•56 ISABEL

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Sono nella cucina del nostro piano per preparare il caffè al mio capo/marito e una risata mi fa girare, in cerca del responsabile. Un ragazzo alto e magro si dirige verso di me. "Congratulazioni, sei la prima qui dentro che non scappa da Tessa." Dice scherzosamente riferendosi alla breve conversazione che abbiamo avuto al mio arrivo. "Oh sì, so come tenere testa una stronza!" Non riesco a trattenere un sorriso per due ragioni. La prima é perché é la verità, e la seconda é perché so che mi piacerà. Ha l'espressione più amichevole dell'intero ufficio.

Il ragazzo dai capelli ramati, mi porge la mano ed il suo sorriso si fa più ampio. "Sono Jace. Jace Malik." Stringo la sua mano sorridendo a mia volta. "Isabel Evans. É un piacere conoscerti Jace." Lui annuisce e piega il capo da un lato per analizzarmi. "Evans?" Ripete in un sussurro. Mi sporgo leggermente "É il mio cognome da nubile. Non voglio che tutti sappiano che sono la moglie del capo. Voglio essere trattata come qualsiasi altro impiegato."

Jace annuisce. "Nobile da parte tua. Ma la maggior parte di noi sa già chi sei." Sussurra ridacchiando. "Scusa se mi permetto.. mi aspettavo che la moglie del capo fosse una specie di diavolessa, non qualcuno come...te. " dice in confidenza e non lo biasimo. "Sei troppo gentile, com'è possibile? Sono solo al primo giorno e tutti sono nervosi e sul punto di odiarmi senza neanche conoscermi, insomma, mi stanno lanciando occhiatacce da quando sono arrivata."

Lui ride e si stringe nelle spalle. "Credimi sono tutti invidiosi di te. Non dovrei dirlo, ma.. metà degli impiegati in questa azienda sono donne, e quelle donne vorrebbero essere al tuo posto. E non parlo del posto di assistente." Mi fa l'occhiolino.

"Com'è come capo?" Chiedo di soppiatto. Jace alza un sopracciglio "Ehi, non è tuo marito?" Chiude i pugni sui fianchi sorpreso dalla mia domanda. "Certo, ma per l'appunto, lo conosco come marito non come capo!" Adagio la tazza del caffè su un piattino di porcellana e seguo Jace fuori dalla cucina.

"Beh, dovremmo tornare alle nostre postazioni in meno di un'attimo, se non vogliamo guadagnarci un'ora di lavoro extra, non pagato." Mi avvicino a lui, sorpresa. "Sei serio?" Sussurro. Jace scoppia a ridere. "No, non è poi così bastardo." Smetto di camminare e gli rivolgo uno sguardo scettico. Lui si gira e si stringe nelle spalle. "Okay, forse è bastardo. Un bastardo di prima categoria. Ma scherzavo sull'ora extra non pagata."

Qualcuno alle mie spalle si schiarisce la gola. E quando mi giro, una ragazza dai capelli rosa mi sorride e cinge il collo di Jace con un braccio, mentre l'altro lo allunga verso di me. "Finalmente ci conosciamo. Io sono Helena." Si presenta. Le sorrido dolcemente. "Isabel. Hai i capelli rosa e non ti ha ancora licenziata." Dico divertita. Sono certa che Harry non avrebbe mai assunto qualcuno con i capelli rosa.

"Questo perché non può farlo, sono sua cugina. La sua preferita oserei dire." Dice con orgoglio. "Oh.. e prima che tu te lo chieda, soltanto perché sono sua cugina, non significa che non tratti male anche me."

"Si, ma almeno sei l'unica che rispetta qui dentro!" Risponde Jace. Lei si stringe nelle spalle come se non fosse poi così rilevante. Ho sempre pensato che Harry non fosse in grado di rispettare qualcuno. Che il suo ego stratosferico non fosse in grado di concepire qualcosa del genere. É strano sentire che quell'uomo, che pretende rispetto ovunque e da chiunque, fosse in grado di rispettare qualcuno a sua volta.

"Andiamo" dice Helena. "Il cielo non voglia che il caffè gli arrivi freddo." Alza gli occhi al cielo e ridacchia. Annuisco "Sono d'accordo" rispondo ridacchiando a mia volta.

Busso alla sua porta una, due volte, ma non ricevo alcuna risposta. Busso una terza volta, più forte. Ancora il silenzio dall'altra parte. Così giro la manopola e spingo le ante per aprirle. Entro nel suo ufficio chiudendo la porta alle mie spalle. Harry è al telefono quando alza lentamente lo sguardo verso di me, non riesco a fermare il tremore che mi percorre la spina dorsale al sentire i suoi occhi su di me. I suoi occhi mi squadrano, ed io trattengo il respiro.

"Come ha fatto a superare la sicurezza? Non ti pago per far avvicinare estranei al mio ufficio." Stava urlando contro quella povera persona dall'altro capo del telefono. "Come osi? Sei licenziato!" E attacca.

Cerco di mantenere al meglio delle mie possibilità la calma e metto il caffè di fronte a lui, in attesa di essere congedata, ma Harry si prese il suo tempo per finire il caffè con gli occhi puntati su di me. Mi schiarisco la gola. "Posso tornare al mio lavoro? O preferisce che le firmi prima un autografo, signore?" Dico con una nota di sarcasmo.

"Mmh, mi piacciono queste formalità, ti rendono sexy" ammicca un mezzo sorrisetto facendomi alzare istintivamente gli occhi al cielo, ma al contempo un'altro brivido percorre il mio corpo. Odio il fatto che riesce a farmi sentire vulnerabile e alla sua mercé in qualche modo. Ma non glielo dimostro e rimango sulle mie, composta e professionale.

"Mi piace. Qui non sei terribile come a casa. É un progresso." Dice puntandomi contro la penna. "Oh, sarei io quella terribile." Mormoro tra me e me.

"Cosa hai detto?! Era sarcasmo quello signorina Evans?" Scuoto il capo, cercando di individuare il momento preciso in cui il buonsenso mi abbandonerà. "Mi dispiace signore, non volevo essere scortese." Mi schiarisco la gola. "Intendevo dire che faccio del mio meglio per rispondere alle aspettative dell'azienda." Aggiungo, facendo fatica a mantenere la mia voce lieve e semplice.

Harry distoglie finalmente lo sguardo da me. "Non vedo come questo sia possibile, signorina Evans. Per quanto ne so, ha una lingua molto biforcuta e questo é un requisito non richiesto." Lo osservo appuntare qualcosa su un pezzo di carta. "Quindi, le conviene avere i requisiti richiesti per rispondere alle aspettative dell'azienda e per mantenere il suo posto qui."

"Si, signore!" Affermo. "Prendi." Mi porge il foglio dove poco fa stava scrivendo qualcosa ed io lo afferro rapidamente. "Sono la mia e-mail e password. Rispondi a tutte le mie e-mail. Ignora e cestina quelle irrilevanti. Non fissare nessun incontro senza prima consultarmi. Non rispondo a nessun tipo di intervista."

Stringo il pugno di una mano. Odio il fatto che mi stia mettendo pressione. Lo sta facendo apposta, ma non gli darò la soddisfazione di vincere. "Mi segui?" Chiede interrompendo la mia voglia di strangolarlo. "Si, signore."

"Le mie e-mail sono private. Non si discute del contenuto con nessuno, non si rendono pubbliche e vengono custodite con la massima sicurezza." Continua.. "Ogni mattina alle dieci in punto, mi porterai il caffè. Tutti i documenti che devo firmare devono essere sulla mia scrivania prima del mio arrivo."

"Nessuno e dico, nessuno dovrà mai entrare nel mio ufficio senza la mia approvazione. Non ricevo nessuno tra l'una e le due. Il mio pranzo andrà preso alla villa, da Juliet, che come ben sai dista a circa 35/40 minuti da qui. Non mi interessa come ci arrivi o se c'è traffico. Voglio il mio pranzo caldo e sulla tavola per l'una. Se lo trovo freddo ti verrà detratto dallo stipendio."

Gesu, se quest'uomo fosse il capo del mondo saremmo stati tutti condannati. Guardalo, seduto lì a dare ordini come se fosse il padrone del mondo intero.

"Isabel! Ho come l'impressione che tu non stia ascoltando." Il suo sguardo mi studia serio. "Sto ascoltando, signore." Rispondo con lo stomaco ormai contorto. "Bene, lo spero per te." Intreccia le dita delle mani. "E non credere neanche per un attimo di essere speciale."

Che figlio di puttana!

"Mi sono incaricato personalmente di questo." Mi lancia quello che sembra un manuale. "Leggilo e seguilo alla lettera se vorrai ancora essere qui la settimana prossima." Continua a parlare con tono freddo e spietato. "Ammesso che riuscirai ad arrivare a domani." Conclude stringendo gli occhi, nel tentativo di spezzarmi e provare che sono debole. Incapace di reggere la situazione o di sopportare la pressione.

Sollevo il mento e lo fisso di rimando con lo stesso sguardo freddo ma determinato. "É tutto signor Styles?"

"Può andare signorina Evans."

L'accordo ||HS||Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu