Capitolo 66

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Nel momento in cui arrivai al grande cortile della tenuta, sospirai stancamente, piegando il bucato che avrei dovuto portare alle stanze dell'intera famiglia imperiale. E, per fortuna, non ero l'unica.
Le varie stoffe colorate riflettevano la debole luce del sole, proiettandosi a terra. Quasi rimasi incantata da quella visione caleidoscopica, accompagnata dai vari lustrini luccicanti degli abiti più eleganti. 

Una settimana di pulizie costanti di quel palazzo immenso era abbastanza per stancare chiunque, e non ero ancora del tutto pronta per ricominciare a pulire i pavimenti con quell'orrida e vecchia spazzola.

In quel posto gli alberi sembravano torreggiare fino al cielo, gli animali erano più grandi, i serpenti erano più letali, gli insetti più numerosi e fastidiosi, i profumi e i colori erano diversi da qualsiasi altra cosa vista prima nel paese del fuoco.

Il clima di certo non era meglio, umido e talvolta piovoso, con questa leggera nebbia fastidiosa.

"Avanti ragazze! Non siete pagate per fare chiacchierare inutili!"batté le mani la governante, riportandomi alla realtà. La sua boria era evidente perfino a un cieco. Per non parlare del suo enorme naso aquilino, se non fosse per quello, sarebbe una donna oltremodo carina...

Purtroppo, a causa di questo suo difetto, era la protagonista di molte critiche velenose da parte delle altre domestiche.
All'inizio mi faceva pena, ma nel momento stesso in cui ho sentito la sua voce stridula rivolgersi a me come faceva con uno scarafaggio, ho capito che la "nasona" se le meritava tutte.

Nel momento stesso in cui apparve, infatti, le loro battute spensierate cessarono e tutte di limitarono a guardarla come se fosse letame.
"Ma perché sbuca sempre fuori così?" Sussurrò la ragazza in parte a me, spostandosi una ciocca bionda dietro l'orecchio, indignata.

"Sai com'è, non può fare a meno di metterci naso.."risposi, piegando l'ennesimo capo e mettendolo nel cesto, provocando una risata contagiosa da parte sua.

"Signorina Shizuka!"mi richiamò, acida.
"Si?"
"Se ha qualcosa da dire, lo faccia davanti a me,"si avvicinò pericolosamente a me, muso a muso, sempre più irritata. "E non sotto il mio naso!"

A quelle parole, cercai in tutti i modi di non scoppiare a ridere. Anche se questo comportò la fuoriuscita di una lacrima sul mio volto è un sorriso sghembo che cercai in ogni modo di nascondere.
Questo, come previsto, la fece imbufalire ancora di più."Ho detto qualcosa di divertente per caso?!"

"Assolutamente no!"
"Tu sei nuova da queste parti, non è così?"cominciò a parlare, sempre più minacciosa, con uno sguardo che mi avrebbe incenerita ben volentieri. "Ti consiglio di stare ben attenta a ciò che fai o ne pagherai le conseguenze."

In una normale situazione, avrei continuato a sostenere il suo sguardo con altrettanta strafottenza ma, purtroppo, essendo sottocopertura e impossibilitata nel farmi notare troppo, mi limitai ad un inchino. "Chiedo perdono, signorina Nori."

Lei si stupì di questo gesto, imbarazzandosi appena."Va bene, va bene. Ma ricorda che qui si lavora con serietà e impegno!Non c'è spazio per distrazioni o pigrizia!"

"Lo so, signorina Nori." Alzai lo sguardo verso di lei, mostrando i miei assenti occhi neri, mandando giù quella situazione decisamente troppo amara per i miei gusti."Farò del mio meglio."

La donna continuò a guardarmi incerta per qualche minuto, finché il suono di una campenella non la richiamò all'interno della villa, sembrava avesse visto un fantasma.

Nelle ore successive, ci dividemmo il lavoro e, come ogni pomeriggio, mi ritrovai a pulire i pavimenti in legno delle infinite stanze della casa, divise da porte scorrevoli in legno che permettono una flessibilità nell'organizzazione degli spazi.
Gli interni erano decorati con elementi naturali come i fiori di ciliegio, i rami di bambù, i pannelli di legno scolpiti e i dipinti su carta di riso.

🥀L'arte di essere fragili 🥀Where stories live. Discover now