•22 ISABEL

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La settimana passa in fretta, ho trascorso intere giornate in ospedale da mio padre. Ha avuto degli alti e bassi e la preoccupazione ed il terrore di perderlo è accresciuto ogni giorno sempre di più.

Io ed Harry, ci siamo parlati a malapena, pur essendo sotto lo stesso tetto. Lui passa pochissimo tempo in casa e quel poco che ci resta, io sono quasi sempre in camera da letto. Cerchiamo di stare l'uno lontano dall'altra il più possibile, e ci stiamo riuscendo alla perfezione. La situazione tra di noi si fa giorno dopo giorno più imbarazzante ed io non ho nessuna intenzione di svegliare il can che dorme.

È venerdì sera ed è veramente tanto tempo che non esce. Prima che cominciasse tutta questa storia, il venerdì era il giorno mio e di Kimberly. Lo chiamavamo: Il venerdì del vino.
Ma questa abitudine è andata persa subito dopo essermi sposata. Con Kim le cose non sono migliorate, non si è più fatta sentire dall'ultima volta, ed io dopo svariati messaggi che le ho inviato, senza ricevere alcuna risposta da parte sua, ho smesso di cercarla a mia volta.

Decido che sarei uscita, per il venerdì del vino,
da sola. Infondo lo sono sempre, non cambia affatto se vado a bere un calice in solitudine.
Così, senza autocommiserarmi oltre, scelgo l'outfit che avrei indossato prima di andare in bagno per una doccia.

Dopo essermi lavata, torno in camera mia ancora con l'accappatoio avvolto intorno ed aziono la piastra per capelli e mentre aspetto che si riscalda mi vesto e trucco.
Indosso un mini abito in raso, stile corsetto, nero ed un semplice sandalo con il tacco anch'esso nero.
Inutile chiedermi qual è il mio colore preferito.
Dopo essermi truccata, liscio i miei capelli e li lascio cadere sulle mie spalle.

Per la prima volta dopo tanto tempo, mi guardo allo specchio soddisfatta e questo mi fa sentire più sicura di me

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Per la prima volta dopo tanto tempo, mi guardo allo specchio soddisfatta e questo mi fa sentire più sicura di me. Spruzzo un po' di profumo, cappotto e borsa e mi dirigo in cucina per avvisare Juliet che sarei uscita, prima di lasciare la villa.

Prendo la macchina e cerco un locale carino nei dintorni, su internet. Siccome è il venerdì del vino, non voglio allontanarmi troppo in caso di sinistri.
Trovo un locale che mi attira parecchio, Sel Rrose. Nella descrizione che mi fornisce Google c'è scritto che di giorno è osteria e di sera esclusivamente cocktail bar. Prende il nome da Rrose Sélavey, l'alter ego femminile dell'artista francese Marcel Duchamp e che l'arredamento è ispirato alla Parigi del primo Novecento. Affascinante. Penso, prima di far partire la posizione sul cellulare ed avviarmi.

Arrivo al locale in dieci minuti e resto a bocca aperta, questo posto è sensazionale, l'atmosfera ti abbraccia calorosamente e l'accoglienza da parte del personale è impeccabile. Non potevo fare scelta migliore, così mi avvicino al bancone principale e prendo subito posto su uno dei sgabelli. Niente tavolo, sono già sola, addirittura al tavolo.. è davvero troppo!

Mentre leggo uno dei menù risposti sul bancone, si avvicina il barman. Un ragazzo davvero carino, ha i capelli biondi come il grano e due grandi occhi azzurri. Mi rivolge un sorriso educato e saluta, prima di chiedermi cosa voglio prendere.

Sul menù noto il nome di un cocktail, si chiama pink negroni, carino il nome ma sarà buono?!

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Sul menù noto il nome di un cocktail, si chiama pink negroni, carino il nome ma sarà buono?!

"Salve" mi rivolgo al barman sorridendogli gentilmente. "Uhm.. prendo un Pink negroni" affermo convinta. Il ragazzo sorride a sua volta e annuisce prima di cominciare subito a miscelare quelli che sembrano davvero tanti ingredienti. Lo guardo attenta tutto il tempo, fino a quando non me lo serve. "Prego" dice il ragazzo porgendomi il bicchiere ben decorato.

"Grazie" rispondo a mia volta. "Posso chiederti cosa c'è dentro?" Chiedo gentilmente. "Gin rosa, lillet blanc, vermouth secco, campari e bitter al pompelmo." Risponde subito il biondo, soddisfatto.

Quando lo assaggio penso di trovarmi per un'attimo in paradiso, ha un sapore forte ma davvero divino. "Allora? É approvato?" Chiede il barman sorridendo. "100 e lode" ridacchio. "É davvero paradisiaco, credo sia diventato il mio nuovo cocktail preferito" concludo prendendone un altro sorso.

"Sono Niall" il ragazzo mi porge una mano gentile. "Isabel" mi presento a mia volta stringendogli la mano. "É un piacere Isabel" aggiunge. "Aspetti qualcuno?". Scuoto la testa ièèn segno di negazione. "No, no.. solo io e questo" indico il cocktail che ho in mano facendo una smorfia simpatica.
"Non c'è niente di meglio" afferma ridendo.

Arrivo a quello che è il quarto pink negroni ed il mio stomaco non ne può più, così decido di ritornare a casa prima che fosse troppo tardi. Mi alzo e vado a pagare prima di salutare il gentile ragazzo che tra un cliente e l'altro mi ha tenuto compagnia.

"Arrivederci Niall" dico ridacchiando senza motivo. "Buon ritorno a casa Isabel, é stato un piacere conoscerti. Torna a trovarci più spesso. E fai attenzione, sei uno schianto e ci sono davvero troppi cretini lì fuori." Mi avverte.

Spero in cuor mio che non sta cercando di rimorchiare, dato che sono per legge, sposata. "Grazie, ma ci sarà mio marito a tenermi compagnia al cellulare tutto il tempo. Non sarà granché, ma sarà pur sempre qualcosa." Dico evidenziando il fatto che sono sposata. "Owh" mugugna il biondo. "Sei sposata?" Chiede. "Già" annuisco sorridendo. "Allora é un bene che io sia gay, altrimenti ti avrei fatto divorziare." Scoppia in una risata sincera.

Mi copro gli occhi con una mano ridendo a mia volta e lo saluto di nuovo prima avviarmi fuori, riprendere la mia auto e tornarmene finalmente a casa.

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