Capitolo 22

487 22 0
                                    

Arriviamo al box di Boogie e noto con piacere che Gigi ha oliato la porta e adesso si apre a meraviglia.
“Dai su, aiutami a togliere i finimenti a questa donzella”
“Signorsì madame”
“Non chiamarmi madame, mi sento vecchia”
“Eh, ma non sei mica più una mademoiselle” mi guarda divertito.
Sbuffo. “E fino a che età si è mesdemoiselles?”
“Prima dei 24 anni di sicuro” sorride beffardo.

Mi limito a scuotere la testa, rassegnata, per poi iniziare a togliere la testiera.
“Monsieur, mettila a posto per favore” gliela porgo e la prende con un mezzo inchino.
Che deficiente.
“E muoviti, che ho un’altra lezione tra poco e abbiamo già perso tempo” gli urlo in modo che mi senta da dentro la selleria.

“Ma dove si mette? Qua è pieno di appendini”
Roteo gli occhi al cielo e sospiro esasperata, per poi raggiungerlo e trovarlo a grattarsi la testa, completamente spaesato.
“Ti farò venire qui così tante volte che imparerai a memoria dove si mettono le cose” mugugno facendolo ridere. “E comunque c’è dell’incredibile, l’hai presa tipo un’ora fa e non ti ricordi già più dove va”
“Illuminami”

Si è infilato in un posto stretto, quindi per passare devo stringermi tra lui e il muro. Quando la mia schiena sfiora il suo petto sento il battito accelerare. 

Maledetto Leclerc.

Fissa le sue mani sui miei fianchi e mi segue appiccicato come una cozza. Alzo le braccia per sistemare la testiera e le sue sono veloci ad allacciarsi sulla mia pancia, attaccandomi di più a lui, poi mi bacia dolcemente la spalla coperta dalla felpa. 
“Non hai freddo?” mormora, premuroso, girandomi verso di sé.

“No, tranquillo” scuoto leggermente la testa accarezzandogli la guancia con la mano, dove lascia un bacio quasi impercettibile.
Lui, a differenza mia, è avvolto nella giacca e indossa anche un berretto e dei guanti da equitazione, che gli ho prestato per la lezione. Ha le guance e il naso arrossati per il freddo e mi fa sorridere.

“Guarda quanto sei buffo, hai il naso rosso” ridacchio.
“Come Rudolph?"
“Sì, però il tuo è rosso per il freddo, il suo è fatto così. Le renne mica hanno freddo”
“Uffa, sei così pinola” borbotta e io scoppio a ridere. 
“Pinola?” dico continuando a ridere a crepapelle.
“Non è così che dite voi italiani?” mi guarda confuso.
“Pignola, se mai” mi ricompongo un attimo.

Sgrana gli occhi e butta la testa nell’incavo del mio collo. “Che vergogna” mugugna con la voce ovattata.
Ridacchio ancora un po’, passandogli una mano dietro al collo e dandogli un piccolo bacio sulla testa. “Dai principino, capita a tutti di sbagliare”
“E’ la lingua della mia scuderia, dopo cinque anni dovrei saperla alla perfezione”
“Nessuno la sa alla perfezione, andiamo”

Continua a mugugnare contro il mio collo, insinuandosi ancora più in profondità.
“Rimaniamo così” riesco a sentire tra i diversi borbottii indistinti.
Sospiro. “Ho una lezione, poi andiamo a casa e ci accoccoliamo al calduccio quanto vuoi, va bene?”
Lo sento annuire, poi alza la testa e mi lascia passare.

Arriviamo davanti al box del prescelto, che devo preparare per la ragazza che dovrebbe arrivare a momenti. Charles si siede su uno sgabello lì vicino, appoggiando la testa alla porta del box e chiudendo gli occhi. Mi prendo un attimo per guardarlo, così bello anche infreddolito.

“Che succede?” mi avvicino.
“Sto congelando” mormora. Fino a poco fa c’era il sole, ma adesso si è coperto tutto e sta davvero iniziando a fare freddo.
“Aspetta” inizio a frugare nella tasca del felpone. “Qua da qualche parte dovrei avere uno scaldamani” lo trovo e glielo porgo, accendendolo. Se lo gira un po’ tra le mani e poi lo appoggia qualche istante su una guancia, poi sull’altra.

