🖤- Capitolo 25 || La fiducia -🖤

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Il silenzio viene interrotto quasi subito da Hayden che entra correndo nella mia stanza con il fiatone. Si piega reggendosi sulle ginocchia, per poi voltare la testa verso di me.

"Non sono riuscito a fermarli, scusa" si raddrizza cercando di riprendere a respirare normalmente.

"Tranquillo" guardo mio fratello mettersi vicino a me, fissandomi come per cercare di capire le mie intenzioni.

In realtà, non so nemmeno io cosa fare.
Mi sento quasi come un cucciolo in gambia davanti a loro.

"Spero che questo anno in carcere ti abbia un po' messo la testa al proprio posto" dice mia madre interrompendo il silenzio, guardandomi, cercando di non giudicarmi col pensiero "Anche se ne dubito molto. Stesse amicizie, stesso comportamento, e addirittura un nuovo ragazzo. È una cosa seria?" indica Wesley con un falso sorriso.

Mio padre le stringe il braccio, lanciandole un'occhiata.

"Siamo solo amici" le rispondo guardando dietro di lei, dove spunta Alyssa, ma capisce che non è il momento giusto e infatti ritorna al piano di sotto.

"Gli amici non si baciano, soprattutto in quel modo" alza le sopracciglia, incrociando le braccia al petto.

"Non fare come se ti importasse davvero di quel che faccio-" Hayden mi blocca dal braccio, impedendomi di avanzare di un passo. Gli lancio un'occhiataccia. Non farò del male a nessuno.

"Lasciateci sole, grazie" mia madre guarda Wesley ed Hayden, e con un cenno del mento indica la porta. Wesley esce con passo disinvolto, senza guardarmi. Mio fratello mi stringe la mano, non muovendosi nemmeno di un centimetro, facendomi capire che non vuole lasciarmi sola.

Quando i miei occhi incontrano i suoi, potrei iniziare a piangere da un momento all'altro. Lui c'è sempre stato per me, sempre, nonostante il mio carattere di merda e nonostante tutte quelle volte che mi ha salvata dai casini in cui mi imbattevo.

"Vai, Den, tranquillo" gli sussurro. Lui annuisce dopo qualche secondo, accertandosi se fossi davvero convinta.

Quando Hayden si richiude la porta alle spalle, scoppio letteralmente.

"Cosa ci fate qui? Cosa volete?"

"Beh.. volevo vederti, sono tua madre-"

"Sei mia madre a convenienza??" urlo avvicinandomi a lei, mio padre mi ferma "Non ti sei mai comportata da madre con me, e lo sai benissimo, lo sappiamo tutti e tre per quale motivo. Ma non è colpa mia, è stata colpa sua"

"No!!" urla "Non dire un'altra parola, piccola bugiarda che non sei altro. Non fare la vittima, ricordati che tu sei qui al posto suo"

"Apri gli occhi cazzo!!" mi vengono le lacrime agli occhi al solo ricordare quel giorno "Tu sai la verità, non vuoi solo accettarla!!"

"Stai zitta" si avvicina a un palmo da me, con gli occhi lucidi e le mani tremanti "Non voglio ascoltarti. La colpa è solo tua, tua e basta. E ricordati sempre che nonostante ciò tu sei qui, al posto suo. Sai cosa abbiamo perso per colpa tua, e per questo dovresti essere una persona migliore con noi" si asciuga alcune lacrime che le percorrono la guancia, si allontana di qualche passo, fino ad uscire direttamente dalla mia stanza.

"Lo sai come la penso" dice mio padre a bassa voce, molla la presa su di me solo per abbracciarmi.

"Sì" sospiro "Lo so" lo stringo più forte a me, ricacciando le lacrime per dopo.

"Se tu e tuo fratello volete restare in questa villa, va bene. Non siete costretti a tornare a casa, soprattutto tu" annuisco leggermente, cercando di sorridere mentre gli accarezzo la mano.

Il pericolo nei nostri occhiUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum