alle spalle, suppongo che qui nessuno si preoccupi di tagliarli. Da quanto tempo è stato catturato?
Per quanto tempo rimarrò io?
Kalan ha detto che resterò finché non collaborerò e considerando che non capisco il novanta per cento delle cose di cui parla, la situazione potrebbe essere migliore.
Ma sono tormentata dalla terribile sensazione che questo posto preveda un biglietto di sola andata in ogni caso.
Sospiro allontanandomi dalla porta con una spinta, ho bisogno di sgranchirmi un po’ e percorro i sette passi che la dividono dalla brandina fino ad avere l’impressione di impazzire.
Non è molto salutare pensarci ma senza nulla a distrarmi non posso fare a meno di domandarmi dove sia Ethan ora, cosa stia facendo.
Possibile che fosse tutta una finzione? Una parte di me trova difficile crederlo, ma è a dir poco complicato farla prevalere su quella che li ha visti in divisa accanto a Kalan.
Mi lascio sfuggire un urlo di frustrazione senza curarmi di chi mi stia ascoltando e sento le lacrime salirmi agli occhi.
I pomeriggi di gioco con Josh e i suoi consigli, le risate con Luke, le conversazioni e gli sguardi scambiati con Ethan, la cioccolata calda e i balli nel bel mezzo della notte. E’ da pazzi dedicarsi tanto ad una missione, possibile che si siano impegnati tanto a guadagnare la mia fiducia? Perché hanno aspettato così a lungo prima di consegnarmi a Kalan?
Ma in ogni caso è tutto finito e io ci sono cascata come un’idiota.
Forse la cosa peggiore è che ho trascinato in tutta questa storia anche Carter, dov’è ora? Cosa gli hanno fatto?
Sento un rumore provenire dalla cella di fronte alla mia, mi asciugo in fretta le lacrime sfuggite al mio controllo e mi avvicino nuovamente alla porta.
Il ragazzo ora è in piedi ma sempre di spalle, respira freneticamente.
Sto per voltarmi quando noto una cicatrice sulla sua spalla destra, scoperta dalla canottiera che indossa. È appena una linea, nemmeno troppo grande, ma giurerei di sapere come se l’è fatta.
Il mio cuore batte sempre più velocemente e l’aria viene a mancare. Cerco si continuare a respirare e mi appoggio alla porta per non perdere l’equilibrio.
Non può essere.
La vista viene offuscata dalle lacrime e vorrei poter sfondare la porta per correre ad abbracciarlo. Vorrei sbattere i pugni sul vetro urlando fino ad attirare la sua attenzione. Ma tutto quello che riesco a fare è poggiare la mano sul vetro mentre le mie spalle vengono percosse dai singhiozzi.
Avevamo sei anni e stavamo giocando in giardino con un aquilone, da piccola ero la persona più impacciata del mondo e riuscì a farmelo sfuggire ma invece di volare via trasportato dal vento l’aquilone si impigliò tra i rami di un albero nel giardino della casa dei nostri vicini. Lui si arrampicò per recuperarlo e mentre stava scendendo un ramo si spezzò sotto il suo peso e cadde a terra. Si graffiò la spalla con un pezzo di legno che si trovava già sull’erba. Gli servirono sei punti.
“Noah” Riesco a sussurrare.
Non so quanto tempo resto lì ad aspettare prima che si accorga di me, ma ad un certo punto, quasi come se avesse avvertito la mia presenza, si gira, e io cerco di asciugarmi le lacrime per vederlo bene.
Lui spalanca occhi e bocca e si avvicina alla porta lentamente, incredulo.
Sorride ma ha un’espressione triste. Mi ha lasciata a casa per proteggermi e io mi sono fatta catturare lo stesso, ho reso totalmente vani i suoi sforzi di tenermi al sicuro, ma sorrido lo stesso come un’idiota senza riuscire a pensare a niente per più di qualche secondo. Restiamo entrambi attaccati al vetro a fissarci con le lacrime agli occhi, due mesi non sono mai sembrati così lunghi.
Ha un taglio sul sopracciglio e il labbro spaccato.
Mi si stringe lo stomaco.
L’ho abbandonato. È colpa mia se siamo finiti qui. È colpa mia se ci siamo separati.
Contraggo il viso in una smorfia e devo chiudere gli occhi per un momento. Non riesco a guardarlo, non dopo quello che ho fatto.
“Scusa” Sussurro ancora e ancora scuotendo la testa, lo sguardo basso.
Lo sento sbattere sul vetro per attirare la mia attenzione e apro gli occhi, lui scuote la testa sorridendo, poggia una mano aperta sul vetro e io lo imito.
Un corridoio ci divide ma non siamo mai stati tanto vicini prima d’ora.

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Finalmente è arrivato lo gnoccolone

stavo pensando di utilizzare quest'altra copertina che ne pensate?

come sempre vi chiedo la vostra opinione sul capitolooosiamo vicini alla fine ormai-emme <3

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come sempre vi chiedo la vostra opinione sul capitolooo
siamo vicini alla fine ormai
-emme <3

L'inizio della fineWhere stories live. Discover now