Lo scontro finale

24 3 0
                                    

Non ci posso credere.
Sto davvero accompagnando Garrett Gates a conoscere sua figlia?
Quella pazza psicopatica che mi ha rapita?
Evidentemente la psicopatia è di famiglia.

Beh a pensarci... com'è che si dice?

Tale padre, tale figlia.

Invece per me è un caso a parte.

Effettivamente non so nemmeno dove si trovi Agatah.
Probabile che sia ancora nel sotterraneo della Nevermore?
Non lo so. Tanto vale provare.

«Siamo quasi arrivati»
Esclamo non degnando Garrett nemmeno di uno sguardo.
«Grazie, Mercoledì»
«Me lo hai già detto»
Lo liquido.
«Lo so ma, non saprò mai come ringraziarti veramente. Nessuno è mai stato così comprensivo con me.
Avresti potuto uccidermi, ma non lo hai fatto.»
«Beh, sinceramente non volevo finire in carcere prima di diventare maggiorenne, anche se contando quella volta che ti abbiamo dissotterrato...»
«Aspetta, cosa?»
Esclama Garrett interrompendomi sgranando gli occhi.
«Ah, non lo sapevi? Beh, come potevi se eri morto? Lo scorso semestre io e Madre, o meglio, soltanto io, mi sono messa a scavare nel punto in cui eri seppellito e ti ho fregato un dito. Per farlo analizzare. È da lì che abbiamo scoperto che anche se Madre non ti avesse ucciso,  saresti morto comunque per via del veleno»
«Strano, però. Io le dita ce le ho ancora tutte»
Mi dice osservandosi le mani.
«Questo perché quando una persona torna in vita, solitamente, tutti i pezzi mancanti tornano al loro posto. Non mi chiedere come»
Rivolgo lo sguardo a Garrett.
È sconvolto.
Beh, come biasimarlo.
«Se posso chiedere, dove stiamo andando?»
Mi domanda cambiando discorso.
Sbuffo alzando gli occhi al cielo.
«Alla Nevermore»
Gli rispondo lapidaria continuando a osservare la strada davanti a me.
«È lì che si trova mia figlia?»
«La risposta la conosci già»
Garrett annuisce rimanendo in silenzio.

Dopo circa un quarto d'ora a piedi arriviamo davanti ai cancelli della scuola.
«Ascoltami, non possiamo passare dall'ingresso principale, quindi, dovremmo prendere la scala di servizio che porta appunto al sotterraneo. Quindi, seguimi»
Gli faccio segno con la mano e Garrett obbedisce.

Siamo arrivati davanti alla porta di servizio e devo dire che mette abbastanza angoscia, almeno per le persone normali, non macabre come la sottoscritta.
È piena di ragnatele e del nastro giallo e nero con la scritta "Non entrare" in grassetto.
Penso di festeggiare quì il mio prossimo compleanno.
Sospiro.
C'è il lucchetto.
Ti pareva.
Nulla di ingestibile, però.
«Mano, forcina prego»
Dico aprendo la borsa.
L'appendice me la passa.
Dopo pochi secondi riesco a sbloccare il lucchetto con nessun tipo di difficoltà.
«Wow. Hai anche doti da scassinatrice»
Esclama Garrett sorpreso.
Sbuffo rispondendogli: « Me lo ha insegnato zio Fester quando è uscito di galera»
«Per cosa?»
«Strangolamento»
Garrett rabbrividisce.
Io faccio un leggero sorriso sadico per poi ritornare seria.
«Bene. Ecco fatto. Ora cerchia-»
«Tu! Lo sapevo che ti avrei ritrovata! Sei come un insetto. Corri veloce ma è arrivato il momento di schiacciarti!»
Agatah mi punta un coltellino alla gola.
Ormai sono abituata alle minacce di morte, e non mi scompongo affatto.
Le tiro una gomitata con il braccio destro nella costola così da farla abbassare facendole cadere di mano il coltellino.
«Non lusingarmi. Ti consiglio di non sprecare le tue forze per uccidermi, perché fidati che non è così semplice. E poi non voglio che sulla mia lapide ci sia scritto che mi hai uccisa tu»
Ora Agatah è sdraiata a terra disarmata con le mani in alto in segno di resa.
«Ringrazia che non sia qui per combattere. Ti ho portato qualcuno»
Dico rivolgendo lo sguardo verso la porta d'ingresso.
Agatah si guarda intorno.
«Ciao, Agatah»
Dice  Garrett che aveva assistito a tutta la scena.
Il suo viso ha assunto un espressione mista tra paura e felicità.
Ormai le espressioni facciali sono diventate il mio forte. E di questo me ne vanto parecchio.
«P-papà?»
Balbetta la ragazza.
«In carne e ossa. Almeno, momentaneamente»
Mi guarda per poi riposare gli occhi su sua figlia.
«Ti credevo morto»
Esclama Agatah alzandosi piano dal pavimento.
«Anche io fino a poco fa»
«C-come è... possibile, questo?»
«Grazie alla magia di sangue»
Il viso della ragazza ora è invaso dalle lacrime.
Si avvicina piano a Garrett toccandogli la spalla con l'indice per accertarsi che sia veramente lì davanti a lei.
Quando realizza che non è pazza abbozza un sorriso abbracciando per la vita Garrett.
In queste situazioni la persona che li ha riuniti dovrebbe essere commossa, ma vi assicuro che non lo sono.
Ho stampato sul mio viso la solita espressione priva di emozioni che ultimamente mi riesce difficile tirare fuori.
A guardarli  commossi per essersi ritrovati mi fa venire voglia di un incantesimo del sonno.
Mi guardo intorno sperando che ne sia rimasto un po', ma nada.
«È tutto bellissimo, ma... non voglio farmi venire il diabete»
Dico squadrando entrambi storcendo il naso.
Garrett scoppia a ridere seguito da Agatah ancora abbracciati l'uno all'altra.
La ragazza si stacca lentamente dalle braccia del padre e avanza verso di me.
«Grazie, Mercoledì. E... scusami se ho cercato di ucciderti»
Mi dice imbarazzata.
«Due volte per la precisione»
Agatah mi mostra un sorriso.
Io invece rimango seria. Per oggi ho mostrato fin troppe emozioni.
Si avvicina a me di un passo per abbracciarmi ma io mi allontano facendone uno indietro.
Niente contatto fisico. Lo detesto ancora. Almeno, con certe persone.

Wednesday: Paura Di InnamorarsiWhere stories live. Discover now