Capitolo 10

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Niente.

Spalanco gli occhi e quasi non credo a quello che vedo.

Per un istante penso che sia tutto frutto della mia mente che a un passo dalla morte trova una scappatoia alla realtà, troppo triste e dolorosa da affrontare.

Ma il furgoncino che si ferma sgommando davanti a me sembra molto reale.

Ed è quello di ieri.

Come se avessi avuto le orecchie tappate per tutto questo tempo, all’improvviso un vortice di suoni e rumori mi travolge e mi rendo conto di avere il fiato corto.

Sorpresa e incapace di muovermi, osservo gli zombie che calamitati dal rumore mi perdono di vista per avanzare verso il veicolo.

Luke scende con due mazze tra le mani e comincia a sbatterle l’una contro l’altra per attirarli verso di lui.
Balto corre da Ethan che ha aperto la portiera ma io continuo a rimanere lì senza sapere se essere felice o preoccupata.

“Lily! Vieni!” Mi fa cenno con la mano di raggiungerlo e non avendo altra scelta comincio a muovermi nella sua direzione ma la gamba mi rallenta così Ethan scende dal furgoncino e mi raggiunge.

"Aspetta ti aiuto” Mi afferra il braccio e se lo mette intorno alle spalle. Poi mi solleva iniziando a correre, questo mi fa sentire terribilmente a disagio ma lo lascio fare per non perdere altro tempo. Come posso concentrarmi su una cosa simile in questo momento?

“Come stai?” Chiede senza fiato “Bene, credo” Sussurro io senza guardarlo. Luke sta correndo verso di noi inseguito dagli zombie, salta sul sedile posteriore con Balto mentre Ethan mi fa sistemare accanto a lui davanti.

Quando mi lascia mi sento sollevata dal fatto che non debba più toccarmi, provo a farmi piccola sul sedile sperando di scomparire e mantengo lo sguardo dritto davanti a me.

Appena siamo dentro Ethan parte a tutto gas e io osservo dallo specchietto retrovisore gli zombie che ci stiamo lasciando alle spalle mentre cercano di seguirci inutilmente.

Un silenzio imbarazzante ci avvolge.
Non avevo scelta. Se volevo salvarmi dovevo per forza andare con loro, ma dopo i due uomini di ieri, i miei dubbi su Ethan e Luke sono aumentati. Come faccio a sapere se posso fidarmi? E se non posso, come esco da questa situazione?

Le urla esultanti di Luke mi distolgono dai miei pensieri “Avete visto che roba? Ce l’abbiamo fatta per un pelo! Non avevo mai visto tanti musi-grigi tutti insieme in vita mia” Scuote leggermente la testa, anche lui ha il fiato corto.

“Grazie, mi avete salvato la vita” Nonostante tutto, è la verità, magari non li conosco ma in quanti avrebbero rischiato così per aiutarmi? Non erano tenuti a farlo e questo la dice lunga su di loro. Ciò basta a farmi tranquillizzare un po’ e riesco a regolarizzare il respiro.

“Dovere!” Scherza Luke “Dico sul serio” Insisto “Anche io” Sorride lui.
”Non devi ringraziarci, non potevamo lasciarti lì” Aggiunge Ethan.
Mi azzardo a lanciargli un’occhiata e anche se è di profilo riesco a vedere che ha aggrottato le sopracciglia e gli si sono formate delle rughe sulla fronte.

Distolgo lo sguardo appena lui incontra il mio, imbarazzata. Sembra diverso, quasi come se fosse arrabbiato, cos’ha che non va?

Ieri si comportava in modo completamente differente, non voleva salvarmi? L’ha fatto solo per non sentirsi in colpa?

Guardo gli alberi fuori dal finestrino che sembrano scorrere veloci, senza prestargli realmente attenzione. Poi però passiamo accanto ad una casa familiare e mi guardo indietro cercando di capire se ho visto bene, è la casa dove sono stata stanotte.

“Che hai?” Chiede Luke “Dove stiamo andando?” Guardo Ethan che si è girato verso di me “A casa nostra, non sei in gran forma è meglio se risposi un po’..... Che hai fatto al viso? E alla gamba”.
Indugia con lo sguardo anche sulle mani, ancora fasciate, prima di tornare a guardare la strada.

