Confessioni

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Siamo arrivati in ospedale.

In quale siamo andati?

Al Mountain Sinai Ospital, dove è stato ricoverato Tyler qualche mese prima.

Devo dire che ritornare qui per la terza volta (la prima con Eugene, la seconda con Tyler e adesso con Enid) fa un certo effetto.
Ma non è il momento di pensare a me stessa.

Appena varchiamo l'ingresso dell'ospedale decine di medici si  precipitano da Enid posandola su una barella. Strano che non abbiano notato la macchina della polizia.
«Non lasciarmi da sola»
Mi sussurra.
«Tranquilla, non accadrà»
La rassicuro.
Enid afferra la mia mano. Io la lascio fare.
Lei e Tyler possono. Gli altri no.

Gliela tengo ben stretta fino a che un medico già con la mascherina indossata mi ferma dicendomi: «Ragazzina, mi spiace, ma non puoi entrare qui. Dobbiamo operare la paziente d'urgenza. Riscontra varie lesioni su la maggior parte del corpo.»
Capisco la situazione.
Sta facendo il suo lavoro, non può farmi entrare dentro la sala operatoria.
Ormai succedono quasi sempre le stesse cose.
Che vita monotona.
Acconsento con il capo staccando la mia mano da quella di Enid. Ma lei non se ne è resa conto, dato che si è addormentata per la grossa perdita di sangue.
Guardo la barella entrare all'interno della sala rimanendo con le suole delle scarpe incollate alle mattonelle.
Riesco a staccarmi dopo un bel po'. Quando realizzo che sta succedendo tutto veramente.
Di nuovo.

Non so nemmeno da quanto è che sto girando come una deficiente per l'ospedale in cerca di una macchina del caffè.

Ho bisogno di calmarmi, e solo il caffè ci riesce.

Lo so, sembra un controsenso, perché la caffeina ti fa tenere sveglio alzando la pressione, ma per me ha un effetto diverso.
Sto impazzendo.
Io senza caffè non carburo.
Non connetto.
La mia vita non ha senso senza caffè.

Mercoledì. Calmati.
Respira.
Ce la puoi fare, ok?
Devi solo trovare una macchinetta funzionante.
Lascia stare il fatto che ne hai già provate quattro e tutte non funzionavano tra cui due ti hanno fottuto le poche monete che ti eri portata dietro.
Non importa.

Insomma, è solo colpa tua se la tua amica adesso è sotto i ferri tra la vita e la morte. Perché sei una stupida che non sa badare a se stessa e ti fai trascinare dalle emozioni.
Ti vanti di essere intelligente ma certe volte dimostri il contrario.
Per non dimenticare che anche Tyler e Eugene sono venuti in ospedale per colpa tua.
Quindi...

No! Non devo fare vincere la paura.
Non devo fare vincere la paura.

«Ehi»
Dice una voce interrompendo il mio discorso interiore senza senso.
«Tyler?»
Non ci posso credere.
Che ci fa qui?
Come ci è arrivato?
Come fa a sapere che sono in ospedale?
Non importa. L'importante è che sia qui.
Con me.
Lui mi fa stare tranquilla.
Gli corro incontro abbracciandolo.

Lo so cosa state pensando in questo momento.
Ma ho bisogno di qualcuno con cui parlare, sfogarmi e abbracciare.

Tutta colpa di Enid e dei suoi peluche.

Tyler ricambia subito l'abbraccio.
Ci stringiamo per un tempo che non so quantificare.
«Stai bene?»
Mi domanda prendendomi il viso tra le mani.
Ci guardiamo negli occhi.
Poso le mie labbra sulle sue e a quel gesto realizzo una cosa che mai mi sarei potuta aspettare.
Stare lontana da Tyler mi fa stare male. Tanto male. Lo so bene che la nostra è una relazione complicata, malata, chi ne ha più ne metta. Ma non si può decidere di chi innamorarsi, vero?
A pensarci... lui me lo ha detto, e io sono stata in silenzio.
Non gli ho risposto.
Dire ti amo a una persona non è una cosa da poco.
Significa che sei disposto ad amare incondizionatamente l'altro. E quando dici quelle cinque lettere e come se all'altra persona dicessi: "io ti accetto così come sei, al cento per cento, senza filtri. Mi sono innamorato del vero te. In tua compagnia mi sento completo, mentre quando tu non ci sei mi sento perso".
Che cosa smielata!
Mi verrà il diabete dopo stasera di sicuro.

Wednesday: Paura Di InnamorarsiOn viuen les histories. Descobreix ara