Capitolo 41

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Salgo le scale al buio in punta di piedi sperando che non scricchiolino. Non so dove sono andati tutti ma non li ho più visti da quando siamo tornati a casa.
Sicuramente Ethan non sta dormendo ma spero che lo studio sia libero.
Mi avvicino alla porta poggiandoci sopra un orecchio. Niente di niente. Aspetto qualche secondo per sicurezza, poi poggio la mano sulla maniglia e la abbasso. È aperta.
Quand’è che Ethan ha cominciato a lasciarla aperta? Suppongo che se tutti credono che sia chiusa a chiave non hanno motivo di provare ad aprirla, e lui non ha bisogno di chiuderla davvero.
Mi chiudo la porta alle spalle e accendo la luce.
Ha appeso alcune nuove cartine sulla parete in fondo alla stanza, sono tutte disegnate.
Mi concentro sull’obbiettivo e comincio a cercare nei cassetti della scrivania ma ci sono solo fogli con alcuni scarabocchi o bozze delle mappe di Eric. In un altro trovo la busta che mi ha mostrato Ethan con le foto.
Mi sposto dall’altro lato guardando tra fascicoli con dei grafici che non so leggere e oggetti come penne e graffette sparsi un po’ ovunque.
Niente.
Sul piano della scrivania ci sono cataste di fogli che cerco di guardare velocemente. Ogni tanto qualche nome mi salta all’occhio, ma ce n’è uno che compare più degli altri: John Kalan, non ho idea di chi sia.
Poi guardo sotto la tastiera del computer. Bingo.
Ci sono alcune cartine, grandi appena quanto un foglio, le scorro cercando di capire quale parte della città rappresentino, sono tutte disegnate. Le osservo una alla volta cominciando a temere che non troverò quello che mi serve; quando arrivo all’ultima faccio un sospiro di sollievo. Rappresenta tutta la città e la campagna, ovviamente è meno dettagliata di quelle separate, ma non posso portarmi dietro troppe cose.
Mi sbrigo a rimettere tutto a posto ed esco dalla stanza portandomi dietro la cartina.
Quando arrivo in cucina cerco di fare meno rumore possibile mentre preparo la cioccolata. Non mi aspettavo di trovarci già Ethan, anche se è strano che non ci sia, per il semplice fatto che poco fa ho aiutato Carter, che già dorme, a sistemare il divano per la notte. Di Ethan non c’è stata traccia da quando siamo tornati.
Mi siedo poggiando le due tazze sul tavolo, sperando che Ethan venga.
Continuo a guardare la cartina, indecisa.
So che è avventato, ma devo trovarlo, quindi partirò. Voglio dirlo ad Ethan e Luke, anche se probabilmente mi prenderanno per sciocca, e diranno che è una pessima idea. E forse lo è davvero, ma so che capiranno. So che Ethan capirà, lo fa sempre.
“Ehi” Alzo lo sguardo sobbalzando “Carter, ti ho svegliato?” Dico mortificata. È da un po’ che si sposta da una parte all’altra e una dormita gli ci voleva, appena si è sdraiato si è subito addormentato. “Scusami, non volevo fare rumore” Si avvicina sedendosi di fronte a me “Tranquilla, avevo sete” Prende la tazza di fronte a se e comincia a bere.
Faccio per bloccarlo ma poi  mi mordo la lingua pensando che non ha importanza. Aspetto da quasi un’ora, Ethan dovrebbe essere qui da un pezzo, probabilmente non verrà. Cerco di nascondere la mia delusione.
“Mm cioccolata calda” Annuisco sorridendo appena “Tutto ok?” Chiede aggrottando le sopracciglia; e seduto al suo posto, con la sua tazza, per un momento vedo Ethan. Scuoto la testa per scacciare via il pensiero. È assurdo, sono completamente diversi “Si, tutto ok” Annuisce poco convinto.
Beviamo in silenzio non sapendo cosa dire, non abbiamo mai parlato granché.
“Cos’è?” Chiede dopo un po’ facendo un cenno con la testa “Una cartina della città, l’ha disegnata Eric” Non era decisamente necessario dirlo, ma continuo a non sapere di cosa parlare, quindi cerco di allungare le frasi il più possibile. Superato il momento iniziale di shock e confusione, e finite le domande su Noah, tra noi è scesa un’atmosfera un po’ imbarazzante “Quello che era così contento di avermi qui?” Prende un altro sorso “Lui” Confermo sorridendo.