Lo lascio a scaldarsi e mi concedo al mio sporco lavoro. Do una pulita generale, impreco dietro ai nodi nella criniera e nella coda, poi lo sello e ammiro la mia opera. Il monegasco intanto è ancora con lo scaldamani e non sembra intenzionato a sbarazzarsene.

“Charles, così mi fai patire. Ti lascio le chiavi di casa e ti rifugi un po’ al caldo”
“No no, adesso mi sono ripreso. Come nuovo” si alza di scatto. “E poi a casa mi annoio da solo”
“C’è sempre il pianoforte. Non voglio che prendi freddo”
“Non ti preoccupare. Preferisco stare qui a vedere come sbraiti dietro ai tuoi allievi”
“Non sbraito” lo guardo male. 

Arriva giusto l’agnello sacrificale di oggi.
Raggiungiamo il campo coperto, se no il principino mi secca di freddo, poi io come faccio?
“Vieni, mettiti qui” gli indico due sedie, nell’angolo dell’arena attaccate ad una specie di stufetta.
Io non riesco a sedermi, devo controllare bene tutto e di conseguenza cammino avanti e indietro.

“Ok, giro di riscaldamento” do inizio alla lezione. Quando mi dà le spalle vedo la testa chinarsi e passa il resto del giro sul telefono.
“Metti via il telefono” la ammonisco, ma continua a fare di testa sua. La fermo e le porgo la mano, chiedendo implicitamente di consegnare l’arma del delitto.
Sbuffa e rotea gli occhi al cielo. 
“Hai poco da sbuffare, ora muoviti” sono già scazzata e son passati cinque minuti. Riparte, e ora vede come la faccio dannare.

Non si fotte con Didi, care mie.

“Volte a trotto battuto” ordino forte e chiaro. “Se non sono fatte bene le rifai”

La correggo un paio di volte e mi impunto sulla diagonale, che continua a perdere.

Ad un certo punto prende e si ferma al centro del campo. “Perché continui a correggermi? Faccio questo sport da sette anni, so come si fa! Smettila!”

A quelle parole Charles alza la testa e ci guarda, attento.

“E io lo faccio da ventuno, ho la nomina di istruttore e so quello che dico. Ti sto correggendo tanto quanto le altre volte, è normale che ci siano imperfezioni, ti sto aiutando a migliorare” spiego, cercando di mantenere la calma. “Ora torna sulla pista e cerchiamo di continuare la lezione”

La lezione si conclude abbastanza bene, anche se credo di non avere più voce. La mando a sistemare il cavallo mentre io rimango indietro con il monegasco.

“E meno male che non sbraiti” commenta.
“E’ un caso eccezionale, e comunque con i ragazzi più grandicelli sono più cattiva”
“Non l’avevo notato” ribatte divertito. 
Lo fulmino con lo sguardo. “Tu piuttosto, ti sei ripreso?”
“Sì sì, sto benissimo” mi circonda le spalle con un braccio.

Raggiungiamo l’allieva, che nel frattempo è stata raggiunta da sua mamma.
“Didi, ci tenevo a scusarmi per…” inizia la ragazza.
“E’ tutto a posto, davvero” la interrompo. “Ci vediamo la prossima volta? Mi scrivete voi quando preferite e ci aggiustiamo”
“Va bene, ti faccio sapere. Grazie ancora e buona giornata” risponde questa volta la madre, salutando anche il ragazzo al mio fianco per poi incamminarsi sorridenti.

“Sei stronza ma se ne vanno con il sorriso” commenta divertito Charles.
“E’ il mio fascino” alzo le spalle. “Dai, andiamo a casa che sto iniziando ad avere freddo”


Angolo autrice
Capitolino scrauso e che non mi sono presa la briga di correggere perché mi sono presa l'influenza del secolo dopo averla evitata per due anni.
Questa settimana è di nuovo on fire, verifiche e interrogazioni come se non ci fosse un domani.
Voglio il Natale. Ne ho bisogno.
Spero che abbiate passato bene questo weekend più lungo e che vi siate riposate.
Io adesso me ne torno a scrivere che oggi ho particolare ispirazione, a presto!
P.S. tengo a ringraziarvi per le letture e i voti, grazie mille davvero.

Al tuo fianco | Charles LeclercWhere stories live. Discover now