Chapter 5 : past

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28 ottobre 1995

Parlai per la prima volta con Liang Wu, al di fuori del suo orario di lavoro, in una delle tante giornate nuvolose e autunnali di Hong Kong.

Il meteo dichiarava pioggia, ben presto la città si sarebbe riempita di pozzanghere.

Mi ero già armato di ombrello, uno di quelli piccoli comprati nelle bancarelle fitte e accatastate nei portici di Tong Mi, vicino il centro. L'avevo riposto nella tasca della mia giacca, non consentendomi così di inserire anche la mia mano in essa.

Girai dunque con una mano al riparo e una rilassata lungo il corpo, fino a quando non notai qualcuno seduto nei tavolini esterni del Tulip. Proprio per il maltempo molti clienti si accomodarono all'interno del locale, solo lui invece aveva deciso di accogliere il vento e le prime gocce di pioggia.

Me ne stavo tornando a casa, dopo una mattinata passata al lavoro. All'epoca abitavo in un piccolo monolocale, situato a sud-est, vicino alla costa, nel quartiere di Hok Yuen. Era un enorme complesso residenziale, abbastanza degradato e con innumerevoli lavori strutturali in corso. Mi piaceva stare lì, non lo nego.

Come spesso accadeva passai inconsciamente davanti al Tulip. Dico inconsciamente perché ero già innamorato di Liang Wu da tempo, non era la prima volta che lo vedevo e non sarebbe stata neanche l'ultima.

Lui era uno dei pochi camerieri uomini nel locale, mi innamorai di lui fin da subito, non appena lo vidi dall'altra parte del bancone, con la sua camicia bianca, il grembiule scuro che gli toccava le ginocchia e i pantaloni larghi. I suoi occhi splendevano di più e il suo sorriso non abbandonava mai il suo volto.

Così iniziai a frequentare il locale assiduamente, collocandomi fuori all'aperto e aspettando che arrivasse per prendere la mia ordinazione. Imparai ben presto i suoi turni e puntualmente mi presentavo durante il suo orario di lavoro.

Quel giorno dunque lo trovai fuori all'aperto, seduto nel primo tavolino, nel quale di solito non ci andava mai nessuno, perché troppo adiacente all'enorme albero che costeggiava la strada principale.

Aveva tra le mani il giornale della città e attraverso le sue sopracciglia aggrottate e il suo sguardo addolorato riuscii a capire che qualcosa di spiacevole era accaduto.

Mi avvicinai a lui, tirando fuori tutto quel coraggio di cui fino a quel momento mi ero privato. E gli parlai.

<< Ciao, tutto bene? >> gli chiesi come uno stupido. Ma volevo solamente accertarmi delle sue condizioni.

Pensai subito potesse riconoscermi, dato che frequentavo spesso il locale e ogni tanto i nostri sguardi si incrociavano.

Lui tirò su il viso, perdendosi totalmente nei miei occhi. Un brivido mi attraversò il corpo, come se non avessi mai vissuto davvero fino a quel momento.

E solo allora lessi la prima pagina del giornale, che stava accuratamente tenendo stretta con i pollici, facendo resistenza al vento.

Riportava un necrologio, ben presto capii chi fosse. Un giovane ragazzo, non troppo più grande di me, era morto quella mattina stessa. Ma non era una persona qualunque, era il killer più spietato di tutta Hong Kong, che sterminava interi gruppi malavitosi e si aggirava nella notte. Molto probabilmente se non avessi visto il suo volto stampato sopra non lo avrei riconosciuto.

<< Ma guarda chi c'è qui >> mi rispose sorridendo << oggi non posso servirti, è il mio giorno libero >>

Era così bello, non riuscii a pensare ad altro. Una piccola fossetta si formò a lato della sua guancia, facendomi sprofondare in un batticuore realmente pericoloso.

<< In verità non pensavo di fermarmi, sto andando a casa >> cercai di dire grattandomi la testa per l'imbarazzo.

Il mio cuore sobbalzò, per la prima volta avevo catturato la sua piena attenzione, finalmente avrebbe potuto guardarmi per più di due secondi, come era suo solito fare.

E in quel preciso istante un tuono spezzò il silenzio, riportandoci alla realtà e schiarendoci i pensieri come una lama affilata.

Una goccia dopo l'altra iniziò a scendere su tutta Hong Kong, prima lentamente, tanto che potevo quasi contarle sulla superficie scura del tavolo, poi diventarono infinite e uno scroscio d'acqua si abbatté tra le strade.

Liang Wu si alzò improvvisamente, portandosi dietro il giornale e piegandolo sotto al braccio. Seguii velocemente i suoi movimenti, pensando alla crudeltà del destino, che ancora una volta mi aveva privato del mio momento di gloria.

Andò a ripararsi sotto la tettoia del Tulip, pulendosi la giacca con le mani e spostandosi i capelli leggermente umidi all'indietro. Io mi stavo completamente bagnando i vestiti eppure non ci feci caso. Arrivai a passo lento al suo cospetto e solo allora riuscii a riprendere il ritmo regolare del tempo.

<< Come mai sei qui al Tulip anche nel tuo giorno libero? >> gli chiesi ancor prima di razionalizzare la mia sfacciata impulsività.

Lui rise leggermente, lasciandomi qualche secondo per crogiolarmi nelle sue labbra.

<< E tu perché passavi di qui? >> rispose con un'altra domanda, guardandomi dritto negli occhi e rimando con la bocca semi aperta. La cosa lo divertiva molto, ma al contrario suo io mi sarei voluto sotterrare.

<< È la strada che faccio di solito per tornare a casa >> mentii molto bene, ma mi resi conto fin da subito che certe cose, soprattutto se si parla di sentimenti, sono difficili da occultare.

Seguì tutta la mia figura con gli occhi, per infine posarla a terra e alzare le sopracciglia come sorpreso dalle mie stesse parole. Si tastò poi la giacca e ben presto trovò il suo pacchetto di sigarette. Ne tirò fuori una e se l'appoggiò rapidamente sulle labbra.

<< Sono settimane che ti vedo qui, se non mesi e ancora non so il tuo nome >> disse con tutta sincerità, accendendosi la sigaretta con un fiammifero.

Io tossii, un groppo mi si formò all'altezza della gola e anche lui lo notò.

<< Mi chiamo Dong Sicheng >> riuscii a dire in maniera forse troppo rigida e formale.

Mi sarei voluto dare una manata in fronte eppure non lo feci. Potevo resistere, avrei lottato con tutto me stesso per averlo. Perché sì, io volevo solo lui, volevo amare solo lui nella mia vita.

<< Io invece sono Liang Wu >> rispose con un sorriso, buttando fuori il fumo dalla bocca.

<< Certo lo so, l'ho letto dalla tua targhetta... Quando sei di servizio >> mi ero fregato con le mie stesse parole, ora avrà sicuramente capito che sono interessato a lui. Riuscii solamente a pensare questo, tra me e me.

Forse mi preoccupavo troppo.

<< Allora piacere Sicheng, ci rivedremo qui al Tulip suppongo >> concluse, prima di andar via, lasciandomi uno sguardo indecifrabile e quasi provocatorio.

E io mi sciolsi insieme alla pioggia.

E io mi sciolsi insieme alla pioggia

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