Mandaloriano (Mando)

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Mando
Ricordavo quel nome come fosse una poesia imparata a memoria, ma non potei rivedere quel viso, ora nascosto dall'elmo di beskar. Mi domandavo cosa lo avesse spinto a diventare un mandaloriano. Me lo ero domandata da quando lo avevo visto nella sala e ci eravamo salutati.
I ricordi della guerra riaffiorarono con le dolorose cicatrici sulla schiena.
Mi ricordai quanto odiavo quel vestito, così morbido che mi lasciava la schiena scoperta. Pur di nascondere quei vergognosi segni mi ero messa un lungo mantello scuro attaccato alle spalle dell'abito.
Quei mandaloriani erano tutti dentro con mio zio, normalmente sarei rimasta lì, ma non me la sentivo. Una folata di vento, un movimento sbagliato o qualsiasi altra cosa avrebbero potuto scoprire quelle vecchie ferite, e io non lo volevo.
Lo spostamento delle tende, munite di leggere pietruzze che producevano rumore, mi fece irrigidire e stringere un poco più forte il bicchiere in terra cotta.
Una mano si poggiò sulla mia schiena, le dita erano guantate ma quel tocco lo potevo riconoscere ovunque "Mando, dovresti essere dentro non credi?"

"Avevi detto che uscivi per prendere aria e non sei più rientrata" accarezzai la superficie striata del bicchiere prima di rispondere "So cosa vuoi chiedermi ma, in ogni caso, non è affare tuo" le mani dell'uomo andarono sotto il mantello cominciando a segnare i bordi delle cicatrici mentre i brividi prendevano il possesso del mio corpo "Sei ancora arrabbiata per quel giorno, vero Yn?" mi girai di colpo, volevo guardarlo frontalmente.
Sapevo che non avrei vinto contro di lui, sapevo che sarebbe riuscito a mettermi in trappola di nuovo e non volevo passare di nuovo per un'ingenua. Assottigliai gli occhi "Dire che sono arrabbiata è poco" lo sentii sospirare "Ascolta..."

"“Ascolta” cosa? Mi avevi promesso che avresti chiuso, che saresti rimasto! E invece mi sveglio una mattina e tu sei scomparso senza lasciare alcuna avvertenza al riguardo! Mi hai fatto passare per una scema!" le sue scuse non le volevo sentire, volevo solo che mi dicesse che avevo ragione, che aveva sbagliato, ma non lo avrebbe mai fatto conoscendolo.
Lui scosse il capo "Ti aspetti che ti dia ragione vero? Come sempre del resto. Io non posso mollare la mia vita solo per te!"

"Allora non me lo dovevi promettere in passato!" sbottai io sull'orlo del pianto. Ero stanca.
Stanca di sentire vociferare alle spalle, stanca di sognarlo, stanca di aspettarlo.
Ero stanca di desiderarlo così tanto e non poterlo avere.
Nessuno mi avrebbe mai detto che avevo sbagliato, e io non volevo ammetterlo ad alta voce, ma dentro di me lo sapevo. Sapevo di aver sbagliato in passato e di star sbagliando di nuovo.
Lui mi mise le mani sulle guance asciugandomi gli occhi umidi "Non fare così adesso. Non sta collassando l'universo" io gli presi i polsi guardandolo "Stiamo facendo lo stesso errore di nuovo, non è vero?" potei percepire un sorriso rassegnato da parte sua, annuì col capo 'Si, un'altra volta stiamo sbagliando" mi poggiai a una delle sue mani.
Nessun bacio, solo una carezza al viso che quella notte ci avrebbe portati nello stesso letto, per sbagliare di nuovo insieme.

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