Capitolo 15

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La sveglia interrompe il bizzarro sogno che sto facendo. 
Mugugno un po’ cercando di alzarmi, il signor Leclerc ha deciso di partire alle 9 di mattina e devo svegliarmi alle 8 per controllare di aver preso tutto, e non sarebbe un problema se solo non fossi stata a parlare con Lando e Daniel fino alle 2.
Alla fine li ho fatti restare da me, a quell’ora non si va in giro per l’hotel.

Li scaccio gentilmente dalla stanza e inizio a prepararmi. Scarpe, valigia, elastico, occhiali da sole… Ah, sì! Le chiavi di casa.
In tutto questo tempo sono in chiamata con la mamma, che controlla che mi ricordi tutto. Sì, in Italia è un orario indecente, però tanto lei si deve svegliare presto per andare a dare da mangiare ai cavalli.

“Sei sicura di avere tutto tutto?” mi chiede per la centesima volta.
“Sì, sono sicura. Adesso devo andare”
“Non fare stupidaggini”
“Ciao mami ti voglio bene”

Sento un leggero bussare. Quei due besughi hanno lasciato aperta la porta e mi sono dimenticata di chiuderla.
“Disturbo?” Charles mi saluta con un sorrisino. E’ appoggiato allo stipite, con gli occhiali da sole e le braccia incrociate al petto, il che mette ben in mostra i suoi bicipiti. 

Proprio un buongiorno come si deve.

“Ciao, stavo controllando di avere tutto. Entra pure”
“Apprensione della mamma?”
“Ci hai preso in pieno”
“Ti capisco, anche mamma Leclerc vuole aggiornamenti h24. Pronta per tornare a casa?”
“Assolutamente sì, non vedo l’ora. Non sono abituata a tutto questo caldo” prendo il mio borsone e mi incammino fuori, al suo fianco.

“Cosa farai durante la pausa?” chiedo.
“Beh, ci sono i test e le riunioni a Maranello, poi a Natale sono in vacanza con la mia famiglia, a Capodanno vado a Londra con i miei amici e infine all’inizio dell’anno nuovo vado una settimana sulle Dolomiti, per allenarmi”
Lo guardo stupita. “Un sacco di cose”
“Tu che farai?”
“A Natale vado in vacanza con mia mamma, mentre a Capodanno scendo a Savona per vedermi con dei vecchi amici. Poi a fine gennaio avevo in mente di andare in Valle d’Aosta, per il resto sto a Monza”

“Dai, nel tragitto per Maranello posso fare un salto”
“Certo, se vuoi puoi stare da me un paio di giorni” azzardo.
“Dovrei venire per i primi di dicembre, appena ho conferma te lo dico e organizziamo” mi sorride.

Arrivati in aeroporto mangiamo velocemente colazione e saliamo sul jet. Con noi ci sono anche Lando, Daniel e Carlos; siamo in buona compagnia, e di sicuro il viaggio sarà meno imbarazzante. Da quel momento stare vicino a lui mi dà una sensazione strana, quindi preferisco che ci siano altre persone per distrarmi un po’.
“Carlito, ti sei unito a noi?” chiedo entusiasta. Carlos è simpaticissimo e vado molto d’accordo con lui, nonostante il fatto che ci conosciamo da relativamente poco.
“Charles mi ha offerto un passaggio e non rifiuto mai le offerte di Lord Perceval” sorride.
“Ci mancherebbe”

Ci sistemiamo ognuno nel proprio sedile e io mi rimetto a lavorare sulle foto. Ho ancora un po’ di lavoro arretrato e mi piacerebbe pubblicare delle foto di Abu Dhabi. Non posto come se fossi un’influencer, ma mi piace condividere la mia vita.

“Che fai?” ah ecco, mi sembrava strano; è arrivato il curiosone. Si sporge per avvicinarsi allo schermo del computer.
“Sistemo le foto di Abu Dhabi, così poi le pubblico”
Prende posto vicino a me e inizio a fargli vedere cosa ho scattato. Ogni tanto tiro un’occhiataccia a Lando e Daniel che sghignazzano. A quanto pare raccontano tutto a Carlos, perché poi mi ritrovo a guardare male anche lui.

Ormai gli affari miei li conosce mezzo mondo.

“Sono bellissime le foto che fai”
“Grazie” sorrido raggiante. “Ehi Lan, Charles ha detto che le mie foto sono bellissime” urlo a Lando, dall’altra parte dell’aereo.
“Venduto!” esclama in risposta.
“E’ solo invidioso” borbotto.

