L'annuncio

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Non poteva essere semplicemente un sogno. Era tutto così reale.
Sembrava che lo stessi vivendo veramente.
Erano ormai settimane che mi torturavo continuando a pensare a quel maledetto sogno. O visione.
Ma per tutte le torture!!!
Sono più confusa che mai ( non che sia una novità nell'ultimo periodo).
Mi massaggio le tempie.
Mi alzo dal letto di botto sedendomi sulla sedia della scrivania.
Fisso la macchina da scrivere.
Mi verrebbe voglia di scaraventarla in terra per il nervoso, ma non mi sembra il caso dato che l'ho pagata una fortuna.

Con mia grande sorpresa riesco a buttare giù un paio di capitoli dopo finalmente mesi.
Quando finisco, li rileggo.
Ma cos'è questa schifezza?
Accartoccio i fogli che avevo appena scritto.
Oddio, ma perchè l'ho fatto?
Quasi tre ore ci avevo messo!
Maledizione.
Sono proprio una causa persa.

Decido di dedicarmi ad altro. Estraggo il violoncello dal baule, lo posiziono fuori sul terrazzo e inizio a suonare il primo brano che mi viene in mente: Danse Macabre, di Camille Saint-Saëns.
Ormai lo spartito lo sapevo a memoria. La suonavo ogni volta che mi sentivo soffocare per qualcosa ( cioè sempre).

Non sbagliai neanche una nota. Strano.
Perchè invece nella scrittura non riesco ad andare avanti? È come se avessi un blocco. Come se qualcosa mi impedisse di andare avanti con il mio romanzo. O meglio, qualcuno.

No Mercoledì, piantala. Sei una Addams per la miseria. Non devi trasformarti in una di quelle ragazzine che muoiono dietro a un tizio solo per via degli ormoni.
Quante bambine per il loro decimo compleanno hanno ricevuto come regalo un piranha e una sciabola? Per non dimenticare il set di pipistrelli imbalsamati con vari strumenti da tortura? Nessuna.
Ecco come mi sentivo. Assolutamente nessuno.

Non potevo permettere a me stessa di spezzare la promessa che ho fatto a Nero quando lui mi ha lasciata:

Non devo far trasparire nessun tipo di emozione.
Ci rendono fragili, creando così dei punti deboli. E tu per evitare di perderli saresti disposto a fare qualsiasi cosa.
No, non potevo permettere una cosa simile.

E nonostante tutto non riesco a capire per quale motivo non odiavo Tyler. Non riuscivo. Questo non significa che me ne stia innamorando.
Solo pensarlo mi provoca il voltastomaco.

Era stato estenuante stargli lontano per così tanto tempo.
Una parte di me desidera andare a fondo di questa cosa scoprendo una volta per tutte CHE COSA SENTISSI PER LUI, ma l'altra, quella razionale mi grida: " non farlo! così ti trasformeresti in una debole! Te ne pentirai"

I miei pensieri vengono interrotti da un continuo bussare alla porta.

《Se sei tu Mano, entra attraverso la mini-porta sul retro》
Rispondo atona.
《Ehm no, non sono Mano》

Non poteva essere.
Giuro che ora apro quella porta e lo gonfio di botte.
Con che coraggio si presenta alla mia porta?
Lurido.
Schifoso.
Verme.

《Vattene via Xavier. Non voglio finire in carcere di prima mattina》
《Ehi ehi ehi, calmati》
Con che faccia mi dice di calmarmi?
Imbecille.
Stupido.
Idiota.
Questi sono solo alcuni aggettivi che mi vengono in mente pensando al lui.

Xavier= mi fai schifo.

E pensare che ho passato tutta l'estate e credere di provare qualcosa oltre odio e  voglia di ucciderlo.
Per questo mi sputeri in faccia da sola.
Ora provo solo schifo nei suoi confronti.
Rimettersi con Bianca Barclay? è proprio caduto in basso.
Per quanto l'anno scorso Bianca mi avesse "salvato" la vita, la odiavo a prescindere. Va beh che io odio tutti, ma questo penso che si sia già capito da un bel po'.

《Che cosa vuoi?》
sbotto.
《Volevo solo dirti che la preside Lawrence ha un avviso importante da farci. Parole sue, non mie》
《E perchè me lo stai dicendo tu?》
《Perchè... Mercoledì, potresti aprire la porta? 》
《No》

Wednesday: Paura Di InnamorarsiWhere stories live. Discover now