Chapter 21 : past

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21 novembre 1995

In modo forzato alla fine mi ero dichiarato a Liang Wu, quattro giorni prima. In quel momento non ringraziai molto il destino, forse per paura di ritrovarmi davanti a un totale rifiuto, eppure meritavo un po' di felicità e così il mio amore fu corrisposto.

Quella sera non accadde molto di che, devo esserne sincero. Avrei tanto voluto fiondarmi tra le sue labbra e lasciarmi andare in un bacio passionale, ma nessuno dei due ne ebbe il coraggio. Fumammo una sigaretta seduti al solito tavolo, centrando la cenere del bicchierino davanti a noi e ci guardammo con occhi affamati. Percepii il suo stesso ardore nelle profondità del mio stomaco, nella mia crescente libido. Capii subito non volesse correre tra le mie braccia, forse per un naturale senso di sicurezza e allo stesso tempo non voleva solo il mio corpo. Anche io la pensavo così, ero innamorato di lui da così tanti mesi che avrei calcolato ogni mio singolo passo nei suoi confronti, per far sì che la nostra relazione crescesse sana.

Ma certe cose sfuggono sempre dal buon senso, soprattutto se si parla d'amore. Sono sentimenti difficili da comandare e per di più io non ne sapevo niente di relazioni. Non avevo mai toccato un uomo e questo mi spaventava molto, avrei tanto voluto che anche per Wu fosse così, ma in quel caso sbagliai.

Passai giorni interi tra le nuvole, immerso nei piccoli ricordi condivisi con lui e nella sua immagine riflessa nella mia memoria. Mi estraniavo dal luogo di lavoro, finivo per commettere futili errori ma che si rivelavano poi catastrofici. Compilavo male i documenti, sbagliavo a scrivere, mettevo il sale nel caffè al posto dello zucchero, dimenticavo le sigarette nella tasca dei pantaloni e così una volta in lavatrice erano da buttare.

Il mio capo mi riprendeva spesso e io subivo in silenzio, chinando la testa e non guardandolo negli occhi.

Dovevo solo tenere duro, come mi ripeteva mia madre quando ero piccolo, che prima o poi il sole si sarebbe affacciato alla mia finestra. Possibile che Wu fosse il mio sole? In effetti era più raggiante di me, il suo sorriso illuminava tutto il mondo circostante.

Quattro giorni dopo mi chiamò, precisamente il 21 novembre. Il mio cercapersone squillò e così mi precipitai subito al telefono dell'ufficio in cui lavoravo. I miei colleghi mi guardarono male, ma a me non importava affatto.

La signorina dall'altra parte della cornetta mi disse con aria allegra: <<Il signor Liang Wu le vuole dire che oggi è a casa dal lavoro e che se vuole lo può trovare questo pomeriggio sulla costa di Kwun Tong, alla fermata dei bus, quella alla rotonda >>

Io deglutii a fatica e poi guardai l'orologio che tenevo al polso. Mancavano solo 3 ore alla fine del mio turno, sarei poi corso a prendere il tram, fino ad arrivare a Kwun Tong. Non ci ero mai stato eppure capii cosa intendesse.

I miei colleghi mi tennero sott'occhio per l'intero arco di tempo restante, spionando dalle divisioni in compensato dei vari uffici. Prestarono attenzione al mio ingenuo sorriso, al mio respiro pesante e alle mie gambe frenetiche. Non mi importava delle loro voci di corridoio, potevano fantasticare su qualsiasi cosa della mia vita, io intanto sarei corso tra le braccia di Wu.

Fortunatamente le ore passarono, più lente del solito però, così con lo zaino in spalla e senza aver pranzato, mi diressi a gran velocità alla metro vicina, finendo per scontrarmi più di una volta con i passanti.

Una mezz'ora dopo arrivai a destinazione, a Kwun Tong. Una voce preregistrata ci informò della fermata e così mi catapultai in una delle porte d'uscita. Non vedevo l'ora di salire i gradini e vedere il sole risplendere nel mare, quello sarebbe diventato uno dei miei luoghi preferiti in tutto il mondo, solo per lui, per Wu.

Cercai di non farmi prendere dal panico, nonostante la mia tachicardia stesse crescendo di minuto dopo minuto.

Uscii dalla stazione e un leggero vento freddo mi accarezzò la pelle calda del viso. Le mie gote erano arrossate, forse per le temperature calde della metro, forse per l'intensa emozione che provavo ogni qualvolta pensavo a Wu. Mi guardai un po' intorno, in cerca del suo sguardo, fino a quando non vidi la rotonda in questione.

Alcuni autobus rossi contornati da finestrini quadrati, erano fermi per un'ipotetica partenza, o forse erano appena arrivati, nessuno lo sapeva. Così corsi seguendo quella direzione, trasportato dal vento. Alla mia destra costeggiavo il mare, non ci avevo ancora prestato attenzione dopo tutto, non mi ero ancora perso nelle sue sfumature e nelle barche che lo attraversavano, quello che mi premeva di più era trovare Liang Wu. E alla fine lo trovai.

Frenai di colpo, non appena mi resi conto che era lui. Era seduto su una panchina, a poca distanza dalla fermata degli autobus. Mi stava dando le spalle e la sua schiena era del tutto ricurva. Il cappotto nero scese lungo la seduta, uscendo dal perimetro in legno. Il vento gli accarezzò i capelli, scompigliandoglieli leggermente. Avrei voluto piangere davanti a quella visione, troppo perfetta e preziosa per me.

Camminai lentamente, avendo quasi paura di fare rumore e in poco tempo arrivai da lui. Gli appoggiai una mano sulla spalla, accarezzando il tessuto del suo cappotto. Il suo sguardo era perso su una fotografia, sembrava quasi uno di quegli stand di cibo che componevano le vie del centro di Kowloon. In quel momento non mi interrogai a riguardo, forse perché si girò improvvisamente verso di me, sorridendomi con un lato delle labbra.

Si alzò improvvisamente in piedi, nascondendo la fotografia nella tasca della sua giacca e infine mi afferrò per un polso, trascinandomi con sé.

Iniziò a correre e io lo seguii, fino a quando le nostre scarpe non si riempirono di sabbia umida. Non capii le sue intenzioni, eppure mi lasciai andare nei suoi confronti. Abbandonai me stesso al suo volere e per la prima volta nella mia vita mi fidai ciecamente di qualcuno.

Le onde del mare, del tutto agitate, erano sempre più vicine, potevo sentire alcune gocce sul mio viso e sui miei capelli. Poi salimmo alcuni massi, avanzando fino al limite.

La mia mano era ancora intecciata alla sua, così morbida e calda.

Poi si fermò improvvisamente, girandosi verso di me e facendomi sbattere sul suo corpo. I nostri visi non erano mai stati così tanto vicini prima d'ora. Il suo respiro, affaticato e corto, lo sentii sulle mie labbra. Un leggero profumo di caffè e tabacco mi circondò, forse perché impregnato nei suoi vestiti.

Mi prese il volto e senza pensarci troppo mi baciò. Per un attimo pensai di averlo già fatto in un'altra vita, forse in una realtà parallela, sempre con lui, sempre sul mare di Kwun Tong, solo in forme diverse. Le mie labbra sembravano quasi destinate alle sue, forse ero riuscito a trovare il modo per reprimere la mia sofferenza, incastonandomi a lui.

<< Wu, potrebbero vederci >> gli dissi a bassa voce, staccandomi da lui e facendo prevalere la mia razionalità.

<< Non mi interessa >> e mi baciò di nuovo, questa volta con più calma. Così mi rilassai e lasciai scivolare le mie mani sulla sua schiena.

Avrei voluto piangere per la gioia, mi sembrò quasi di vivere un'illusione. Io meritavo quell'amore eppure non l'avevo ancora accettato.

Il mare di Kwun Tong e in particolare quella zona rialzata, composta di massi e sabbia trasportata dal vento, diventò per sempre il nostro posto. Dopo poco più di un anno e mezzo ritrovai quel luogo nella mia camera a Buenos Aires, la 2046, dove potevamo essere noi stessi e dove infine ci lasciammo nuovamente.

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2046 | Dong SichengWhere stories live. Discover now