•54 *FLASHBACK*

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"Allora?! Io ho ancora bisogno di un'assistente in azienda."

"Ed io ho bisogno di un'altro bicchiere. Non se ne parla, non lavorerò per te!"

"Non capisco.. c'è una fila di persone che si butterebbe a capofitto su questo lavoro"
Chiudo gli occhi, premo le dita sul setto nasale e reprimo l'istinto di gettare il capo all'indietro e urlare.
"Io non sono tutti gli altri, scegli uno di loro." Faccio spallucce.

Harry smette di sorridere e mi fissa con i suoi occhi verdi e possenti. "Cosa ti spaventa?" Chiede curioso ma al contempo con una serietà spaventosa.
Mi inumidisco le labbra prima di parlare. "Assolutamente niente!" Rispondo secca. Una delle sue sopracciglia perfette si solleva. "Mmh, ho capito. Temi di non poterlo sostenere.." si gratta il mento e accavalla le gambe.

Sento l'irritazione crescere nelle vene. "Faresti meglio a ricordare che non stai parlando con una delle galline, senza cervello che hai portato a letto nel tuo trascorso." Sputo parole che escono dalla mia bocca come vomito. Non mi rendo conto di quello che ho detto, finché non ne sento il peso su di me. Spalanco gli occhi e mi copro la bocca con una mano. "Ops."

"Cos'è gelosia? Ti sei forse innamorata di me? Non ti biasimo se è per questo che rifiuti il lavoro e dici certe cose." Il suo sguardo è duro come il ghiaccio, così come la sua voce roca e profonda.

"Non dire cazzate! Non sono gelosa e non sto rifiutando il posto perché sono innamorata di te." Rispondo a tono sventolando una mano.

"Quindi ammetti di essere innamorata di me?" Ripete. "COSA?! NO!! Non l'ho mai detto." Dico con una smorfia. "Ma come?! Hai appena detto che non stai rifiutando il posto perché sei innamorata di me." Sorrido cinico. "Io.. beh, NO. NON INTENDEVO DIRE QUELLO!" Gli punto un dito, minacciosa.

"Oh e cosa intendevi allora?" Insiste. Alzo gli occhi al cielo. "Lo sai bene cosa intendevo. Ora saresti così gentile da lasciarmi in pace?" Sbuffo.

"Io non sono gentile." Lo dice come se quella parola fosse così insolita per lui. "Okay, allora se fossi abbastanza cortese?!" Rizzo la schiena per il fastidio. Harry solleva un sopracciglio in segno di sfida. "Non fa alcuna differenza." Ribatte. Sospiro rumorosamente. "Generoso?"

"Cosa sei? Un dizionario vivente? O sono le uniche parole che conosci?" Chiede con la sua estrema serietà. Faccio per rispondere, ma lui mi interrompe. "Era una domanda retorica, Isabel." Sento la rabbia montarmi in petto. Ogni fibra del mio essere vorrebbe lanciargli il bicchiere che ho in mano.

"Stai per piangere?" Domanda, piegando il capo su un lato. "Non ne ho motivo." Rispondo velenosa. "Bene. Perché odio le donne deboli, che non riescono a sopportare la realtà dei fatti." Assottiglia gli occhi e sorseggia il suo whisky. "Non sono debole e non devo ammettere un bel niente." Ringhio a denti stretti.

"Okay. Okay" alza una mano in segno di resa. Mi alzo dallo sgabello e inizio a camminare verso gli scaffali per prendere un'altra bottiglia. Ma lui parla di nuovo. "Dovresti inserirlo nel tuo curriculum, che hai rifiutato un posto di lavoro nell'azienda più importante di tutta New York, solo perché sei innamorata del capo."

Mi avvicino velocemente a lui e gli punto il dito per quella che sembra essere la ventesima volta in mezz'ora. Non riesco a credere alle parole che ha appena pronunciato. "Ne ho abbastanza. Non sono innamorata di te! E comunque non fa una piega, teoricamente sono tua moglie, non sarebbe di certo uno scandalo."

"Per gli altri.." puntualizza. "No, solo.. solo.. che.." balbetto.

"Asciugati gli occhi. Potresti lasciare qui il tuo dna." Prendo una serie di profondi respiri, la tensione e la rabbia rischia di farmi scoppiare come una bolla di sapone.

"SI!" Dico minacciosa avvicinandomi di più, lo guardo con aria di sfida. "Si?" Ripete. "Accetto il lavoro come tua assistente."

"Ci vediamo lunedì, alle nove in punto." Conclude lui, con la stessa aria di sfida.

-Fine Flashback-

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