Chapter 18

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26 giugno 1997

La bottiglia in vetro era ricolma d'acqua, situata sull'unico tavolo circolare, nel quale mangiavamo. La luce esterna della città entrava all'interno del mio monolocale, riflettendosi sul vetro lucido e proiettando fasci brillanti sulle pareti.

Con il mio braccio mi oscuravo la vista, per riuscire a dormire meglio. La mia testa era appoggiata al bracciolo del divano, non era di certo comodo ma ormai mi ero abituato. Erano giorni che Wu dormiva sul mio letto, erano giorni ormai che mi osservava durante la notte.

Le lancette dell'orologio rintoccarono, segnalando ormai le tre del mattino.

Poco dopo sentii un lieve fruscio, vicino a me, per colpa del mio sonno leggero. Liang Wu si spostò il piumino, appoggiando i piedi a terra e alzandosi in piedi. Camminò a tentoni, giusto qualche passo, lasciandosi guidare dalla luce appena accennata. Afferrò il bordo della mia coperta, tirandolo leggermente nonostante avesse entrambe le mani fasciate. Quando mi accorsi della sua presenza era ormai troppo tardi, si era già steso vicino a me, sistemando il volto sulla mia spalla.

Il panico era scoppiato nelle profondità del mio cuore, forse non ero ancora pronto a un tale livello di intimità. Forse non ero del tutto pronto a ricevere nuovamente amore, così mi discostai da lui, girandomi di lato e dandogli le spalle.

<< Che fai? >> gli domandai in modo rude e quasi scocciato, di fatti aveva disturbato il mio sonno.

<< Voglio solo dormire con te >> brontolò con la bocca impastata << dai rimettiti a dormire >>

Ma io mi tirai su, mettendomi a sedere sul divano. Era la cosa che più volevo al mondo, certo, eppure non fui in grado di accettarlo.

<< Vuoi te il divano? >> gli chiesi in modo scontroso.

<< Dai Sicheng rimettiti a dormire >> piangnucolò ancora. Quel divano era un po' piccolo per due persone, ma il motivo non era questo.

<< Vado io sul letto allora >> continuai facendo leva con le mie braccia e scavalcando il suo corpo. Pochi secondi dopo fui sotto le lenzuola, le sistemai leggermente, ma lui non si diede comunque per vinto. Venne nuovamente da me, sedendosi sul bordo.

<< Non fare così >> pronunciò, appoggiando la testa al mio petto.

<< Allora vado sul divano >> dissi subito dopo, cercando di scappare dalle sue braccia.

<< Dai piantala >> e si posizionò su di me, quasi steso, appoggiando le ginocchia vicino le mie gambe. Non c'era nulla di erotico in quel gesto, ma trovarmi faccia a faccia con lui mi scombussolò tutto l'animo. Accarezzò la mia collanina, sorridendo leggermente, forse rimembrando i vecchi ricordi.

<< Perché sei così scontroso? >> mi domandò in modo gentile, cercando di capire se stessi bene, ma ormai era troppo tardi.

<< Mi hai disturbato mentre stavo dormendo! >> risposi arrabbiato, cercando di scacciarlo da me. Così si spostò di lato, prendendo la porzione del letto vicino al muro.

<< Allora dormiamo dai >> continuò mettendomi un braccio attorno alle spalle, per darmi quell'affetto di cui tanto avevo bisogno.

<< Va bene >> e alla fine lo lasciai vincere. Gli diedi le spalle e inserii le mani sotto il cuscino, cercando di trovare la comodità giusta per riprendere sonno, nonostante il mio cuore palpitante non volesse lasciarmi in pace.

Gli scacciai il braccio da intorno al mio corpo, ma lui lo riposizionò come prima. Tentai ancora di allontanarlo, ma niente, lui non voleva saperne. E in un certo senso lo ringraziai con tutto me stesso quella notte, perché avrei tanto voluto che non lo facesse.

