CHAPTER 66.

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Con le mani sfioravo il bordo della culla in legno, tinteggiata di vernice bianca.
I cuscinetti erano sistemati dentro le federe blu a fantasie gialle e verdi rimbalzanti da una parte all'altra della texture infantile, guardavo attentamente che ogni parte della copertina in lana blu notte fosse priva di pieghe o imperfezioni, tutto doveva essere impeccabile.
L'odore della pittura sulle mura azzurrine era ancora vivido e punzecchiava le narici, sembrava fossero state dipinte appena ieri quelle pareti ospitanti dei disegnini attacca-stacca comperati da Jungkook, invece ne erano passati di mesi.
Era già estate, tutto era tornato alla normalità: io e Kook eravamo tornati a fare coppia fissa, Nam era riandato in dormitorio con gli altri membri, Aidan era sereno e stra felice di stare ogni giorno col suo papà e Soomin...Soomin chi? Era solo un lontano ricordo quell'arpia.
Mi sedetti sulla poltrona morbida gialla ocra all' angolo della stanza, feci giocare il mio sguardo sulla curiosa libreria a forma di casetta verde pistacchio e bianco tinteggiato, già immaginavo le serate in cui avrei raccontato ai miei due principi delle storielle per farli addormentare prendendo dei racconti per bimbi da quella libreria lì.
Quindi, la stanza di Si-Woo era terminata, da mesi ormai.
Le mura erano state colorate e abbellite da quadri e sticker un po' qua e la, l'arredamento c'era, il tappeto in pelo rotondo c'era, la culla, quella significativa culla c'era e il nostro amore per il piccolo nell'aria, c'era.
Sospirai sentendo la porta della mia camera sbattere prepotentemente.
Mi alzai lentamente, il pancione mese dopo mese crescendo era diventato ingombrante, ma fra meno di 10 giorni il piccolo sarebbe venuto alla luce e non potevo esserne più contenta.
-Kristen, dove cazzo sei?!-
Oh no...
Sussurrai dentro di me.
Mi avvicinai all'uscita della stanzetta del prossimo nascituro, poi Jungkook mi apparve avanti.
I capelli sudati divisi a metà sfioravano il viso sul quale si stampava un' espressione malinconica, era incazzato nero, lo si poteva percepire dal suo sguardo di fuoco.
-Che succede?-
Chiesi ignara del suo malumore.
-Hai toccato di nuovo i miei fottutissimi spariti?!-
Chiese spazientito.
Rividi le mie ultime faccende fatte, tra quelle c'era anche la pulizia dello studio di Guk.
Mi ricordai di aver spostato un blocco di fogli con il logo della Hybe sopra, stampato in nero all'angolo di destra, ma non riuscii a capire dove li avessi messi poi.
Ero troppo presa dai pensieri.
-Sì...-
Risposi in un sussurro.
-Dove sono?-
-Hai provato a vedere nei cassetti della scrivania?-
Dissi, sperando che il ragazzo li avrebbe trovati facilmente grazie alla mia indicazione.
-Ho visto ovunque, anche tra gli scaffali della libreria, ma non ci sono da nessuna parte!-
Gridò.
Abbassai la testa.
-Allora non ricordo proprio dove io possa averli messi...Mi dispiace Jungk-
-Non posso crederci! Li hai persi sul serio?! Perché cazzo devi toccare ciò che è mio?!-
Ringhiò il corvino alzando le mani verso il soffitto.
-Era tutto un casino sopra quella scrivania, ho pensato che magari dando una sistemata in quel porcile ti avrei aiutato un pochino a trovarti meglio!-
Spiegai già esausta della situazione creatasi.
-Beh, non hai fatto altro che peggiorare le cose! Devi stare ferma con quelle manacce, ma quante volte devo ripetertelo?!-
Feci un passo indietro sentendo il solito dolore alla pancia iniziare a torturarmi.
-Volevo solo darti una mano, mi dispiace!-
Dissi esasperata.
-Fai schifo come ragazza sai? Non fai altro che buttarmi stress addosso e complicarmi la vita!-
Rivelò allontanandosi da me.
Lo vidi scendere la scalinata marmorea e svoltare verso il suo studio.
-Tocchi qualsiasi cosa, mandi a puttane i miei progetti, mi stressi dalla mattina alla sera-
Continuò a borbottare.
Poi la sua figura slanciata apparve nuovamente dinanzi la mia vista appannata dalle lacrime, stavo piangendo?
Sì.
Per quale motivo?
Sentirsi dire quelle cose era davvero doloroso ed a lui sembrava non importare.
Il ragazzo allungò le mani verso il piattino di vetro dove le sue chiavi erano poggiate, all'ingresso di casa, aprì la porta, stringendo tra le mani la sua borsa marrone di Louis Vuitton continuava a mugolare e mugolare tra se e se:
-'Jungkook, aiutami a fare questo, Jungkook aiutami a fare quello' , quando capirai che sei pesante, porca puttana, quando capirai che ne ho abbastanza di te e delle tue stupidate, fottuto quel giorno in cui ti ho incontrata, fottuto quel giorno in cui ti ho messo gli occhi addosso, fottuto il nostro amore, fottuto me che continuo a permetterti di stare sotto lo stesso tetto in cui sto io, me ne vado!-
E con un fortissimo tonfo, la porta d'entrata si chiuse.
Come una deficiente, restai a guardare il portone, sperando si sarebbe riaperto e Junggok sarebbe corso su per le scale, chiedendomi scusa di quanto accaduto.
Le sue frasi erano rimaste impresse nella mia mente e come un frastuono continuo, rimbombavano all'infinito.
Mi poggiai sullo stipite della porta e con la fronte corrugata pensai a quanto non meritassi ciò che il ragazzo avesse appena detto.
Strinsi gli occhi, delle lacrime traditrici scesero lungo le mie gote.
-Faccio schifo come ragazza-
Sussurrai.
-Fottuto il nostro amore-
Ripetei ancora, incredula dalle parole che Jungkook stesso aveva pronunciato.
Stavo davvero per avere un forte attacco di stress, ma non volevo far agitare il piccolo o avrebbe preso a scalciare.
Ma fu troppo tardi: le prime fitte al basso ventre arrivarono come se le avessi invocate io stessa coi miei pensieri.
-Ah-
Ansimai addolorata.
Dovevo sedermi a tutti costi, curvai la achiena leggermente e lentamente scesi le scale andando in soggiorno laddove Aidan guardava i suoi cartoni animati.
Non era né infastidito né tantomeno spaventato dalle urla, ormai era abituato a tutte le scenate dei suoi genitori.
Mi sedetti sul divano delicatamente e afferrai il mio telefono, volendo chiamare Jin per tranquillizzarmi: Seokjin era la mia spalla su cui piangere su cui potevo sempre contare, non mancava mai.
Infatti, dopo aver cliccato sul suo contatto sulla rubrica e aver fatto squillare il dispositivo del ragazzo per tre volte, esso rispose con un saluto super radiante.
-Giovane mamma! Come vanno le cose?-
Esclamò il mio amico.
Accarezzai la testa del mio bambino concentrato sulla visione del suo programma, risposi con un mugolio vibrante.
-Aish...Che è successo piccola mia?-
Domandò lui.
-Jungkook...si è arrabbiato con me perché per sbaglio ho toccato i suoi spartiti e non ricordo dove li ho poggiati, ha iniziato a dirmi che sono una pessima fidanzata e ha mandato a farsi fottere il giorno in cui ci siamo conosciuti ed anche il nostro amore-
Ormai non stavo più parlando: stavo utilizzando un tono di voce spezzato, pacato e poco udibile, ma Jin mi capì lo stesso.
-Bastardo di un ragazzo...Guarda come ti ha ridotta-
Sospirò lui.
-Ci sono rimasta male Oppa, ho dovuto lo stesso placare il mio pianto per non provocare del male a Si-Woo...Ah!-
Urlai con tutti il fiato che avevo in gola non appena una forte fitta attraversò il mio pancione.
-Ah-a-ah!-
Urlai ancora incapace di spiccicare parola.
Mi alzai dal divano tutto ad un tratto, i crampi erano più violenti del solito.
-Ah!-
Strillai per la medesima volta.
Aidan mi guardava preoccupato mentre io respirando profondamente gli sorrisi per fargli credere che andasse tutto bene, ma la botta decisiva lo fece ricredere.
-Mamy!-
Esclamò quando mi accovacciai su me stessa a pochi passi dal cedere a terra.
-Kristen-ah?! Che succede?!-
La voce di Jin era talmente alta da essere udibile persino dall'audio basso della chiamata tramite il telefono poggiato sul divano.
Sentii una stranissima sensazione, come se qualcosa stesse colando giù dal mio ventre.
Toccai i leggins neri e poi guardai le dita tremolanti sporche di quella strana sostanza.
Mi voltai verso il cellulare acceso sulla chiamata, e tutto ad un fiato dissi.
-Jin, le acque!-

PUZZLE //Jeon JungkookWhere stories live. Discover now