7 Thalia

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Il giorno dopo...

<<Elis non parlarmi di aperitivi che Jhon sta già dando il meglio di se>> sbuffo mentre la mia amica, e socia in affari, continua a dirmi che dovrei prendere una pausa dal lavoro e dalla famiglia. 

So di essere sotto stress, e sotto pressione. Ho paura di fallire, ho paura di soffrire, ho paura di innamorarmi, ho paura di tutto. Tutto nella mia vita fa paura, soprattutto aprire di nuovo il mio cuore ad un uomo, mi sento avvampare dalla vergogna davanti agli sguardi più sexy di uomini che non sono Adak, ed ogni volta che penso ad Adak mi bagno come una dodicenne. Ogni passo può costarmi l'uscita dalla comfort zone, e non sono pronta.

La mia vita sta diventando una gigantesca pozza d'olio bollente.

In tutto ciò, per farmi mancare nulla si aggiunge il mio migliore amico, sessualmente più attivo di me, che mi tortura da quattro giorni per uscire insieme come ai vecchi tempi. Senza lui penso che sarei persa, ma ora come ora voglio sentirmi persa. 

Mia figlia, ovviamente, da ragione ai suoi due zii preferiti; ricordandomi che io ho una vita sociale da mantenere non solo nella vita vera, ma anche in quella online. 

Vorrei solo sprofondare.

<<Si ma amo non puoi entrare qua alle otto del mattino e uscire alle dieci di sera>> ribatte secca la riccia passandomi il campionario della collezione per NBA, che sinceramente è troppo stile Blair Waldorf, probabilmente appunterò le modifiche e le manderò al piano di sotto. 


La parte del mio lavoro che amo di più è leggere i manoscritti degli autori emergenti, è stato uno dei miei paletti al momento della costituzione della casa editrice: dare la possibilità ai giovani di emergere e farsi strada senza finire nel dimenticatoio del nulla più assoluto. 

Il problema degli ultimi trentatré anni è la sovrabbondanza di scrittori a discapito di una scarsità di lettori. La vera sfida degli editori è proprio questa: far riavvicinare la gente ai libri ce la farò? Sì se i miei amici mi lasciassero in pace dato che sono in una mezza fase di clausura lavorativa.

Le ore trascorrono lente, non mi accorgo nemmeno di aver saltato il pranzo ma poco importa, la neofobia negli anni non mi ha abbandonata, si è solo affievolita. Credo che non potrà mai essere definito devianza giovanile un disturbo alimentare, che si tratti di neofobia, anoressia, bulimia o obesità rimane sempre una malattia. La cosa agghiacciante è quella fetta di popolazione mondiale, che le classifica come devianze. Un insano comportamento dei ragazzini, quasi come una sorta di lagna infantile. Più pericolose sono quei politici che pretendono di portare tali idee alla ribalta dei parlamenti, come sta succedendo nella mia amata Italia. La mia terra che ho dovuto lasciare anni fa, prima ancora della nascita della mia piccola, ormai quasi donna. 

A distogliermi dalla nostalgia di casa e dal mio lavoro è l'entrata del mio migliore amico seguito da Elis. I due biondi si posizionano davanti a me con le braccia conserte, fissandomi severi come quando da più piccoli mi spronavano a fuggire da tutto quel dolore. 

<<Tu stasera esci con me e dei miei amici>> mi intima il biondo con un dito puntato contro, impassibile del mio sguardo truce. Quanto vorrei riuscire a scamparla con lui, impresa impossibile se ti chiami Thalia!

<<No!>> ringhio contro in risposta nella speranza che demorda, ma ottenendo l'effetto contrario infatti Jhon comincia ad elencarmi tutti i vantaggi possibili ed immaginabili del passare il week-end per locali. Tra cui presenzia la possibilità di trovare un altro fidanzato, il divertirsi come ai tempi d'oro, e ubriacarsi. Io vorrei sottolineare che l'ultima ipotesi non è più al vaglio da quando sono negli Stati Uniti dato che ti tolgono numerosi punti dalla patente quindi addio Spritz, Absolut Vodka, Gin Gilbeys e tanti altri alcolici. 

Sinfully us - Peccaminosamente noiWhere stories live. Discover now