Luke si sporge in avanti per guardarmi e, come se si fosse accorto solo ora del mio aspetto, spalanca bocca e occhi “Oh Dio! Che hai combinato? E si può sapere dove hai preso quel fucile?”

Mi porto istintivamente una mano sulla faccia nel punto in cui c’è il livido, infastidita dai loro sguardi, non mi è mai piaciuto essere al centro dell’attenzione.

Gli racconto brevemente dei due uomini, della casa in cui mi sono fermata stanotte, tralasciando il momento in cui mi sono nascosta da loro, poi gli racconto di questa mattina.

Mentre Luke commenta ogni mia frase, Ethan non dice una parola per tutto il tempo, anzi, se possibile sembra incupirsi sempre di più.

“Voi perché eravate lì stamattina?” Domando allora per spostare la conversazione su qualcos’altro “Stavamo continuando a cercare delle provviste” Dice Luke, annuisco distrattamente. Preferisco non dirgli di quando li ho visti ieri, non voglio offenderli e non voglio passare per un idiota. Ancora non so se posso veramente fidarmi, non mi pento di essermi nascosta, ero scossa e non ero abbastanza stabile mentalmente ed emotivamente per affrontarli. Non sarei riuscita ad accettare il loro aiuto e soprattutto sarei crollata. Non voglio che pensino che io sia debole dopo lo scetticismo con cui mi hanno guardata ieri.

È davvero questa la vita che mi aspetta? Nascondermi, cercare provviste, un posto dove passare la notte, avere paura di incontrare altre persone.

“Quanti anni hai?” Ancora una volta Luke mi riscuote dai miei pensieri. Dal tono della voce e dal modo in cui mi guarda, capisco che non è la prima volta che mi fa questa domanda “Scusami ero distratta, diciotto”.

Annuisce come se avesse capito qualcosa di importante “Ecco perché non ci siamo mai incontrati, noi ne abbiamo diciannove, eravamo un anno avanti” Li guardo bene, forse gli avrei dato anche qualche anno in più.

“Di chi è il furgone?” È spazioso, i sedili posteriori sono molto distanti da quelli anteriori e le porte sono scorrevoli. Da fuori, con la vernice verde pastello sporca, sembra più malridotto di quanto sia in realtà. C’è persino un buon odore, non me lo aspettavo, di...Vaniglia, credo.

“Questo gioiellino dici?” Comincia Luke “È mio, beh ora di tutti, era di mio padre”.
Torno a guardare davanti a me non sapendo cos’altro dire, ignorando il fatto che ha usato un verbo al passato.

Ethan lancia delle occhiate a Luke dallo specchietto retrovisore, non so come interpretare il suo silenzio.

Passa ancora qualche minuto, poi superiamo la scuola e qualche casa, infine ci fermiamo in un vialetto.
Siamo a pochissimi isolati da casa mia, e devo combattere contro la tentazione di scendere dall’auto e correre lì. Gli assomiglia in realtà, bianca, a due piani, portico e garage.

Luke scende dall’auto immediatamente seguito da Balto, che non smette di saltellargli intorno. Ethan indugia qualche secondo e sembra quasi che stia per girarsi verso di me per dire qualcosa, ma non lo fa e alla fine scende dall’auto.

Lo imito cercando di nascondere la mia irritazione e raggiungo Luke sul portico stando attenta a non poggiarmi troppo sulla gamba malandata “Ti serve una mano?” Ethan si avvicina “No” Rimane fermo, sorpreso, e questo non fa che aumentare la mia confusione. Solo lui può essere freddo?

“Benvenuta Rambo! Questa la chiamiamo ‘la tana’ ” Dice Luke con fare teatrale mentre prova ad aprire la porta, cercando di non far cadere i due zaini nell’altra mano, il mio e il suo.

“Solo tu la chiami così” ridacchia Ethan.

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le cose si fanno più interessantiiii

piccolo consiglio amici del web, non entrate mai negli armadi o potreste fare una brutta fine perché le persone non apprezzano se sdrammatizzate facendo finta di essere tornati da narnia

ogni riferimento a persone esistenti o fatti realmente accaduti è puramente casuale

-emme <3

L'inizio della fineWhere stories live. Discover now