Capitolo 12

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Mi muovo lentamente nel corridoio facendo scorrere le dita sul muro nel tentativo di perdere altro tempo, per sicurezza.

Mi soffermo di tanto in tanto ad osservare qualche quadro, come se potessero darmi informazioni in più sul gruppo nell’altra stanza.

Nessuna foto. Non una di Ethan da piccolo o dei suoi genitori, nessuno scatto di famiglia imbarazzante, quasi come se questa casa non fosse appartenuta a nessuno prima dell’arrivo dei ragazzi.

Rallento man mano che mi avvicino alla cucina sentendo che sussurrano, ma non capisco cosa dicono. La porta è accostata e mi fermo dietro di essa per ascoltare senza riuscire a trattenere la mia curiosità.

“...Voglio dire, pensate veramente che sia una buona idea? Per quanto tempo dovrebbe restare?”
“Andiamo Eric cos’altro possiamo fare? Non essere ridicolo” Ethan fa una pausa “Era spaventata, sola, non sappiamo cosa le sia successo prima di incontrarla...” Eric lo interrompe “Tutti loro hanno passato momenti difficili, non possiamo fare eccezioni solo perché ti ha fatto gli occhi dolci, è troppo rischioso”.

Non ho bisogno di sentire altro.
Sorpasso la cucina frettolosa,  raggiungendo la porta, Balto scende dal divano e mi affianca immediatamente. Sento i loro passi farsi più vicini ma non mi volto a guardarli. Mi chino a prendere lo zaino e me lo metto in spalla afferrando la giacca senza infilarla per potermene andare il prima possibile.

“Lily” Alzo la testa per guardare Ethan “Grazie, di tutto, non voglio disturbarvi e nemmeno farvi litigare”.

Mi giro poggiando una mano sulla maniglia ma sento qualcuno trattenermi dal braccio. Incontro lo sguardo di Ethan, e una sensazione strana si fa strada dentro di me, ma non saprei descriverla.

“Aspetta, sono io che ti ho chiesto di venire qui, non dai fastidio” Lancio un’occhiata scettica ad Eric e Ethan notandolo si mette tra me e lui per attirare di nuovo la mia attenzione. “Siamo rimasti in pochi ormai, dobbiamo restare uniti, e poi come pensi di fare con la gamba in quelle condizioni?”

Non voglio rimanere se devo sentirmi di troppo, finora me la sono cavata da sola, posso farcela.
Anche se...prima senza Luke e Ethan non avrei saputo che fare.

“Hai passato una mattinata lunga, almeno fermati e riposa un po’” Lo guardo dritto negli occhi, non riesco a capire se è preoccupato, fino a poco fa era così distante…

“Io...” Guardo anche Luke, che mi sorride “D’accordo...forse hai ragione, meglio che io riposi prima di andare”. Cerco di accentuare le ultime parole con un tono di voce più marcato per mettere bene in evidenza il fatto che non resterò con loro. Ethan annuisce poco convinto.

Non credo sia la cosa migliore stare qui, non voglio che pensino che io sia un peso o una rammollita, se non mi vogliono non li pregherò di farmi restare.

“Va bene, vieni” Mi prende lo zaino e lo seguo zoppicando su per le scale senza guardare gli altri.
Camminiamo in silenzio per due corridoi prima di fermarci davanti ad una porta. “Questa è la mia camera, puoi sistemarti qui, le stanze degli ospiti sono tutte occupate” Si gratta la nuca guardando tutto tranne che me.

“Oh... Io...Non è necessario che tu mi dia la tua camera, non fa niente, posso stare sul divano, io...” Faccio per tornare indietro  “Non preoccuparti, davvero, devi riposare” Apre la porta e si scansa per farmi passare.

Entro nella stanza ancora esitante, non è molto grande. È rettangolare, pareti blu, una finestra, un letto, una scrivania, un armadio e una porta sulla parete destra. Ancora una volta, è tutto perfettamente in ordine.
“Lì c’è il bagno” Indica la porta “Se ti serve qualcosa io sono di sotto”
“Grazie”

Fa per andare via, ma si ferma, si gira ed entra nella stanza anche lui “Puoi restare tutto il tempo che vuoi, non devi sentirti obbligata a rimanere, ma se vuoi sei la benvenuta qui, solo...Se decidi di andare almeno aspetta che la gamba guarisca” Annuisco in silenzio “Beh allora ci vediamo dopo” Dice prima di incamminarsi verso l’uscita.

Si ferma  un’ultima volta a guardarmi e sento di nuovo quella sensazione strana. Quando chiude la porta sono come svuotata e scuoto la testa confusa.

Resto immobile ancora per qualche istante ascoltando i suoi passi che si fanno sempre più lontani, poi decido di andare in bagno a farmi una doccia veloce. Lascio cadere i capelli bagnati sulle spalle e mi cambio pigramente in una tuta pulita che prendo dal mio zaino distrattamente abbandonato ai piedi del letto.

Mi avvicino alla finestra incerta, la tentazione di restare affacciata e guardare fuori mi attraversa il corpo in un brivido ma alla fine chiudo le tende cercando di convincermi di essere al sicuro.

Infine mi butto sul letto restando sopra le coperte, sentendomi ancora un’intrusa in un luogo troppo bello per essere vero.

Il fatto che Ethan abbia specificato più volte che posso rimanere, se voglio, cambia le cose... Eppure non riesco a smettere di pensare alla conversazione che ho sentito, cosa intendeva Eric dicendo che non possono fare eccezioni? Ha anche alluso a dei loro…Vorrei aver capito di più.

Ethan ha detto che ero sola e spaventata....E se mi avesse aiutata solo perché gli facevo pena e ora che mi ha portato qui si sente in dovere di farmi restare? Ma se non mi avesse voluta non avrebbe insistito così...

L’incertezza mi tormenta incessante, confondendomi. Come faccio a prendere la decisione giusta? Non credo che potrei mai perdonarmi se mandassi tutto all’aria per essermi fidata delle persone sbagliate.
Tutto di loro mi ispira sicurezza, e questo mi terrorizza. Non riesco a scrollarmi di dosso l’estenuante sensazione di attesa: attesa che accada qualcosa che mi faccia capire di essermi sbagliata, di essere in pericolo. Una scusa per decidermi ad andarmene.

E’ mai possibile che tutto il tempo trascorso da sola mi abbia portata a volerlo restare? A volte penso che sia così.

Il mondo che conoscevo, tutto quello che un tempo mi era familiare, è ormai perso, distrutto, dimenticato. Devo ritenermi fortunata anche solo per essere riuscita ad arrivare viva fino ad oggi. Le persone sono disposte a tutto pur di sopravvivere, e diventa semplice fare cose assurde quando si è messi al limite, privati della propria umanità, guidati unicamente dall’istinto di sopravvivenza. Ne sono un esempio i due uomini di ieri, e tutti quelli nelle storie di Noah.

Il pensiero di affidarmi a loro mi terrorizza, ma se possibile, la possibilità di lasciarli andar via mi spaventa ancora di più.
Non sono mai stata brava a riconoscere le opportunità che mi si presentavano nella vita, ma l’idea di me, da sola lì fuori, non è più così convincente come lo era ieri.

Provo a rilassarmi fissando il soffitto e sospiro esausta incapace di resistere alla stanchezza. Le mie palpebre iniziano a socchiudersi lentamente e le ore di sonno perse dei giorni precedenti inizia a farsi sentire. Così semplicemente mi lascio andare, nonostante sia mattina, nonostante non abbia ancora capito cosa fare.

Ma nemmeno qui sfuggo ai miei incubi.

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fan fact, non ricordo quasi mai i sogni che faccio, e quando succede sono sogni traumatici
una volta ho avuto un sogno molto vivido di qualcuno che mi ha sparato alla testa e ricordo ancora benissimo che sensazione ho provato, mi chiedo se fosse accurata
internet dice di sì

-emme <3

L'inizio della fineWhere stories live. Discover now