•50 ISABEL

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Tre giorni. Il silenzio più totale.

Per tre giorni non c'è stato altro che silenzio e imbarazzo tra di noi. Persino il viaggio di ritorno è stato silenzioso. Mi sto torturando a pensare sempre le stesse cose; è tornato ad essere lo stronzo di sempre? cosa pensa di me adesso?

Sto impazzendo, letteralmente.

Ho lasciato che abbassassi la guardia e provassi delle cose che non avrei mai voluto provare. Non riesco a passare un solo giorno, da tre giorni a questa parte, senza pensare a lui o senza voler parlare con lui.. persino quando non fa altro che essere stronzo! Il desiderio arde incontrollabilmente dentro di me, ed è, insopportabile.

Tutto ciò che ho fatto negli ultimi giorni è stato lavarmi, mangiare e pensare al mio falso matrimonio, ormai consumato. Dovrei essere la fuori, a distrarmi, non in camera mia a perdermi nella mia testa. Mi stendo a fissare il soffitto, consapevole del fatto che non riuscirò a dormire subito.. quando sento il rumore di una porta chiudersi.

Scivolo fuori dal mio letto e mi avvento, istintivamente, nel corridoio arrivando alla zona living, e mi accorgo che le porte di vetro che danno sul giardino, sono aperte. L'aria che soffia in casa mi accarezza la pelle lasciandomi piccoli brividi. Sporgo la testa facendo attenzione a non farmi vedere, e vedo Harry.. in piedi, a bordo piscina che mi da le spalle. Ha le mani infilate nelle tasche del suo vestito. Rimango in silenzio contro la porta, senza disturbarlo, vorrei dirgli qualcosa, ma non so se trovare un modo per avvicinarmi e farlo o scappare di nuovo in camera mia.

Proprio nel momento in cui sto facendo marcia indietro per tornare in camera mia "Ti ho vista!" sento dire alle mie spalle. Mi blocco immediatamente e mi volto lentamente, notando che mi sta guardando "Stavi..scappando?" vorrei rispondergli, ma le parole non escono, faccio spallucce, imbarazzata come non mai. Vedo il suo sguardo ammorbidirsi e mi fa un cenno, come un invito silenzioso a raggiungerlo, che io accolgo dopo aver esitato per un breve attimo. Mi avvicino e mi fermo al suo fianco, godendomi il silenzio della notte, tenendo lo sguardo fisso davanti a me e con la coda dell'occhio, ogni tanto, ammiro il suo profilo.

Il silenzio continua a incombere tra di noi e mi agita notevolmente, così decido di rompere il ghiaccio. "Esci?" dico la prima cosa che mi passa per la testa, indicando i suoi vestiti. "Sono appena rientrato, avevo del lavoro da recuperare, così sono rimasto in ufficio fino a tardi." Annuisco e torno a guardare il panorama di fronte a me. Per un istante è di nuovo silenzio, poi mi chiede: "Come mai ancora sveglia?" Ritorno a guardarlo. "Non riuscivo a dormire."

"Posso farti una domanda?" Harry si gira, fermando i suoi occhi ipnotici nei miei, e annuisce. "Ti sei mai chiesto dove saresti arrivato se non fossi il miliardario Harry Edward Styles? chi saresti stato oggi se avessi scelto un percorso diverso? ci hai mai pensato?" sputo fuori tutto d'un fiato, probabilmente spinta soltanto dalla voglia di parlare con lui. "Quindi erano tre le domande.." incurva leggermente gli angoli della bocca. "Scusa.." mormoro, sorridendo imbarazzata, ancora una volta. "Sarei comunque miliardario. Conosci il mio secondo nome di cui pochissime persone ne sono a conoscenza, e no, non ci ho mai pensato." Risponde con sincerità, facendomi ridere.

"Si, miliardario, però immagina un mondo in cui non lo saresti, cosa avresti scelto di fare?" Soffoco a stento un'altra risata nel vedere la sua espressione inorridita e perplessa. "Non ne ho idea, mi piace il mio lavoro, probabilmente avrei provato a farlo anche da povero." Afferma e percepisco la sincerità e l'interesse nella sua voce. "Saresti stato il tipo delle fotocopie.." Harry mi lancia un'occhiataccia e rido di nuovo, divertita. "Non ridere." Asserisce. "Beh, scusa, ma non riesco a immaginarti come il tipo delle fotocopie." Lui si stringe nelle spalle e scuote la testa. "Beh, allora non farlo, perché non accadrà mai." Mi rivolge un sorriso, direi un po' cinico.

