Capitolo 3

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Apro la porta stando attenta a non fare rumore e mi maledico mentalmente per il tremolio delle mani.

Balto corre dentro e arriva fino alla fine del corridoio scomparendo dietro l’angolo “Balto!” sussurro “Balto!”

Avanzo circospetta  e cammino tenendo l’accetta in bella vista, sudo freddo.

Arrivo alla fine del corridoio ma proprio quando sto per svoltare a destra sento un rumore dietro di me.

Cerco di mantenere la calma e mi volto lentamente.

Uno di loro mi viene incontro grugnendo e io agito la mia arma prima di farla affondare sul suo braccio, poi sulla testa e alla fine lui cade, ma stavolta mi tengo stretta l’accetta per spostarmi il più in fretta possibile da lì.

Non appena giro l’angolo mi rendo conto del mio errore, ma ormai è troppo tardi.

Mi immobilizzo tenendo lo sguardo fisso sulle tre teste che vedo girarsi contemporaneamente attirate dal mio respiro affannato.

Senza lasciargli il tempo di realizzare mi fiondo dentro la prima porta che trovo alla mia destra e mi appoggio ad essa chiudendomela alle spalle senza badare troppo al rumore.

Mi concedo un secondo per metabolizzare quello che sta succedendo.

Cerco di rallentare i battiti e mi guardo intorno, spaesata, imponendomi di restare concentrata.

Sono finita in un altro corridoio ma non sono mai stata in questa parte della scuola.

È poco illuminato e sono quasi tentata di tornare dai miei tre nuovi amici lì fuori, ma ormai sono dentro e mi decido ad avanzare cercando di fare meno rumore possibile.

Mi sudano le mani e sento la presa sull’accetta farsi meno salda ogni secondo che passa.

Svolto a destra in punta di piedi e mi lascio sfuggire un sospiro di sollievo quando vedo che è vuoto.

Passo accanto a numerose aule ma nessuna di queste è stata la mia. Mi immagino file di studenti entrare, sedersi e sbuffare durante le ore interminabili.

Poi mi immagino seduta lì in mezzo a loro accanto a Noah.

Scuoto la testa e vado avanti, nessuna distrazione.

Forse è il modo in cui mi sento così vicina a mio fratello qui, o forse il fatto che non ci tornavo da un tempo che a me è sembrato infinito, ma ogni passo che faccio è una fitta al cuore.

Il suo ricordo è più vivo che mai, forse più che a casa. Lì ci abitavamo si, ma qui, è come se fosse più speciale, più importante, perché ci venivamo insieme e sceglievamo di restare l’una accanto all’altro nonostante lui avesse altri amici e potessimo evitare di vederci.

Una porta mi separa dall’ennesimo corridoio, ma ha una finestrella e mi affaccio appoggiandomi appena con la mano sulla superficie in legno.

Ce n’è uno di spalle, se faccio piano lo posso colpire mentre è distratto.

Prendo un bel respiro e spingo la maniglia un millimetro alla volta per non farmi sentire.

Quando arrivo a metà, sicura che non cigolerà, la spingo con più forza, ed è allora che arriva il rumore.

Trattengo il fiato sperando che sia troppo lontano per aver sentito, ma lo zombie si gira verso di me.

Comincia ad avanzare lento e claudicante. Gli vado incontro interrompendo la mia corsa solo quando sento la lama conficcarsi nella sua testa.

Cade a terra ed io vado avanti senza guardarlo.

Ci sono due corridoi, due strade. Una potrebbe condurmi alle scale o, se sono estremamente fortunata, alla mensa. L’altra potrebbe condurmi a morte certa.

Mi sento stupida a decidere dopo aver fatto la conta, ma proseguo lo stesso nella direzione che la sorte ha scelto al posto mio, lanciando solo un’occhiata al corridoio di destra prima di voltarmi.

Avanzo per qualche metro e quasi non credo ai miei occhi quando vedo le scale di fronte a me. Salgo in fretta, la via è libera e sembra troppo facile, ma magari sono solo tanto fortunata e il brontolio del mio stomaco ci tiene particolarmente a ricordarmi di restare concentrata sull’obbiettivo.

C’è una macchinetta in fondo all’atrio, osservo distrattamente il contenuto, cercando di tenere d’occhio i corridoi.

Non ha molto, non che mi aspettassi di trovare chissà cosa, ma credo che avrò bisogno di più di qualche pacchetto di patatine per sopravvivere, ad ogni modo meglio di niente.

Mi preparo mentalmente alle conseguenze che il baccano che sto per fare porterà, poi prendo la mira e urto l’angolo in basso del vetro col manico della mia accetta, quello si frantuma piovendomi addosso e una scheggia mi ferisce l’avambraccio sinistro, mugolo di dolore abbassando subito lo sguardo sulla ferita.

Fortunatamente è un taglio superficiale, niente di grave, posso pensarci dopo.

Mi precipito a riempire lo zaino prima di proseguire.

Non so se essere sollevata o terrorizzata dal fatto che nessuno zombie mi abbia raggiunta col rumore che sto facendo.

Mi muovo rapida tra i corridoi familiari, chiedendomi se sarebbe meglio scontrarmi con uno zombie o una persona.

Quando raggiungo l’altro atrio rallento il passo non appena noto la macchinetta nell’angolo, mi avvicino confusa.

Il vetro è a pezzi proprio come lo è quello della macchinetta che ho svuotato, ed esattamente come quella, anche questa è vuota. Solo che stavolta non è opera mia.

Osservo immobile i ripiani spogli. E se chiunque abbia fatto questo fosse ancora qui?

Mando giù il groppo che mi si è formato in gola soppesando le mie opzioni, ma resta il fatto che ho bisogno di cibo, perciò comincio a muovermi verso la mia prossima meta tenendo alta la guardia.

Avanzo insicura e lenta bloccandomi alla fine del corridoio.

Un rumore.

E’ stato quasi impercettibile, e forse se avessi lasciato che il panico prendesse il sopravvento, il battito accelerato del mio cuore l’avrebbe coperto. Ma lo sento comunque, e il mio cuore piuttosto perde un battito.

Mi avvicino proteggendomi il viso con le braccia sperando che si tratti solo di uno zombie e dopo un bel respiro giro l’angolo.

Non faccio in tempo a rendermi conto di cosa accade che sento un dolore acuto sul braccio destro e mi cade l’accetta mancando miracolosamente il mio piede di appena qualche centimetro.

Indietreggio grugnendo dal dolore e abbasso lo sguardo sul taglio, la giacca è lacerata e un fiotto di sangue sgorga dalla ferita, non sembra profonda ma fa male.

Alzo la testa spaventata e incontro lo sguardo sbigottito di.....un ragazzo?!

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cerco di pubblicare ogni volta che ho un momento libero amici, entro qualche giorno dovreste avere tutta la storia
-emme <3

L'inizio della fineΌπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα