Chapter 27 : past

14 6 25
                                    

21 dicembre 1995

Quei giorni ad Hong Kong mi sembrarono molto strani, non so dirne esattamente il motivo. Il sole era tornato, tanto che riscaldò la città di qualche grado in più rispetto alle settimane precedenti.

La mia vita non era cambiata affatto, nonostante io e Wu fossimo ormai una coppia. Andavo al lavoro, consumavo il mio pasto da solo alla mia scrivania, mentre tutti gli altri miei colleghi chiacchieravano allegramente in corridoio.

Certe volte, in quei momenti di profonda solitudine, ripensavo a dove mi aveva portato il destino e mi chiedevo cosa stessero facendo di preciso i miei genitori. Non li sentivo da tanto, mi mancavano decisamente troppo per ammetterlo a me stesso e soprattutto a loro. Forse mio padre, seduto su un macchinario intento a livellare il terreno di coltivazione, si stava chiedendo lo stesso. Forse, con rammarico, provava rimorso e nostalgia, mentre solo il rumore della ruspa lo circondava.

Sapevano mi trovassi ad Hong Kong, ma nulla di più, ormai non parlavo più con nessuno dei miei familiari, dopo quello che era successo. Mi vedevano come un ladro, avevo completamente tradito la loro fiducia, questo non posso negarlo.

Mio padre è sempre stato un uomo troppo privo di sentimenti per accettare di fare un passo indietro e di telefonarmi. Forse gli mancavo, forse no, ma trasferendomi lì avevo deciso di sfogliare un nuovo capitolo della mia vita.

Quel pomeriggio, tornando a casa dal lavoro, mi fermai in un'altra tappa, diversa dal Tulip. Il viso di Liang Wu mi avrebbe migliorato la giornata, ne ero sicuro, ma purtroppo dovevo sbrigare un urgente favore per Yukhei.

Quest'ultimo mi chiamò la notte precedente, svegliando così l'intero vicinato. Il telefono alla portineria suonò e precisamente alcuni secondi dopo il gestore delle camere venne da me, bussando alla mia porta.

Stavo facendo un bellissimo sogno, che mi fece riportare alla serata di diverse settimane prima a casa di Wu, ma questo è un altro discorso.

Ancora con gli occhi assonnati e dopo tre lunghi sbadigli, scendendo per le scale e recandomi al telefono principale, riuscii a rispondere.

Yukhei, tutto pimpante, mi parlò come se fossi anche io fresco come una rosa. Inutile dire che dovette ripetermi il discorso per ben tre volte. Un suo amico, di nome Yangyang, con cui ogni tanto andava in giro a spassarsela, sarebbe partito nuovamente per Dusseldorf, per poche settimane, tanto che non sarebbe più riuscito a tenere il suo adorato gatto.

Io girai gli occhi, chiedendomi se quella fosse un'allucinazione o la pura realtà. Peccato che Yukhei mi stesse chiedendo veramente di andare a recuperare quel gatto e di tenerlo da me fino a quando non sarebbe tornato, dato che lui era costantemente al lavoro.

Così accettai, perché ero un buon amico e forse anche una brava persona. Liang Wu me l'avrebbe ripetuto spesso di lì in poi.

Fortunatamente era un pomeriggio soleggiato, mi aspettava un bel tragitto a piedi, dato che l'abitazione di Yangyang era localizzata nel quartiere di Un Chau, a nord.

Mi incamminai, tenendo il mio zainetto sulla spalla e decisi di accendermi una sigaretta, ormai quel vizio l'avevo preso da Wu stesso.

Mi persi nei raggi caldi del sole, tenendo d'occhio i cartelli stradali, fino a quando qualcuno non sbatté contro di me, urtandomi per la spalla. Per poco la mia sigaretta non le volò addosso colpendole i vestiti. Mi guardò, abbassandosi gli occhiali da sole, la sua frangetta scura le copriva del tutto la vista, forse per questo non riuscì a vedermi, o forse era solo maldestra per via dei pensieri. Non mi chiese scusa e così neanche io lo feci. Solamente alcune settimane dopo venni a sapere il suo nome, Mei. Abitava al Chungking Motel ed era l'attuale fidanzata del figlio del proprietario, Dejun. Mi raccontarono della sua sventura amorosa, del suo amore perduto, ero così dispiaciuto per lei.

Pensai alla sua figura per i successivi trenta minuti, chiedendomi se anche lei avesse sentito lo stesso nelle profondità nel suo animo. Ma fortunatamente ben presto arrivai davanti all'abitazione di questo fantomatico Yangyang.

Mi aspettavo uno spilungone, più vecchio di me, con gli occhiali rotondi e i capelli scuri a spazzola, ma mi aprì un vero e proprio ragazzino, con gli abiti larghi che assomigliavano a quelli dei bambini e i capelli scompigliati biondi. Strabuzzai gli occhi, pensando di aver sbagliato porta, quando però osservando il citofono questo riportava il suo nome.

Finimmo sul divano del suo bilocale striminzito, con la gabbietta del gatto già sulle mie ginocchia. Tenevo il manico con una mano, mentre con l'altra stavo cercando irrimediabilmente di non tirarmi un ceffone per la mia bontà.

Davanti a me alcuni libri accatastati e altri cd nuovissimi buttati alla rinfusa. Mi offrì una tisana, ma ero sicuro mi avrebbe fatto agitare più che calmare.

Il gatto in questione, con il pelo corto e sfumato, continuava a fare le fusa e a scontrarsi con la gabbietta di plastica. Il suo nome era Tianmianbao, non avevo mai sentito nulla di simile prima d'ora.

<< Mi raccomando dagli da mangiare due volte al giorno, solo questi croccantini, dagli sempre acqua e prima di dormire spazzolagli il pelo e fagli due grattini sulla pancia, sennò non si addormenta >> sembrava quasi che Yangyang tenesse più a quel gatto che all'intera umanità.

<< Quanto dovrei tenerlo? >> gli chiesi con il sudore sulle tempie. Questo avrebbe mandato all'aria tutti i miei momenti liberi che avrei potuto passare con Wu, ero decisamente fin troppo scocciato per sembrare contento.

<< Due settimane >> mi rispose in cinese, con un accento ben diverso da quello mandarino che solitamente parlavo io quando ancora abitavo a Wenzhou.

<< Va bene >>

<< Grazie Sicheng, mi fido di te, Yukhei mi ha detto che sei il suo migliore amico, per favore trattalo bene Tienmianbao >> disse per poi fargli due carezze oltre la grata di metallo.

<< Certo, non ti preoccupare, farò il possibile >>

<< Quando tornerò ti pagherò volentieri una cena per il disturbo >>

E così finii per portarmi a casa quel gatto, senza rendermi conto che sarebbe diventato il mio vero migliore amico, con il quale avrei vissuto forse i giorni più belli della mia vita.

E così finii per portarmi a casa quel gatto, senza rendermi conto che sarebbe diventato il mio vero migliore amico, con il quale avrei vissuto forse i giorni più belli della mia vita

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.
2046 | Dong SichengWhere stories live. Discover now