Capitolo 42

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Carter torna a riposarsi, e forse dovrei farlo anche io, ma ho paura che non mi sveglierei in tempo. Non credo che Ethan tornerà qui tanto presto, e gli altri non saranno un problema prima delle nove, così resto in cucina a studiare la cartina cercando di capire come muoverci; ovviamente saremo a piedi.
Salgo in camera e Balto si sveglia sentendomi entrare. Prendo il mio zaino e quando passo accanto al letto non posso fare a meno di notare il libro che c’è sopra. Lo prendo e lo metto nel cassetto del comodino. Non voglio guardarlo, tutto intorno a me sembra urlarmi di cambiare idea.
Quando torno al piano di sotto controllo di avere le mie armi, poi prendo qualche cosa da mangiare, infine aspetto.
Quando si fa l’alba scrivo un biglietto che lascio sul tavolo, sforzandomi di non pensare a Luke, Josh, Ethan e anche Eric, nonostante sia…Eric.
Vado a svegliare Carter, facendogli segno di non fare rumore. Quando stanotte gli ho detto che saremmo partiti subito non ha fatto domande, ha solo annuito. Ma io ho visto la curiosità attraversargli il volto, so che vorrebbe sapere cosa mi ha fatto cambiare idea così, cosa mi sono detta con Ethan, e per questo apprezzo il fatto che non mi abbia fatto domande.
Lascio lo zaino accanto a quello di Carter davanti alla porta e vado in salotto ad aspettare che lui torni dal bagno.
Mi guardo un po’ intorno non sapendo quando tornerò, né tanto meno se mi vorranno ancora con loro. Molto probabilmente mi odieranno per averli lasciati così, ma devo farlo, forse capiranno.
Mi porto una mano nella tasca della felpa dove tengo la cartina, sperando che mi porti un po’ di conforto. Sarà come averli con me, certo pensare ad Eric come prima persona quando la guarderò non è il massimo, ma possiamo accontentarci. Almeno uno di noi sarà contento del fatto che me ne sto andando, anche se probabilmente sentirà la mancanza di Balto.
Sospiro, sperando di fare la cosa giusta e mi avvicino alla finestra scostando la spessa tenda per guardare fuori. Sembrerebbe che ci sia via libera, come tutti i giorni d’altronde. È raro che qualcuno passi di qui, e i pochi che lo fanno sono solo di passaggio.
Poi sposto lo sguardo sull’auto e sbatto gli occhi un paio di volte pensando di aver visto male. Uno degli sportelli anteriori è aperto, spalancato.
Guardo di nuovo la strada cercando qualche traccia del passaggio di qualcuno. Ma è tutto tranquillo.
Aggrotto le sopracciglia, perché è aperto?
Io e Carter siamo stati gli ultimi ad uscire e Ethan e Luke erano già dentro casa, forse si sono dimenticati di chiuderla a chiave.... Ma chi ha aperto lo sportello?
Vado verso la porta e sposto gli zaini per aprirla, lo sguardo mi cade sull’accetta, è meglio prenderla, non si sa mai.
Apro una fessura mettendo fuori solo la testa per guardarmi ancora intorno, ma di nuovo, sembrerebbe deserto.
Mi accosto la porta alle spalle e mi sbrigo a raggiungere la macchina ma mentre sto per chiudere lo sportello noto un pezzo di carta piegato appoggiato sul sedile. Mi chino a raccoglierlo, è una foto. Una mia foto. Stavo parlando con Luke mentre entravamo in casa, gli sportelli ancora mezzi aperti.
Mi viene la pelle d’oca e rabbrividisco.
Comincio a sudare freddo e chiudo a pugno la mano per cercare di fermare il tremolio. Chi l’ha scattata? Quando? Devo assolutamente farla vedere ai ragazzi.
Poi sento delle mani afferrarmi, strapparmi l’accetta, tapparmi la bocca. Cerco di urlare ma la mano è così grande che mi copre metà del viso. Qualcuno mi attira all’indietro, contro il proprio petto.
Comincio a scalciare e a dimenarmi nel tentativo di liberarmi ma altre mani mi agguantano immobilizzandomi.
Provo ad urlare di nuovo con tutta la voce che ho ma la presa sulla bocca me lo impedisce e piano piano l’aria comincia a scarseggiare. La gola brucia, ma io continuo ad urlare.
Non posso farmi prendere. Non posso farmi prendere. Non posso farmi prendere.
Immagini di quel giorno al posto di blocco cominciano a ripetersi nella mia mente. Rivedo la massa di capelli rossi agitarsi freneticamente, sento di nuovo i colpi. Poi vedo di nuovo gli uomini che mi hanno aggredita.
Non posso farmi prendere.
Non riesco a vedere i miei aggressori ma continuo a dimenarmi, il battito accelera e l’unica cosa che sento è la loro presa che si rafforza sempre di più e le dita che affondano nelle mie braccia, sui miei fianchi; sono sicura che lasceranno dei segni.
Non posso farmi prendere.
Spero che Carter si sbrighi, che mi veda.
Continuo ad urlare ma divento sempre più debole.
Vengo percossa da brividi e gli occhi mi si inumidiscono.
Non posso farmi prendere.
Poi sento un dolore lancinante sulla nuca, e all’improvviso vedo tutto nero.

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*ride in scrittrice*

-emme <3

L'inizio della fineHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin