•28 ISABEL

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Mi hanno detto che ero in stato di shock, mi hanno pregata di reagire. Sono passati due giorni dall'ultima volta che l'ho visto in ospedale e due giorni non sono abbastanza perché accettassi la realtà. Non capiscono, nessuno capisce il dolore che mi logora l'anima. La parte più difficile è stata organizzare il funerale. Io ero incapace di fare qualsiasi cosa e sono stati Harry e suo padre a farsi carico di tutto.

Non mi sono mossa dalla mia stanza, non ho risposto mai al telefono e non ho accettato visite dai conoscenti di papà, ed il giorno del funerale è anche peggiore dei precedenti, perché per ogni minuto che passa, diventa sempre più reale. Il tutto mi sovrasta e l'idea di lasciare camera mia ed affrontare la cosa, l'idea di dirgli addio definitivamente, mi spaventa a morte.

So che la casa si sta riempiendo di persone, sento il suono delle macchine parcheggiarsi fuori dalla villa di tanto in tanto, sento le voci degli amici e le loro parole di cordoglio in lontananza. Il mio cuore batte così forte che mi fa pensare che potrebbe esplodere da un momento all'altro.

Per tutto il tempo rimango seduta sulla poltrona in camera, abbracciandomi le gambe e con gli occhi vitrei. I ricordi sono inarrestabili, le memorie condivise con mio padre, fin dall'inizio; le lezioni che mi ha sempre impartito, i suoi consigli, la premura, la calma, la dolcezza, la sua protezione ed il suo incondizionato amore, mi passano davanti agli occhi, scena dopo scena.

Ho bisogno di alleviare la pesantezza del mio cuore ed il martellare nella mia testa. Ma è troppo presto. È stato tutto così veloce, straziante, brusco e doloroso. Ovunque guardi, o qualsiasi cosa pensi per provare a distrarmi, non riesce a darmi conforto, nulla! Non ci sono stati compromessi, mio ​​padre mi è stato portato via in men che non si dica. Ed io non riesco nemmeno a dirgli addio. Non riesco neanche a chiudere gli occhi e riaprirli senza sentire il mio stomaco torcersi dal senso di colpa.

A distogliermi dai miei pensieri è Harry che bussa alla porta prima di entrare. "Ciao.." saluta sottovoce, lo guardo senza ricambiare ed asciugo le lacrime con il dorso della mano. Harry si avvicina e si siede sul bracciolo della poltrona cominciando ad accarezzare la mia testa. "So che non vorresti sentirlo Isabel, ma, dobbiamo andare adesso.." dice con delicatezza.

"Fa malissimo Harry. Sarà sempre così?" chiedo alzando la testa e incontrando i suoi occhi volutamente. Mi viene il panico solo ad immaginare di annegare in quel dolore per il resto della vita. Lui si china e posa un lieve bacio sulla mia testa. "No, Isabel, non sarà sempre così." Sospira prima di tornare a guardarmi negli occhi "prima o poi ti sentirai meglio, è una cosa che non dimenticherai mai. Ma, imparerai a conviverci." conclude.

"Sai, avrei voluto essere lì con lui, avrei voluto tenergli la mano e avrei voluto dirgli che gli voglio bene e invece io stavo ridendo e bevendo champagne mentre lui stava morendo da solo." Harry si alza e fa lo stesso con me, siamo faccia a faccia e nei suoi occhi ci vedo riflesso lo stesso dolore che sto provando io. "Non farti questo, Isabel.. non farlo" mi implora.

Scuoto la testa e porto le mani sul viso, chiedendomi se mio padre si fosse sentito solo e triste. "I-io.. se fossi stata lì, se-" singhiozzo. "Ascoltami" Harry mi cinge le spalle facendomi appoggiare la testa sul suo petto "Non si può tornare indietro e cambiare i fatti. Tuo padre sapeva quanto gli volessi bene." Sento il suo cuore battere, il calore che emana il suo corpo e questo fa sì che anche il mio batte più lentamente. "Non riesco a togliermelo dalla testa, non riesco a smettere di pensare sempre alla stessa cosa. Non riesco più a dormire la notte." Sussurro e per la prima volta dopo due giorni ammetto ad alta voce i miei sensi di colpa ed il fatto che io stia letteralmente impazzendo. "Non è colpa tua" sussurra a sua volta mentre mi tiene ancora stretta sul suo petto.

Usciamo dalla mia stanza e percorriamo in silenzio il corridoio, sento rumori, pianti e sussurri avvicinarsi sempre di più. Comincia il funerale ed io fissavo il vuoto pensando alla persona che amavo di più al mondo e che la vita mi aveva portato via, combatto con l'impulso di andarmene via per tutto il tempo. Harry non mi ha mai lasciata da sola e questo mi impressiona, forse gli faccio pena o anche questa è una messa in scena che gira intorno al fatto di sembrare una vera coppia innamorata. Ma d'altronde, insieme a mio padre, è andato via anche quell'assurdo accordo, non avrebbe avuto più senso rimanere, ma adesso è l'ultima cosa a cui pensare.

Quando la notte mi sono messa a letto, ho fatto fatica a non urlare e spaccare tutto dal dolore, sto soffrendo il lutto vero e proprio diversamente dai giorni precedenti, adesso sembra tutto diverso, è reale, sento un'agonia tale che riesco a stento a pensare e così non riuscendo più a trattenere i miei impulsi, mi alzo dal letto e comincio a lanciare qualsiasi cosa mi capita davanti.

La porta della mia camera si spalanca "Cos'era quel-" Harry corre verso di me e mi afferra subito, sembra spaventato mentre io cerco a tutti i costi di liberarmi dalla sua presa, dimenandomi. "Isabel, per l'amor di Dio, fermati!" dice alzando di poco il tono di voce così mi arrendo, riesco a stento a stare in piedi, non ho le forze per oppormi. "Isabel, stai bene? sei pallida" chiede allarmato "Sto bene" dico cercando di sorridergli miseramente, ma tutto ciò che ne esce è una smorfia. La mia tensione è alle stelle e mi sento le gambe pesanti. "Sto bene.." ripeto, prima di dirigermi verso il letto, ma non riesco a fare due passi che vedo la stanza girare e mi sento cadere. "ISABEL!" è stata l'ultima cosa che ho sentito urlare, prima di cadere e perdere conoscenza.

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