Il fatto è che è stato lui a mettermi in mano la macchina fotografica (altrimenti andavo avanti con il telefono) e quindi sostiene che sia più bravo di me. In realtà siamo bravi entrambi allo stesso modo.

Gli sto facendo vedere delle foto sul mio telefono, le nostre teste quasi si sfiorano, quando delle risatine attirano la nostra attenzione.

Io e Charles alziamo lo sguardo contemporaneamente e guardiamo Lando e Daniel, perplessi.
“STACCA STACCA” dice l’inglese mezzo in panico.
Faccio finta di cercare qualcosa nella tasca per poi tirare fuori la mano con il dito medio alzato.
“Sapete cosa? Io vado a prendere da bere” Charles si dilegua.

Déjà-vu.

Quando torna mi rivolge un piccolo sorriso, per poi iniziare a parlare di altro con tutti gli altri.
Da una conversazione ne partono mille altre e il tempo vola.

[...]

Arriviamo all’aeroporto di Milano Malpensa e per me è ora di scendere. Charles decide di accompagnarmi e, grazie al cielo, gli altri rimangono su.
“Quindi… Poi ti dico per quella cosa, gli incontri a Maranello eccetera” borbotta.
“Certo, va bene. Ah, mi dispiace per quello che è successo prima, è solo che Lando e Daniel…”
“Sono fatti così, lo so. Lo fanno anche con me” finisce la frase per me, ridacchiando.
Lo abbraccio. “Fai il bravo e fatti sentire”
“Anche tu, mi raccomando”

Mi stacco leggermente, trovandomi pericolosamente vicina al suo viso. Mi prende il mento tra due dita e si avvicina a far sfiorare le nostre labbra, mandando il mio cervello completamente in tilt. 

In un improvviso momento di lucidità mi allontano. “Ci…” mi schiarisco la voce. “Ci vediamo”
“Sì, certo” si gratta la testa, imbarazzato. “Ciao ciao”
Mi incammino alla ricerca della mia amata Puma. 
Lo sento dire qualcosa, ma non ci faccio troppo caso.

Mi aspetta un’altra ora di viaggio, ma stavolta guido. Lancio letteralmente il borsone sul sedile del passeggero, collego il telefono, allaccio la cintura e tiro un sospiro. 

Cos'è appena successo? O meglio, cosa stava per succedere?

Arrivo davanti alla porta di casa completamente esausta e come se non bastasse non trovo le chiavi.
“Ma ora dimmi te dove sono ‘ste chiavi…” inizio a borbottare.
“Eccovi, piccole bastarde” parlo da sola? Sì. Parlo agli oggetti? Anche. Chiedo pure scusa ai mobili quando li scontro e se mi cade qualcosa dico 'ahia’.

Entro in casa sospirando. “Ehi Alexa, accendi la luce”
“Ciao Didi, bentornata” risponde illuminando la casa. Praticamente tutta la casa è collegata ad Alexa, la nonna si trattava bene.
Sento il suono delle targhette e poi appaiono tutti e tre scodinzolando: Cosmo, Argo e Ruben.

Cosmo, un golden retriever, chiamato così in onore del cane cosmonauta della Marvel; Argo, un pointer tedesco, in onore del cane di Ulisse; Ruben, un pastore tedesco, senza un motivo particolare, mi piaceva.

Butto il borsone a terra e mi accuccio per salutarli per bene. Mamma mia quanto mi sono mancati.
“Dai su ragazzuoli, ho sonno. E’ ora di dormire”

Ognuno ha una cuccia in sala, hanno il permesso di stare sul divano ma sul letto no. Anche perché, tra l’altro, con le taglie che hanno non ci staremmo proprio materialmente. Hanno tre bei cuscini ai piedi del letto dove possono sistemarsi se vogliono dormire vicino a me.
Scrivo velocemente un messaggio alla mamma per chiedere se li ha fatti uscire, se ha dato loro da mangiare, eccetera eccetera. Solite cose.

Una volta ricevuta una risposta affermativa, spengo il telefono e lo metto in carica.

Sono distrutta.

Angolo autrice
Buonasera! Sono tornata dopo un'altra lunga assenza. Mi dispiace tantissimo giuro, ma in questa settimana la scuola sta iniziando ad organizzare lo stage linguistico e dire che è un casino è diminutivo. Vi lascio al capitolo e me ne torno a guardare Gossip Girl :)
Alla prossima!

Al tuo fianco | Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora