Chapter 33 : past

14 6 22
                                    

28 febbraio 1996

Per la prima volta dopo svariati giorni ero riuscito a mettere piede fuori dalla mia camera.

Quel pomeriggio pensai molto ai vecchi ricordi, agli insegnanti dei miei genitori, a tutti i momenti difficili che avevo attraversato nella mia vita. Spesso mi accadeva di farlo nel bel mezzo della giornata, soprattutto mentre stavo lavorando. Dei flash improvvisi del passato mi attraversavano la mente, provocando tensione nel mio corpo e irrigidendo ogni mio muscolo. Solo così mi rendevo conto che dovevo essere più forte nei confronti di me stesso, nonostante non fosse facile.

Riuscii ad abbandonare il mio letargo, prendendo coraggio per affrontare la vita. Mi vestii bene, nonostante non sapessi esattamente dove andare o cosa fare per stare meglio.

Parlare nuovamente con Wu mi avrebbe solamente riportato in un vortice di dolore e sofferenza, per non citare Yukhei. Non si era ancora fatto vivo per scusarsi o per chiarire la situazione. Certo, la colpa era sua tanto quanto mia, lo avevo completamente ignorato per giorni, spegnendo il mio cercapersone, non dandogli così la possibilità di parlare.

Ad Hong Kong la primavera era ormai alle porte, il sole era sempre alto nel cielo. Questo mi diede l'energia per riprendere in mano la mia vita e per ricominciare, in un qualche modo.

Il portinaio si stupì quasi della mia presenza, quando mi vede ai piedi delle scale, con le chiavi tra le dita e le scarpe ben allacciate ai piedi. Mi salutò, in modo titubante, chiedendomi se stessi bene. Io annuii, con un falso sorriso. Non dovevo pensare a Wu, solo questo continuai a ripetermi.

Era ormai sera, di lì a poco il sole sarebbe tramontato e le tenebre avrebbero governato nuovamente Hong Kong. Il traffico si stava intensificando nella città, bloccando le strade del centro.

Decisi di recarmi verso Mong Kok, a pochi isolati da casa mia e dopo vari viali alberati, mi ritrovai nella vera e propria metropoli, ai piedi del nuovo Mc Donald's. Non ci avevo mai mangiato, a dir la verità non avevo mai mangiato un burger in stile americano lì ad Hong Kong, nonostante fosse molto in voga. Le pubblicità contornavano i cartelli appesi ai muri e alle fermate dell'autobus, solo in quel momento me lo ricordai. Così decisi di entrare e di mangiare da solo, cercando di accantonare la monotonia.

Non c'era nessuno, forse perché era ancora presto e le persone stavano rincasando giusto in quel momento. Lo preferii in un certo senso, non amavo particolarmente la folla e il rumore.

Presi un cheeseburger, delle patatine fritte e una coca cola, sperando di non dare problemi al mio stomaco. E con il vassoio in mano mi addentrai negli spazi contigui, dedicati alla consumazione. Dopo una rapida occhiata, mi resi conto di essere da solo, in compagnia di una coppia, un ragazzo e una ragazza, in quella grande stanza monocroma e piena di slogan sul Mc Donald's. Una sorta di statua in ceramica di un clown, rigorosamente decorato con i colori tipici della catena americana, teneva in mano un panino del tutto artificiale, questo mi destabilizzò alquanto.

Mi sedetti, tirando la sedia sotto al tavolo e infine aprii la confezione del mio panino.

Di fronte a me avevo queste due persone. Provai a non fare contatto visivo con loro, ma fu quasi inevitabile. Mi sembrò quasi di aver già visto la ragazza. I suoi capelli e il suo sguardo non mi erano nuovi. Forse l'avevo incrociata per le vie del centro. Così iniziai ad indagare nelle profondità della mia mente, alla ricerca di quel viso così noto.

Nessuno dei due stava parlando, l'altro si esprimeva a gesti, indicandole cose che non riuscivo proprio a capire.

Con mio grande stupore, a metà della mia cena, i due si alzarono, dopo avermi adocchiato e infine mi chiesero se potessero sedersi di fronte a me per mangiare insieme. Io spostai il mio vassoio e mi pulii velocemente la bocca con uno dei tovaglioli in carta che mi avevano lasciato.

Quella sera conobbi finalmente Mei e il suo ragazzo Dejun, fu quasi dettato dal destino. Solo così venni a scoprire della loro amicizia in comune con Liang Wu. Inutile dire che quasi strabuzzai.

Mei fu l'unica a parlare con me, forse si era accorta del mio profondo malessere, mentre Dejun si limitò ad ascoltare e ad annuire energicamente con la testa e i suoi occhi.

Mi disse che mi aveva già visto in giro, ma non riusciva a capire dove. Così le rivelai che da poco mi ero ricordato del nostro accidentale scotro tra le vie di Hong Kong qualche settimana prima. E lei sospirò, sorridendo con l'angolo della bocca.

Le chiesi se fossero di lì e lei mi rivelò che alloggiava al Chungking Motel, lo stesso posto che avevo attraversato quando ero in cerca di una camera, durante i miei primi giorni di trasferimento ad Hong Kong. Anche quello poteva essere un segno del destino? Per me era proprio così. Poi guardò Dejun, lasciandosi andare nei miei confronti e affermando che lui era il figlio del proprietario. Fatto alquanto strano che ora stessero insieme.

Così, farfugliando qualche parola, continuai il discorso domandandole se si fossero incontrati proprio lì al Chungking. Il suo sguardo mutò improvvisamente. Abbassò gli occhi e le sue labbra si trasformarono in una smorfia di tristezza e malinconia.

Scosse la testa e dopo un lungo respiro profondo mi disse che l'aveva conosciuto perché un certo Kun gli aveva salvato il culo. Questo suo modo di parlare mi fece alquanto ridere. Non mi sentivo così spensierato da molto tempo.

Mai avrei pensato che quel Kun fosse il temibile killer che provocava sparatorie per Hong Kong. Allo stesso tempo mai avrei pensato che Mei facesse parte dello stesso giro.

E poi fu il suo tempo di pormi altrettante domande. Investigò i miei occhi, scavando nella profondità del mio animo e lì, una volta giunta al nucleo centrale, mi chiese se avessi bisogno di esternare qualcosa. Alla fine loro erano completamente degli estranei per me, avrei potuto riversare tutti i miei problemi eppure io non ero così, non ero mai stato così. Riuscii solamente a pronunciare il suo nome, Liang Wu. Gli dissi che era la prima volta che uscivo di casa dopo svariati giorni.

Mei non sapeva esattamente che cosa dire, forse perché non era la persona più adatta per dare consigli in amore, Dejun non era da meno. Si guardarono qualche secondo e poi la ragazza, dopo aver sorseggiato il fondo della sua coca cola, mi chiese se lo amassi. Io, come uno stupido, risposi di sì. Forse lo avrei addirittura amato per il resto della mia vita, ma non sapevo dire il perché.

Lei mi consigliò di parlargli, come se tutto fosse così semplice. Io annuii. Sicuramente in quel momento stava lavorando al Tulip, ne ero certo, eppure mi mancava il coraggio per andare là e discutere nuovamente con lui. Perché sapevo che se l'avrei rivisto lo avrei perdonato, per poi un giorno ricominciare.

 Perché sapevo che se l'avrei rivisto lo avrei perdonato, per poi un giorno ricominciare

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.
2046 | Dong SichengWhere stories live. Discover now