<< La mano, mi fai male >> disse ridendo leggermente. Il suo respiro mi accarezzò il collo, la sua pelle calda riscaldò la mia. Ero felice di averlo nuovamente con me, ma non ero ancora riuscito a dirglielo.







27 giugno 1997

Avevo lasciato quel locale di tango ormai da tre giorni, ma fortunatamente il destino era dalla mia parte. Non mi ero riposato neanche un istante, le mie tasche non me lo permettevano, così mi aggirai per il quartiere cinese per varie ore, finché non trovai il coraggio di entrare in uno dei ristoranti.

A Buenos Aires c'erano pochi cinesi, gli abitanti di Hong Kong erano ancora meno, per questo era importante mantenere la comunità.

Non era appeso alcun annuncio davanti al ristorante, eppure io tentai. Mi accolse una signora un po' anziana, con un paio di piccoli occhiali sul naso. Mi scrutò il viso, poi le mani, poi le braccia. Tentennò qualche secondo, ma poi mi assunse come lavapiatti.

Avrei dato un aiuto in cucina, occupandomi di mansioni non troppo complicate e che non avessero bisogno di esperienza passata.

Quello era il mio primo giorno, ero agitato, non avevo mai lavorato prima in un ambiente simile.

Indossavo un cappellino come il resto dei dipendenti, per non disperdere i miei capelli in giro. Il mio grembiule bianco, seppur diverso, mi ricordò quello che indossava Liang Wu quando faceva il cameriere al Tulip. A me cadeva male, non ero di certo affascinante come lui. Continuai a stringerlo in vita più e più volte, ma ogni volta si slacciava.

I guanti in plastica mi proteggevano le mani dall'acqua calda. Alcune gocce mi cadevano sul grembiule, altre sulle maniche della mia felpa. Poi mi asciugavo la fronte sudata, per le temperature fin troppo alte che circondavano la cucina, per colpa dei fornelli sempre accesi.

Gli altri dipendenti parlavano tra loro ad alta voce, questo mi causò un lieve mal di testa, eppure, il ragazzo vicino a me, che passava i piatti puliti al cuoco, lo trovava estremamente rilassante.

I suoi capelli neri lisci uscivano dal cappellino, oscurandogli la vista. Era molto più basso di me, certe volte non lo vedevo, sembrava quasi sgattaiolare in ogni angolo della cucina, passando gli ingredienti, disponendo i piatti sul ripiano, tagliando qualche verdura. Era lì come aiuto cuoco, almeno è questo che mi disse, con un cantonese quasi eccellente.

Quella sera si presentò a me come Ten, nome alquanto strano pensai. Aggrottai le sopracciglia, ripetendolo nella mia testa. Ma non lo interrogai, non mi sembrava il caso, non volevo risultare antipatico fin da subito.

Così mi misi all'opera al lavello, tra una spugna pregna d'acqua e varie bolle di sapone.

Lo sentii canticchiare, vicino a me, i suoi occhi erano leggermente chiusi e un sorriso sereno accompagnava la sua energia positiva.

Io invece mi estraniai dalla situazione, finendo per pensare a Liang Wu, come sempre. Il suo volto sopra al mio, a pochi centimetri di distanza, come la sera precedente o le restanti notti passate insieme, quando eravamo fidanzati. Quei giorni mi sembravano così distanti, ma allo stesso tempo così vicini.

Mi ero comportato come un coglione, dissi tra me e me, chiudendo gli occhi per la vergogna. Ma nonostante questo non vedevo l'ora di tornare a casa, da lui, per accertarmi che stesse bene e per stare in sua compagnia.

Molto probabilmente mi sarei rilassato sul divano e lì lo avrei visto addormentarsi, con una guancia appoggiata al cuscino soffice. Gli avrei accarezzato un sopracciglio e poi i capelli, osservando i suoi lineamenti. Infine avrei sognato di baciarlo, come quella volta sulla costa di Kwun Tong.

 Infine avrei sognato di baciarlo, come quella volta sulla costa di Kwun Tong

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