“Quando vuoi andare?” Domanda tornando serio “Il prima possibile, ma devo ancora dirlo agli altri in realtà...” Abbasso lo sguardo tornando ad osservare la cartina. Sicuramente devo iniziare dalla stazione di servizio dove l’ha visto Carter, poi potrei proseguire fuori città, era in macchina perciò potrebbe aver preso qualsiasi strada, la distanza non è un problema. Anche se una parte di me vorrebbe decisamente saper guidare in questo momento.
“Cosa c’è fra voi? Te e Ethan” La domanda mi spiazza, spalanco gli occhi e alzo lo sguardo incontrando il suo. Probabilmente se stessi bevendo mi strozzerei, è insolitamente serio, ma allo stesso tempo sembra genuinamente curioso.
Sento le guance andare a fuoco “Niente, che dici” Mi affretto a dire “Dico che vedo il modo in cui ti guarda, e anche quello in cui guarda me....” Risponde sorridendo, ma sono troppo sconvolta per ridere della sua battuta “Perché come mi guarda?” Chiedo titubante “Come se farebbe qualsiasi cosa per te” Risponde senza esitare.
Non abbiamo passato molto tempo con Ethan, e lui ha notato il modo in cui mi guarda? E perché mai Ethan dovrebbe avercela con Carter? L’ho notato anche io che si sta comportando in modo strano ma non ho ancora capito perché. Prendo un altro sorso, imbarazzata.
“Penso che tu gli piaccia” Stavolta la bevanda mi va di traverso e tossico un paio di volte prima di riuscire a tornare a respirare in modo normale “Cosa? No, ti stai sbagliando” Alza un sopracciglio “Davvero” Insisto “E’ ridicolo” Dico ancora abbassando lo sguardo, come per paura che possa leggere nei miei occhi che in realtà sono io quella a cui piace Ethan. Ma lui...non sono sicura nemmeno dei miei sentimenti, come posso esserlo dei suoi?
Dei colpi di tosse mi fanno alzare la testa verso la porta, da quanto tempo è lì? “Ethan” Dico in un sussurro, poi schiarisco la voce “Ciao” Riprovo impacciata. Carter non ha semplificato le cose con le sue insinuazioni.
Anche lui si gira a guardare Ethan facendogli un cenno, ma lui rimane immobile. Fissa la tazza fra le mani di Carter e poi alterna lo sguardo da lui a me, soffermandosi qualche secondo di troppo sui miei occhi, ma stavolta non sento niente.
“Sono venuto solo a prendere un po’ d’acqua” Dice poi entrando nella stanza. Va verso la credenza e prende un bicchiere riempiendolo, beve tutto d’un fiato e poi se ne va, senza degnarmi di uno sguardo.
“Un attimo” Dico a Carter prima di seguire Ethan.
“Ehi” Gli dico, ma non si ferma. Accelero il passo prendendolo per un braccio. Lui si immobilizza, fissa la mia mano sul suo braccio scoperto, e all’improvviso sento un brivido percorrermi la schiena e il mio battito accelera.
Mi sbrigo a togliere la mano e gli giro intorno per guardarlo in faccia “Ti stavo aspettando” Trovo il coraggio di dire “Credevo non saresti venuto, Carter si è svegliato dopo. Da solo.” Specifico.
Non dovrebbe importarmi, non devo giustificarmi, eppure ci tengo che sappia che si è trattata di una coincidenza.
Restiamo in silenzio a guardarci e per un attimo ho come la sensazione che la sua espressione stia vacillando, che sia tornato l’Ethan di sempre, quello che mi ha salvata....quello che mi ha quasi baciata.
Ma poi tutto svanisce “Tranquilla” Dice superandomi.
Resto imbambolata a fissare il punto in cui si trovava fino a qualche secondo fa mentre il battito del mio cuore torna gradualmente normale.
“Aspetta” Si ferma senza voltarsi e io mi riavvicino “Devo parlarti di una cosa” Ma al suono delle mie parole riprende a camminare “Sono stanco, parliamo domani”.
Lo osservo salire le scale e scomparire al piano di sopra. Non si è girato nemmeno una volta.
Stanco, certo.
Ma non mi importa più, lui e i suoi sbalzi d’umore mi hanno stancata. Tutto ad un tratto, la sua opinione non mi interessa, tanto so che non sarà d’accordo. So che cercherà di fermarmi.
Torno in cucina, dove Carter mi osserva mettere via le tazze e prendere la cartina “Domattina” Dico decisa “Partiamo domattina”.

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-emme <3

L'inizio della fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora