Capitolo 22

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La notte mentre sono a letto mi metto a guardare il soffitto cercando con lo sguardo le stelline fosforescenti. Provo a ricordare la loro posizione e immagino di essere a casa mia, nel mio letto.

Ethan dorme in un materasso nella camera di Luke, ma sono abbastanza sicura che se scendessi di sotto lo troverei in cucina come sempre, perciò rimango qui anche se so che non dormirò.

Non che non voglia parlargli, ma ho bisogno di riflettere. Lo so che Josh ha detto che dovrei pensare di meno, ma questo mi ha solo dato altro a cui pensare, perciò sono ancora qui a rimuginare sulle sue parole.

Devo seguire il mio istinto. E se io non avessi la più pallida idea di quello che il mio istinto vuole che faccia?

Quando vedo il sole sorgere decido che è un buon momento per alzarsi e scendo di sotto. Probabilmente gli altri ancora dormono perché è tutto troppo silenzioso, ma quando non vedo nemmeno Ethan rimango sorpresa. Forse è tornato di sopra, o è riuscito a dormire.

Entro in cucina, i miei occhi si soffermano sul tavolo e mi si scalda il cuore. Sorrido di riflesso.

L’odore della cioccolata ancora aleggia nella stanza, una tazza è vuota, la sua, poi ce n’è una piena.

Sapeva che non sarei riuscita a dormire e ha preparato la cioccolata anche per me.

Mi avvicino al tavolo e afferro la tazza portandomela alle labbra, è fredda, ovviamente, ma ne bevo comunque un po’ sorridendo come un’idiota.

Metto le tazze nel lavandino e quando torno nel corridoio mi scontro con Ethan che non avevo sentito arrivare “Scusami” Dico scansandomi subito “Buongiorno” Risponde sorridendo, abbassa lo sguardo sulle mie labbra e stringe le sue cercando di non scoppiare a ridere.
“Cosa...” Aggrotto le sopracciglia e mi porto una mano sulla bocca lasciando la frase a metà. Quando mi guardo le dita sono sporche di cioccolata. Mi pulisco la bocca imbarazzata osservandolo mentre va via ancora divertito e io rimango lì impalata per qualche altro secondo.

Stupida stupida stupida.

Questo è anche peggio di quando mi ha sentita parlare nel sonno, ora sono anche l’idiota che beve la cioccolata fredda solo perché l’ha preparata lui.

Mi passo le mani sul viso sospirando e cercando di rimuovere dalla mia mente l’accaduto prima di andare a rinchiudermi in camera e non uscirne mai più.

Partiamo poco dopo e io mi sistemo nel mio solito posto vicino a Balto.
“DJ?” dice Luke riferendosi a Ethan, girandosi per un momento a guardarlo mentre guida “Stupiscici! Scegli bene mi raccomando” Ethan ridacchia mentre tira fuori dal cruscotto una serie di cd, non riesco a leggere tutti i titoli da qui e non capisco cosa fa partire fin quando la melodia non invade la macchina.
“Take on me degli A-ha?” Inarco un sopracciglio divertita “Un classico.” Specifica lui alzando il volume.

Non riesco a smettere di ridere guardando i due ragazzi che si muovono a tempo di musica, o almeno ci provano.

Balto accanto a me si sdraia scodinzolando e mi lascio trasportare dall’atmosfera allegra imitando i loro movimenti, incoraggiata dallo sguardo di Ethan che cattura il mio dallo specchietto retrovisore. Gli occhi accesi, ride.

Mi domando se lo fanno spesso, per scacciare i brutti pensieri, per ricavarsi un momento in questa realtà dove possono permettersi di essere spensierati facendo finta di essere due normali amici in un giorno normale.

Quando la canzone finisce siamo ancora tutti sorridenti “Che musica ti piace? Abbiamo un po’ di tutto qui” mi domanda Ethan.

Che tipo di musica mi piace? Sembra passata un’eternità dall’ultima volta che ho pensato a quale canzone ascoltare “I Queen sono forti”
“Certo che sono forti Rambo, sono i Queen!”

E all’improvviso sono sicura di aver capito cosa intendeva Josh. Forse in realtà ho preso una scelta molto prima che iniziassi a pensare alla cosa. Perché quando non sto riflettendo seguo l’istinto, e ho continuato a farlo giorno dopo giorno senza nemmeno rendermene conto. Fin dal momento in cui ho scelto di restare ho inevitabilmente intrecciato la mia vita alla loro e va bene così, perché dopo tanto tempo finalmente sento che qualcosa sta andando nel verso giusto.

Cominciamo a vedere delle case solo dopo altri dieci minuti, superiamo la casa dove ho dormito, quella dove mi hanno salvata e proseguiamo.

“Occhiali da sole, perché hanno stile” Dice Luke senza esitare “Ma sono un accessorio! Devi scegliere quale capo d’abbigliamento saresti” Non lo so nemmeno io come siamo arrivati a questo punto.

Luke si porta una mano al cuore “Così mi offendi, gli occhiali da sole non sono un accessorio, lo dice solo chi non ha abbastanza stile per portarli. Perché gli agenti segreti o le guardie del corpo portano gli occhiali da sole? Stile.” Continua, come se stesse dicendo qualcosa di ovvio “Immaginali senza, sono solo tipi seri in smoking, ma con gli occhiali diventano misteriosi ed ecco che si scoprono essere spie”.

Scuoto la testa divertita “Beh allora io sarei un bel paio di scarpe, perché sono indispensabili” Dico scherzando, Luke ride “Oh ok, di sicuro non ci manca l’autostima qui” Non dico che è perché non so come ci si senta ad essere la prima scelta, importanti, necessari.... La sua versione è meno patetica.

Mi giro verso Ethan per sentire la sua risposta ma mi dimentico di quello che stavo per fare quando i miei occhi si posano sulla casa di fianco a noi.

Si affaccia direttamente sulla strada, non un viale o un giardino, un portico o un cancello.
Rimango incatenata alle assi di legno attaccate alle finestre, tutto il resto fa solo da contorno. Per un attimo vengo catapultata indietro nel tempo e mi sembra quasi di guardare casa mia.

Sento solo di sfuggita Luke che parla “Dobbiamo tornare un po’ indietro, non voglio lasciare la macchina in mezzo alla strada”.

Parcheggiamo in una rientranza della strada, quasi nascosti dagli alberi e gli alti cespugli, e percorriamo la ventina di metri che ci dividono dalla casa a piedi. Tutti impazienti, ma per motivi diversi.

Loro sperano di trovare qualche provvista, ma io..... è come se un filo invisibile mi legasse a quella casa, tirandomi verso di essa, e impotente posso solo che accelerare il passo. Non so perché mi sento così, forse è la vista delle finestre sbarrate che mi porta a voler scoprire di più, sperando, per un attimo, anche che ci sia qualcuno dentro. Qualcuno che condivide la mia stessa paura, qualcuno che mi capisce.

“Rambo rallenta” Mi giro di scatto, ricordandomi di non essere sola. Ci separano almeno una decina di passi “Scusate” dico tornando violentemente al presente. Ho il fiato corto, mi rendo conto.

“È meglio rimanere uniti” Dice Ethan quando mi affianca. Annuisco e torno a guardare la strada ma sento ancora il suo sguardo addosso e so che si è accorto che mi sto comportando in modo strano, ma per fortuna non fa domande.

Quando arriviamo davanti alla casa cerco di memorizzare tutti i dettagli che mi erano sfuggiti al primo sguardo. La vernice bianca, il modo in cui, anche essendo un piano solo, sembra esageratamente alta, le foglie sul tetto e le condizioni quasi perfette, deve essere piuttosto nuova.

La prima cosa che farei io sarebbe guardare dalle finestre se c’è qualcuno, ipotesi molto probabile, ma sono completamente coperte. Sicuramente sarà buio pesto lì dentro.

Viste le ottime condizioni della casa, se non ci sono i proprietari qualcuno l’avrà occupata, o almeno lo spero, perché se così non fosse significherebbe che è piena di zombie.

“Da dove passiamo?” Domando “Proviamo dal retro” Propone Ethan.

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mi sono resa conto ora di quanti capitoli abbia effettivamente la storia

e soprattutto mi chiedo come faccio a far leggere alla gente la mia storia visto che è sconosciuta e sperduta nei meandri di wattpad con tag presenti nel 90 per cento delle altre storie :)
per contesto, al momento ci sono ancora 0 letture, o meglio 4, ma quelle 4 sono mie
ciao 0 lettori!

-emme <3

L'inizio della fineWhere stories live. Discover now