Mika

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"Sono a casa" la sua voce mi arrivò come una melodia alle orecchie facendomi sorridere di istinto.
Mi pulii le mani sul grembiule che indossavo e mi girai vedendolo già che mi sorrideva sulla soglia della cucina e chiesi: "Come è andata?"

"Molto bene" mi si avvicinò stampandomi un bacio sulla fronte prima di avvicinarsi ai fornelli per vedere cosa stavo preparando quella sera. Inspirò il buon odore di rosmarino che, a dir la verità, aveva riempito sia la cucina che la casa intera.
Ridacchiai nervosa "Forse ho esagerato con il rosmarino" lui rise divertito alla mia affermazione. Certe volte dicevo cose che mi rendevano proprio ridicola.
Mi poggiò le mani sulle spalle "Sai che adoro il suo profumo"

"Ecco perché si chiamerà Rosemary" dissi accarezzandomi il grembo gonfio per i cinque mesi già passati.
Lo vidi inginocchiarsi, dato che piegarsi non gli sarebbe bastato, per poggiare la fronte sulla mia pancia e ascoltare la piccola che scalciava. Poggiò una mano sulle mie che sussultarono a quel contatto. E a lui bastò quello. Bastò quello per capire che i miei sorrisi erano forzati e che non stavo bene. E gli bastò guardarmi negli occhi per capire che non stavo bene con me stessa.

Si alzò di nuovo stringendomi a sé e dondolando leggermente dicendo: "Sarai una madre stupenda, Yn, io lo so"

"Non lo pensano tutti..."

"Nessuno la pensa mai allo stesso modo. Le persone non vedranno sempre tutto l'impegno che ci metti in quello che fai e sarà sempre così" io annuii solamente mentre lui mi accarezzava la testa cambiando poi discorso. "Tua madre ti ha richiamata?"

"Non ancora, non sono neanche riuscita a sentire l'ospedale. Forse dovrei raggiungerli a Sassari"

"Posso chiedere per il volo" mi staccai dall'abbraccio passandomi una mano sulla faccia. Quando mi è stato detto di non stressarmi durante la gravidanza ero tranquilla perché non sono una persona che si preoccupa per ogni singola cosa, però questo periodo sta mettendo in seria difficoltà il mio sistema nervoso.
Oltre al terrore di non essere una buona madre perché, diciamocelo, mia madre non è che fosse mai stata granché; per non parlare degli attriti che si sono creati tra me e lei quando avevo deciso di trasferirmi a Cagliari da mia zia.
Ai problemi si era aggiunta la malattia di mio padre che aveva riavvicinato me e mia madre e che stava tenendo la mia mente più occupata del solito dato che passavo le giornate a mangiarmi le unghie dall'ansia per ricevere una chiamata o una risposta a una chiamata da parte di mia madre per sapere come stava lui.

Guardai mio marito e sorrisi tristemente "Scusa se faccio queste scenate penose e deprimenti"

"Non hai nulla di cui scusarti. Sei in pensiero per più cose insieme e il minimo che posso fare è ascoltarti" ci sorridemmo a vicenda.
Ammetto che ero dolce di avere un uomo che si preoccupava di me e di tutto ciò che mi riguardava.

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