Chapter 34

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12 agosto 1997

Era finalmente arrivata la primavera a Buenos Aires e con questa anche le giornate si stavano allungando. Il sole tramontava sempre più tardi, era sempre alto nel cielo, la temperatura non sembrava scendere più di tanto.

Un nuovo ragazzo era arrivato nel locale in cui lavoravo. Me ne resi conto solamente quando entrai, verso tardo pomeriggio. Con uno straccio bagnato stava pulendo ogni zona del bancone, lucidandolo come se in fin dei conti non l'avessi fatto la sera precedente. Rimasi a guardarlo per un paio di secondi, come stupito, con il mio zaino in spalla e alcune buste da sistemare nel magazzino. Poi si accorse di me e si girò, strofinandosi velocemente le mani nel suo grembiule e inchinandosi per salutarmi.

Si chiamava Hendery, veniva da Macao ed era arrivato da una settimana ad Buenos Aires. Questo mi disse per presentarsi, senza darmi la possibilità di rispondere. Era un ragazzo, di qualche anno più giovane di me. I suoi capelli scuri, leggermente lunghi, gli arrivavano quasi alle spalle mentre il ciuffo davanti agli occhi gli contornava gli zigomi.

Solo in quel momento capii che la mia capa l'avesse assunto senza avvisarmi, quelli erano i suoi primi giorni di prova. Perciò cercai di essere gentile e simpatico nei suoi confronti, come lo era stato lui nei miei e lo salutai.

Non appena mi girai per dirigermi nel magazzino per sistemare alcuni prodotti e per cambiarmi, lui tornò più scattante di prima a pulire il bancone e alcuni utensili da cucina. Non avevo mai visto una persona così tanto energica. Forse aveva solamente bisogno di qualche soldo.

Attraversai quindi il corridoio, grattandomi le palpebre per cercare di essere più lucido e per provare a svegliarmi dal mio solito stato catatonico. Aprii la porta e lì lo vidi, leggermente illuminato dall'unica fonte di luce che proveniva dal soffitto. Una semplice lampadina gialla, con l'interruttore a penzoloni che quasi gli toccava il corpo. I suoi vestiti erano appoggiati alla sedia dove solitamente sistemavamo le nostre cose. Deglutii a fatica e mi godetti quei pochi istanti, poco prima che si accorgesse della mia presenza.

La sua pelle era leggermente sudata, poco più scura della mia. Le ombre delineavano la sua schiena, evidenziando i pochi muscoli che possedeva. Venni quasi trasportato ai vecchi ricordi, alle sue spalle sempre in tensione e al poco sudore sulla sua pelle che si creava per l'umidità di Hong Kong.

Avrei voluto andare là e baciare ogni centimetro del suo corpo, stringerlo, sentirlo mio, eppure sapevo che in fin dei conti non potevo averlo, perché lui non era il mio Wu.

Poi si girò, tenendosi accuratamente la maglietta bianca tra le mani, tirandola all'estremità per poterla indossare.

Mi sorrise debolmente, quasi imbarazzato e poi mi salutò con lo sguardo. Io per poco non svenni, per poco non lasciai andare le buste a terra, molto probabilmente avrei fatto un disastro. E così replicai, abbassando immediatamente la visuale sul pavimento e concentrandomi su quanto dovevo eseguire.

Quella sera il ristorante non fu troppo pieno, fortunatamente, sennò il mio corpo ne avrebbe risentito notevolmente.

Dovetti spiegare ad Hendery ogni cosa sul locale. Ogni prodotto, ogni piatto, tutte le abitudini che a mia volta avevano spiegato tempo indietro.

Ogni tanto intralciò il mio lavoro, nonostante volesse solamente aiutarmi. Non sapeva stappare le bottiglie, neanche tagliare decentemente le verdure per poi passarle al cuoco. Continuava ad asciugarsi la fronte con l'avambraccio, proprio per il caldo dei fornelli. Gli davo alcuni ordini, cercando di essere gentile, per facilitare il lavoro di tutti e già dopo alcune ore aveva appreso molte cose.

Non appena il ristorante chiuse e la mia capa girò il cartello dell'entrata, mi lasciai andare, tanto che un peso si staccò dal mio petto, alleggerendomi il corpo. Una marea di piatti erano ancora da lavare, le bacinelle piene d'acqua per le posate stavano strabordando. Eppure io mi appoggiai al bancone centrale, tirando immediatamente fuori una sigaretta dal mio pacchetto, che custodivo nella tasca della mia camicia, per infine accendermela e rilassarmi.

2046 | Dong SichengWhere stories live. Discover now