🖤- Capitolo 43 || Cosa hai fatto?! -🖤

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"Quindi.. credi che Wesley e Victoria stiano nascondendo la morte dei loro genitori?" la domanda di Derek arriva alle mie orecchie con una velocità fulminante, ma il mio cervello è talmente in subbuglio da non riuscire a elaborare una risposta, tantomeno a pensare e agire lucidamente.

"Non lo so, Der" mi soffermo sullo schermo del computer "Questo documento ne è la prova, quindi.. mi devono decisamente delle risposte" 

Senza dare il tempo a Derek di rispondermi, mi ritrovo di fronte la porta, ma qualcuno mi anticipa dall'aprirla. Si dimostrano essere Wesley e Victoria, con delle espressioni che non riesco a decifrare.

"Che ti avevo detto, Vicky?" Wesley avanza non togliendomi gli occhi di dosso, mentre si rivolge a sua sorella. Ha le spalle rigide, e suppongo anche i pugni serrati date le vene evidenti sulle braccia. 

Uno sguardo gelido.. quello sguardo gelido. Quello che ti dimostra la delusione.

"Ho avuto ragione, noi non possiamo fidarci di lei" afferma, scattando il sopracciglio all'insù per un secondo. 

Guardo Victoria, tiene la testa bassa, con un espressione assente.

"Che cazzo vai mormorando?" sbotto avvicinandomi di un passo.

"Sei caduta nella mia trappola, Icy" alza lentamente il mento, e circonda con un braccio le spalle della sorella. Ecco che ricomincia con quel nomignolo di merda.

"In quale trappola sarei caduta, Elvis?" ridacchio. Se vuole giocare a dare soprannomi, ben venga.

"Hai tradito la mia fiducia, la nostra fiducia" dice, lanciando un'occhiata veloce al monitor "Sbaglio o hai cercato su internet la morte dei nostri genitori invece che venire da noi a chiedere? Perché non sei venuta da me?!" il suo urlo finale non lo comprendo, e aggrotto le sopracciglia di rimando.

Cosa sta cercando di farmi capire con ciò? Perché si sta comportando in questo modo?

"Perché, Katherine?" chiede Victoria, alzando finalmente la testa "Dopo tutto questo tempo, dopo le discussioni che abbiamo avuto, dopo la nostra tregua.. credi che non mi sarei confidata con te sui miei genitori?" alcune lacrime le rigano le guance "Hai scelto il giorno giusto per farci capire che non ci accetterai mai"

In un batter d'occhio corre via dalla stanza, e Derek la segue urlando il suo nome.. lasciando me e la bestia da soli. Completamente da soli. 

"O mi spieghi cosa sta succedendo o puoi uscire anche tu, e non tornare mai più" uso un tono di voce calmo, mentre mi siedo sopra la scrivania di dietro, incrociando le braccia al petto.

"L'altro ieri io e Victoria stavamo parlando di te. Io dicevo che tu ci avresti sempre visti come due intrusi, mentre lei accennava ad una amicizia e al tuo essere sensibile, ma.. io non le credevo. Per questo ho deciso di creare un sito e un documento che citassero brevemente i nostri nomi e questo incidente. Ovviamente nulla di quello che ho scritto è vero, è tutto falso, il vero scopo era vedere chi siamo io e Victoria per te" fa dei passi nella mia direzione.

"Vedere.. cosa io ero diventato per te" mormora, quando si ferma davanti a me. Le sue ginocchia sfiorano le mie, e cerco di non concentrarmi su questo.

"Sono il nulla, un estraneo.. vero?" ridacchia "Non mi vedi nemmeno come un amico, dico bene?!" e anche quando batte un pugno sulla scrivania, accanto alla mia mano, avvicinandosi al mio viso rapidamente, non batto ciglio. Lo guardo e basta, con la testa inclinata.

"Come mai ti stai scaldando così tanto?" raddrizzo la testa "Fai sembrare che tu a me ci tenga veramente" rido, appoggiando una mano sulla sua spalla.

Traccio con l'indice dalla clavicola al mento, che afferro anche con il pollice, arrivando ad essere a un millimetro di distanza. Le labbra si sfiorano leggermente.

Il pericolo nei nostri occhiWhere stories live. Discover now