2 Adak

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Sono una merda di uomo, ecco cosa sono.

Ho fatto del male alla mia Lussuria. 

Ma l'ho fatto per il suo bene.

<<L'ho fatto per il suo bene!>> esclamo mentre mi siedo nella mia Audi R8. Allento il nodo della cravatta e ripenso alle sue labbra, alla rabbia che vibrava nella sua voce. Mi immagino il dolore che prova e non mostrerà a nessuno. La conosco, si mostra forte, ma dentro, dietro quella corazza, è fragile.

Lei è la donna che mi ha redento.

Ed io ero l'uomo che l'aveva curata.

Ma ora sono l'uomo che l'ha nuovamente distrutta.

Ho curato un cuore rotto da quel bastardo che l'ha illusa sedici anni fa, e l'ho distrutta alla stessa maniera. Ma almeno, io l'ho fatto proteggerla.

Thalia è la mia priorità, nulla viene prima di lei e della sua sicurezza.

Ma questo non scusa il dolore che ho scatenato in quel corpo di porcellana, e nemmeno può scusare il fatto che le ho nascosto il mio vero io.

Lei crede che io abbia aggirato con qualche mazzetta, e qualche favore i vecchi dinosauri di Wall Street, ma in realtà devo tutto al mio cognome: Norris.

Il telefono vibra nella tasca dei pantaloni, lo estraggo e leggo il nome di mio fratello sul display e subito rispondo: <<Dammi buone notizie Brian>> esordisco con voce fredda.

<<È tutto pronto possiamo dare quello che si meritano a quei figli di puttana>> mi rassicura togliendomi un peso dal cuore, uno dei tanti che mi porto appresso da sempre.

<<Voglio che ci siano due miei uomini a proteggere ed informarmi su come sta Thalia e assegna due uomini anche a Zaihrah>> ordino a mio fratello minore <<Mi raccomando massima discrezione>>.

<<Consideralo fatto boss>> risponde riagganciando.

Lancio il telefono sul sedile del passeggero e guido in direzione di Norris Manor, la casa dei miei genitori, ho bisogno di parlare con mio padre l'unico che ha affrontato la stessa gente che devo affrontare io. 

Colui che mi ha rafforzato, cresciuto, amato e rovinato allo stesso tempo. Tutto sotto lo sguardo impotente di mia madre, tutto a causa di un sistema malato dal quale non puoi scappare se sei il primogenito.

Un sistema in cui voglio affogare da solo, senza portare Thalia a fondo con me.

Stringo il volante così tanto fortemente da far sbiancare le nocche della mia mano, accelero così tanto da spingere quasi al limite il motore, e con una potente sterzata entro nel viale centrale del giardino dell'imponente villa dove sono cresciuto. 

Parcheggio davanti all'imponente scalinata di marmo bianco venato di nero, scendo dall'auto e salgo le gradinate trovandomi davanti Maria, la governante che bada a questa casa sin da quando ne ho memoria.

I segni del tempo percorrono il suo volto, così come la stanchezza vela il suo sguardo eppure è sempre qui, ogni volta che torno mi sorride raggiante come se la vecchiaia e la fatica fossero in secondo piano. 

<<Bentornato signor Norris>> mi saluta con quel dolce sorriso lo stesso che mi regalava quando io e Brian rincasavamo sudati a causa di un addestramento.

<<Maria quante volte ti ho detto di chiamarmi Adak?>> la ammonisco sorridendo.

<<Troppe ormai>> ammette divertita <<Ma ciò non vuol dire che io le dia del tu>> ribatte con cipiglio facendomi scuotere la testa divertito, varcando la soglia di quell'immensa villa dove il mostro che mi porto appresso è cresciuto.

Osservo con non curanza il gigantesco salone lastricato di marmo nero, dominato dall'imponente camino di marmo a contrasto. Credo che a Thalia le sarebbe piaciuto questo stile, così come piace a mia madre.

<<Adak amore bentornato>> la voce di lei mi fa resuscitare dal meandro oscuro di pensieri nel quale ero affondato. Osservo la donna che si sta avvicinando a grandi passi verso di me: alta, dal fisico esile, la pelle nivea risalta quei suoi occhi smeraldinei, come i miei, che lottano con il biondo miele della sua chioma. Mi abbraccia delicata con le sue braccia sottili, donandomi quel suo calore che mi mancava.

<<Ciao mamma>> sospiro ricambiando la sua debole stretta.

<<Come stai?>> mi chiede staccandosi e ritornando composta con quel suo sguardo duro e fiero.

Lo stesso sguardo di Lussuria.

<<Bene mamma e tu?>> mento, lei non sa dell'esistenza di Thalia nella mia vita, così come non lo sa mio padre, esattamente come lei non sapeva di loro.

Esattamente come dovrebbe essere: gli uni ignorano l'esistenza dell'altra e viceversa.

<<Tutto bene ma ora è meglio che ti rechi da tuo padre>> risponde celermente ricordandomi lo scopo della mia visita. Annuisco cordialmente congedandomi, e lasciandola lì sola nell'immenso salone mentre io percorro le scale di ebano alla volta dello studio dell'uomo che amo e che odio allo stesso tempo.

Non posso odiarlo, perché lui non mi odia e perché in fondo è mio padre.

Non posso amarlo, perché è stato lui a dare vita a quel mostro.

Non posso odiarlo perché queste sono le nostre regole, e sono fatte per essere rispettate.

E lo stesso purtroppo varrà per Ezra.

Busso alla porta con decisione e non passa una frazione di secondo che ricevo il permesso di entrare. <<Bentornato figliolo>> mi saluta l'uomo davanti a me stringendo la mia mano <<Cosa vuoi sapere riguardo ai Wageman?>> domanda andando diretto al punto, facendo cenno di accomodarmi sulla sedia posta davanti alla scrivania di frassino.

<<Qual è il loro limite?>> chiedo <<Fin dove si spingono pur di distruggere l'avversario>> domando nuovamente. Per la prima volta in trentotto anni vedo lo sguardo di mio padre incupirsi, così come un vecchio sentimento di paura e sgomento attraversa le mie vene, percorrendo con lunghe scariche il mio sistema nervoso.

Per la prima volta vedo mio padre debole.

Per la prima volta dei ricordi che non sapevo di avere, iniziano a pulsare nelle mie tempie.

Per la prima volta vedo Gael Norris versare una lacrima.

Per la prima volta io Adak Norris sto tremando.

Tutto ciò non vuol dire nulla di buono.

Tutto questo mi spaventa.

Non ho paura per me.

Ho paura per Thalia.

Ho paura per la sua Zaihrah.

Ho paura per Ezra e per sua madre.

<<Vedi Adak tutto ciò è una lunga storia, talmente lunga che affonda le radici in screzi e faide risalenti a prima che tu venissi al mondo>> sussurra con lo sguardo perso nel vuoto. 

Le sue iridi sono velate da una patina trasparente, una patina che risalta gli impercettibili segni del tempo che percorrono il suo volto.

<<È una lunga storia>> mormora puntando il suo sguardo vuoto ma colmo su di me.

Perché la mia vita deve ruotare sempre in torno a lunghe storie, screzi e faide?

Perché non sono nato come tutti gli altri uomini, povero, al sicuro e felice?

Sinfully us - Peccaminosamente noiWhere stories live. Discover now