"E tu?" Chiede di rimando. Vedo la curiosità brillargli negli occhi. È la prima volta dopo giorni che mi rivolge tutta questa attenzione. "Uhm, io non sono miliardaria, innanzitutto. E mi sarebbe piaciuto fare l'idraulica" Affermo orgogliosamente e un'espressione enigmatica si dipinge sul suo viso. "L'idraulica?" ripete. "L'i-drau-li-ca". Scandisco bene ogni sillaba. "Quindi se mi salta un tubo, verrai con la tua cassetta degli attrezzi ad aggiustarlo?" Sogghigna mezzo tra divertito e malizioso, mentre avanza di due passi verso di me. Mi maledico subito mentalmente per averglielo detto, e subito il ricordo di Parigi invade la mia mente. Solo a pensare alla sensazione del suo tocco, in pochi secondi, il mio corpo diventa caldo e sensibile.

Si ferma proprio davanti a me ed io continuo a guardarlo, ipnotizzata. Sono nervosa e mi sto ancora maledicendo per averlo raggiunto qui. Indietreggio di un passo e due, quando sento una fitta di dolore nel mio piede scalzo, gemo perché subito comincia a bruciare, e mi rendo conto che sto anche sanguinando. "Cosa c'è, Isabel?" chiede preoccupato. "Credo di essermi tagliata un piede con qualcosa" Dico rivolgendogli un lieve sorriso, facendo finta di nulla anche se in realtà, fa male. Ma sono troppo imbarazzata per ammetterlo. "Fammi vedere" Afferma abbassandosi sulle ginocchia per controllare da vicino. "Va tutto be-" non faccio in tempo a finire, perché Harry si rimette in piedi e mi solleva con le braccia adagiandomi su una sdraio. "Stai sanguinando." Scatta subito, allontanandosi verso l'interno della villa. "Harry, è solo un taglietto, dove vai?" Dico alzando il tono di voce per farmi sentire. "A prendere il kit di pronto soccorso, stai ferma li!" Sbuffo, e in men che non si dica lo vedo tornare a passo svelto.

Si siede ai piedi della sdraio e apre subito il piccolo contenitore. "Dammi il piede" La preoccupazione nella sua voce mi prende alla sprovvista. L'unica persona che si preoccupava così per un piccolo taglietto, era mio padre. Ricordo il modo in cui di dispiaceva ogni qual volta avevo dolore per qualcosa o mi facevo male. Mi dava sempre un bacetto sulla 'bua', dopo avermi medicata e puntualmente, mi passava tutto.

"Isabel!" La sua voce interrompe i miei pensieri. Alzo gli occhi e incontro il suo sguardo duro. "Il piede, Isabel. Lascia che mi prenda cura di te." Le sue parole mi stordiscono, e mi rendo conto di quanto in realtà, avrei voluto sentire insicurezza nel suo tono, invece, è serio. Non c'è malizia nei suoi occhi, aspetta soltanto che io mi fidi di lui. Fiducia. Ma tu, ti fidi di lui?!

Annuisco in risposta e lo lascio fare. Lo vedo dare un'occhiata e frugare subito dopo nel kit. Appoggio la testa allo schienale della sdraio e mi tengo il ginocchio con le mani. Cazzo se è imbarazzante! Sento bruciare il punto, nel momento in cui Harry sta facendo qualcosa che non riesco a vedere e sussulto. Cerco di mantenere la compostezza e la calma più che posso. "Tutto bene?" Chiede con un velo di ironia. Alzo gli occhi al cielo. "È solo un taglietto, Harry. Non scoppierò a piangere, promesso." Dico ridacchiando. "Beh sono contento, dal momento in cui ti ho appena levato una grossa scheggia di vetro dal taglietto." Alza la piccola pinzetta per farmi vedere e sgrano gli occhi "Wow" esclamo. "Quello era nel mio piede?" Annuisce continuando a disinfettarmi. "Mi sto ancora chiedendo cosa ci faceva nel nostro giardino questo pezzo di vetro, ma credo che gli addetti alle pulizie, domani sapranno darmi una spiegazione, spero per loro, sensata." Alza gli occhi all'improvviso, e noto il suo sguardo cambiato, cupo.

"Ecco.." mormora, mentre stringe la fascetta. Non mi sono mai sentita così confusa e felice per un taglietto, e la presa di coscienza mi colpisce con una palla da demolizione. Ha inconsciamente un grande potere su di me, un potere che non avrei mai voluto ammettere, un potere che odio. Non pensavo mi sarei mai ritrovata in questa posizione, la mia anima sta ignorando tutte le cose che ha fatto. Non le importa.

Non importa chi sia Harry, non importa nient'altro, se non il fatto che i miei battiti cardiaci rischiano di cessare ogni qualvolta si trova troppo vicino a me. Per quanto io possa impormi il fatto che non sia niente, e che possa ancora fare qualcosa a riguardo, ma ogni volta che penso a lui o che sono con lui, invece, l'interesse sembra crescere di più.

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