Chapter 32

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9 agosto 1997

Era un venerdì sera e stranamente i tavoli prenotati erano pochi. Questo significava solo una cosa, non avremmo finito il turno completamente esausti.

Molti tavoli, apparecchiati e tirati a lucido, erano rimasti completamente intoccati, mentre altri, seppur pochi erano ancora da rifare.

Due clienti, seduti al tavolo 19, l'ultimo all'interno del locale, si arrabbiarono notevolmente con Wu. Non lo sgridarono certo per la sua performance come cameriere, ma con tono irritato gli fecero presente molte avversità. Io lo osservai dall'oblò della porta della cucina, continuando a spostare lo sguardo prima sul suo viso poi su quello dei due signori.

Erano cinesi, molto probabilmente, dall'accento, provenivano da Pechino. Le loro espressioni non erano propriamente felici e serene.

Liang Wu li assecondò, chinando il capo e mostrandosi educato nei loro confronti, nonostante i suoi occhi rivelassero il contrario. Gli dissero che il menù era troppo limitato, il personale fu scortese perché non li aveva accolti in modo sorridente e per di più precisarono il loro malcontento nell'essere stati affianco a un tavolo da rifare, con le bottiglie vuote e i piatti sporchi, per ben venti minuti.

Sentendo le loro parole la mia mente si annebbiò. Iniziai a scuotere il capo, avrei tanto voluto andare là e cacciarli personalmente dal locale per la loro mancanza di rispetto, eppure il cuoco mi fermò, prendendomi per un braccio e dicendomi di lasciare stare.

Ma perché lo stavo facendo? Mi importava davvero delle loro parole? Il locale non era il mio, ero semplicemente un aiuto cuoco. Ben presto avrei capito il vero motivo.

Quella sera girammo il cartellino "closed" abbastanza presto. Il cuoco e gli altri ragazzi del locale decisero di ritirarsi in una delle loro solite partite di Mahjong. Ogni tanto potevo sentirli bisticciare, mentre ero intento a lucidare il bancone centrale della cucina e la macchinetta del caffè.

Liang Wu era poco distante da me. Il suo respiro pesante sovrastò il silenzio. Ogni tanto, quando mi giravo a guardarlo, finivo per cadere con gli occhi sulle sue labbra, proprio mentre aspirava la sua sigaretta. Il fumo ci circondò ben presto, interpellando direttamente il mio vizio e la mia voglia di fumare una sigaretta dopo il turno di lavoro.

<< Sicheng, volevo chiederti... >> disse all'improvviso, prendendomi di sprovvista. Io spalancai gli occhi, il mio cuore perdeva sempre qualche battito quando lo sentivo pronunciare il mio nome << Questa sera hai da fare? >>

Io feci spallucce, cercando di apparire disinvolto. Non riuscii a guardarlo negli occhi, nonostante mi fossi girato momentaneamente, così continuai a passare il panno pulito sulle superfici.

<< Perché dici? >> gli domandai in cinese.

<< C'è un locale dove si balla, qua vicino, si chiama Cantina Gennarino, 3 Amigos, non so se hai presente, sembra carino, potremmo farci una birra >> disse sprizzando gioia da tutti i pori, nonostante in quel momento ero sicuro si volesse sotterrare per l'imbarazzo. Certo, era più grande di me, aveva 30 anni, eppure non mi sembrava molto sicuro di sé. O forse aveva solamente paura di un mio rifiuto.

<< Sì, ma non voglio fare tardi che sono stanco >> accettai, perché mi mancava svagarmi con qualcuno e provare ad essere sereno. E per di più avevo voglia di conoscere meglio Liang Wu.

Arrivammo da 3 Amigos dopo un'oretta scarsa, nonostante non fosse molto lontano dal locale dove lavoravamo. Ci cambiammo molto lentamente, nel solito magazzino, appoggiando i nostri grembiuli negli scaffali accanto ai prodotti. Io non lo guardai, non ci riuscii, neanche lui lo fece, forse per l'imbarazzo. Per tutto il tragitto non parlammo, ci perdemmo nelle luci dei lampioni e nelle ombre dei veicoli sull'asfalto. Fumammo silenziosamente, mentre solo il rumore delle nostre scarpe scandiva i nostri passi. Solamente una volta vicino a quel pub la musica ci risvegliò, immergendoci in modo graduale nell'aria di festa.

2046 | Dong SichengWhere stories live. Discover now