CHAPTER 34.2

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L'ultimo addio

Quella bara rimase aperta per vari minuti, nessuno osò avvicinarsi, soprattutto Julian. Era il suo turno, ma rimase lì fermo a fissarla senza avvicinarsi, aveva atteso tutto il tempo e ora che poteva guardarla da vicino qualcosa lo stava bloccando.

Le gambe si erano letteralmente bloccata, il suo sguardo era fisso sulla bara, riusciva a vedere a malapena la stoffa bianca che ricopriva l'interno, ma sapere che era lì, a pochi centimetri da lui, gli metteva talmente tanta paura da non farlo. Le sue mani tremavano, i suoi occhi trattenevano le lacrime che minacciavano di uscire da un momento all'altro.

Jason si avvicinò a Julian poggiandogli una mano sulla schiena, fissò i suoi occhi verdi con tristezza.

<<Julian, te la senti di salutarla?>>.

Non ebbe alcuna risposta da suo fratello, sapeva quanto stesse soffrendo, ma non era l'unico a stare così male, Julian non distolse neanche una volta lo sguardo sulla bara aperta, i suoi pensieri così come la sua reazione, erano oscurati, neanche lui stesso riusciva a sentire le sue stesse emozioni, sembrava essere morto insieme a Kate.

<<Julian...>>. Daniel si avvicinò a lui facendo allontanare Jason. <<Se non vuoi...>>. Daniel venne interrotto dallo stesso ragazzo che fece pochi passi in avanti, salì i gradini sotto lo sguardo di tutti e si fermò davanti alla bara guardando finalmente la sua ragazza.

Respirò a fatica, ogni respiro gli si bloccava d'istinto, il petto si gonfiava sempre di più. Chiuse gli occhi e strinse i denti, le sue gambe cedettero di colpo, le ginocchia toccarono il pavimento diventando deboli. Esplose in un pianto isterico mentre le sue mani tentavano di sostenersi poggiandosi sulla bara di legno. Jason sì avvicinò a lui rapidamente.

<<Julian, vieni ti aiuto>>.

<<No! Lasciami stare!>>. Allontanò la mano di Jason prendendola quasi a schiaffi. Poggiò la fronte contro la bara singhiozzando, finalmente si stava liberando da tutto quel dolore che aveva dentro. <<Non toccarmi...>>. Continuò quasi senza voce. Rimase sul pavimento ricordando tutti i momenti passati insieme a Kate, erano tanti, anche quelli più brutti, i litigi o i primi giorni d'inferno per lui furono fondamentali per ricordarla.

Sentiva il suo cuore spezzato in due, lo stomaco sottosopra, qualcosa si era distrutto in lui, qualcosa di fondamentale che avrebbe lo avrebbe aiutato a vivere, ma ora senza sarebbe stato difficile. Kate ormai era diventata un pezzo della sua vita che Julian aveva perso.

Si alzò lentamente, nonostante le gambe non lo reggessero, guardò la piccola Kate stringendo i denti, vederla in quel modo lo distruggeva. Portò una mano all'interno della bara poggiandola sull'abito della ragazza. Indossava un vestitino bianco, terribilmente inadatto a lei, velato sulle spalle, finiva sulle sue ginocchia lasciando scoperte le meravigliose gambe che aveva Kate. Ai piedi portava un paio di scarpe con il tacco, bianche proprio come l'abito. I suoi capelli erano sciolti, ben puliti e curati, così come il trucco che aveva sul viso, ma i segni e le cicatrici erano ancora ben visibili.

Julian le accarezzò la pelle fredda come il ghiaccio, le sue mani tremolanti sfiorarono ogni piccolo o grande segno che aveva, i suoi occhi scendevano lungo tutto il corpo. Sotto le dita sentiva le cicatrici che invadevano ogni superficie della pelle. Le sue mani erano così calde da sentire il freddo del suo corpo. Dentro di lui aumentò qualcosa che non sapeva descrivere, forse era rabbia, odiava vederla in quel modo, ma forse era solo tristezza infinita. Avrebbe voluto gridarle di svegliarsi, stringere le braccia tra le mani e scuoterla fino a farle aprire gli occhi. Avrebbe voluto urlarle in faccia tutto ciò che sentiva, quanto male stava ma il nodo alla gola gli impediva di parlare. Strinse le dita sull'abito e lo lasciò andare lentamente.

(Revisione) Assassin Night (Completa🦋)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora