Capitolo 11

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La porta si affaccia su un corridoio, a destra c’è un soggiorno che vedo perché non c’è nessuna porta, mentre a sinistra c’è n'è una socchiusa e da quello che riesco a vedere da qui, quella dovrebbe essere la cucina. Più avanti c’è un corridoio con altre porte e le scale sulla sinistra.

Luke entra nel soggiorno e io lo seguo, poggia il mio zaino in un angolo e lo ringrazio.
“Siamo tornati!” grida Ethan, poi sento dei passi per le scale “Cosa avete trov...” Si interrompe quando entra nella stanza e il suo sguardo cade su di me. Un ragazzo alto, moro con i capelli lunghi quasi fino alle spalle.

Bocca e occhi si spalancano contemporaneamente rendendo la scena quasi comica, lo vedo alternare lo sguardo da Ethan a Luke, sbalordito, ma ho come la sensazione che non sia tanto per me, quanto per qualcosa di cui non sono a conoscenza. Lo vedo guardare Ethan aggrottando le sopracciglia e poi assumere l’espressione di qualcuno che ha capito. Cosa non lo so.

Un altro ragazzo entra nella stanza, carnagione scura, più basso dell’altro “Cosa...” anche lui è confuso “Ragazzi lei è Lily” Comincia Luke “E’ la ragazza di cui vi abbiamo parlato ieri”.

Anche se credo sia abbastanza ovvio che si raccontino cosa gli succede quando escono, realizzo solo ora che la possibilità che gli abbiano detto di me è concreta e l’idea mi mette a disagio.

“Piacere Josh” Dice il ragazzo che è entrato per ultimo allungando la mano, gliela stringo.

“Eric” stringo anche la sua accennando un sorriso per non sembrare scortese, ma sono abbastanza sicura che assomigli più ad una smorfia.

“Cosa...E’ successo?” Domanda Josh, Luke ripete la storia da capo ma io lo ascolto solo di sfuggita.
Mi guardo un po’ intorno, c’è un divano tra due poltrone, un grande tappeto con sopra un tavolino e in un angolo c’è anche la tv, ma non credo serva più a qualcosa ormai. Sembra una casa piuttosto pulita per essere abitata da quattro ragazzi, non un granello di polvere o un oggetto fuori posto. A dire il vero, sembra quasi che non passino mai del tempo qui dentro.
Osservo le pareti completamente spoglie, non un quadro o una foto.

“E quindi ora...Resterai qui?” Guardo Josh, non mi aspettavo questa domanda. Non ho idea di cosa farò adesso, non potevo immaginare che sarei finita qui con loro. Non ho pensato a come andranno le cose, e soprattutto, se anche loro mi dicessero che posso restare, non so se vorrei, se mi posso fidare.
Non mi hanno nemmeno chiesto se voglio restare, come posso rispondere a questa domanda?
Ethan e Luke non hanno accennato niente riguardo al “dopo”, vogliono che io rimanga? Io vorrei che fosse così? Rimarrei veramente?

“Allora volete sapere o no quello che abbiamo preso?” Guardo Ethan cercando di trasmettergli la mia riconoscenza e lui fa un cenno con la testa talmente impercettibile che quasi penso di essermelo immaginato. Poi si sposta in cucina, seguito dagli altri.

Rimango lì qualche secondo, turbata, e quando li raggiungo mi siedo al tavolo della cucina accanto a Luke.

Si passano dei pacchetti di patatine e mettono qualche merendina in mezzo al tavolo, ma io mi limito ad osservarli mangiare mentre accarezzo Balto che si è seduto accanto a me.
“Prendi qualcosa” Mi dice Luke mentre mastica, spingendo con la mano una merendina verso di me “No grazie, in realtà avrei bisogno di usare il bagno...Vorrei darmi una ripulita”
Non voglio mangiare il loro cibo, non sarebbe giusto, hanno già fatto tanto per me e una ripulita mi serve davvero.

“Certo” Dice Ethan “Vieni” Si avvicina e io mi alzo, mi prende il braccio mettendolo intorno alle sue spalle e mi poggia la mano sulla vita per aiutarmi a camminare. Non è una posizione particolarmente comoda, è molto alto rispetto a me e deve chinarsi per non sollevarmi da terra, ma sono contenta che non mi abbia preso di nuovo in braccio.

Mi guida fino alla fine del corridoio e mi indica la porta a sinistra così mi allontano da lui per aprirla “vuoi che ti aspetti? Per tornare di là” Spiega indicando la gamba “No tranquillo grazie” Dico tutto d’un fiato entrando nel bagno, senza dargli il tempo di rispondere. Mi chiudo la porta alle spalle appoggiandomici con la schiena.

Giro la chiave nella serratura e raggiungo zoppicante lo specchio, il dolore già è sopportabile.

Osservo il mio riflesso mettendo le mani sul lavandino e mi trattengo dal distogliere lo sguardo.

I capelli sono più sciolti che legati, le occhiaie profonde solcano la pelle bianca, ho della polvere e schizzi di sangue sul viso e sui vestiti e mi pento di non essermi portata dietro lo zaino per cambiarmi.

Sospiro cercando di darmi una sistemata, sciolgo definitivamente i capelli passandoci in mezzo le dita nel patetico tentativo di dargli una pettinata. Lavo le mani e il viso con acqua fredda, sperando di acquisire un po’ più di lucidità,  e strofino la pelle quasi a scorticarmi, fino a non vedere più nemmeno una traccia di rosso.

Faccio una smorfia quando vedo i palmi, non esce più sangue, lascio scorrere un dito sui contorni dei graffi domandandomi quanto passerà prima che le ferite si rimarginino del tutto.

Pulisco i vestiti, per quanto posso,  sbattendoci le mani per togliere la polvere. Infine mi appoggio alla porta, decidendo che altri dieci minuti saranno sufficienti a farli finire di mangiare.

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-emme <3

L'inizio della fineWhere stories live. Discover now