CHAPTER 62.

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Alzai la testa dal cuscino quando il suono della sveglia che segnava le 6:45 del mattino, prese a tinteggiare le mura silenziose della mia stanza da letto.
Allungai la mano verso la parte vuota del letto opposta alla mia, dove solitamente lui dormiva e palpai la coperta ancora ben sistemata di quel lato, per poi prendere il telefono tra le mie mani e spegnere l'assordante allarme.
Sbuffai coprendomi gli occhi infastiditi dall'alta luminosità del mio cellulare, con poche difficoltà riuscii ad alzarmi nonostante i dolori alla schiena e le palpebre pesanti che minacciavano di abbassarsi da un momento all'altro.
Con calma mi diressi al bagno personale integrato nella stanza padronale, mi specchiai notando quanto i miei occhi fossero rossi per via del pianto, avevo bisogno di rilassarmi e di scacciare le brutte sensazioni dal mio corpo.
Così mi spogliai, rimasi nuda dinanzi il grande specchio rettangolare della toilette e accarezzai il pancione riscaldandolo con le mie mani calde, guardai la doccia e mi ci infilai dentro aprendo il getto che sparò dritto sulla mia testa.
Sussultai al contatto dell'acqua tiepida sul mio capo, quindi la regolai e una volta che raggiunsi la giusta temperatura, insaponai i miei capelli, tenendo il costante pensiero di Jungkook in primo piano nella mia mente.
La sera prima, dopo aver letto il suo ultimo messaggio mandatomi, avevo pensato a qualcosa per farmi perdonare: così ho programmato la mia giornata già da quella nottata difficile per me e ho escogitato qualcosa per farlo sorridere e per parlare con lui; avrei preso i suoi pasticcini preferiti e sarei andata da lui alla Hybe...anche se non volevo vederlo a tutti gli effetti, un po' perché non avevo ancora sorpassato la storia del 'tradimento' da parte sua e un po' perché dopo ciò che gli avevo detto il giorno precedente mi restava difficile guardarlo negli occhi senza sentirmi una merda spiaccicata su un marciapiede.
E la cosa buffa qual'era?
Ero stata io a mandarlo fuori casa ed ero io stessa che lo stavo per riandare a cercare...ma c'era una ragione precisa: volevo arrivare prima di perderlo a tutti gli effetti.
Passai il rasoio sulle gambe, sul pube e sotto le ascelle, togliendo quel poco di peli presenti sul mio corpo, mi insaponai e applicai del balsamo sui capelli.
Passai qualche manata di scrub per corpo sulle gambe e una volta risciacquate per bene, chiusi l'acqua e uscii dalla doccia, con mille pensieri in mente, legati al mio ragazzo, ovviamente.
Mi asciugai e infilai la mia vestaglia, con una pinza per capelli catturai la mia chioma chiara in un piccolo chignon disordinato sopra la testa, mi recai alla cabina armadio, indossai un paio di slip senza preoccuparmi di mettere il reggiseno, con la gravidanza il mio seno si era ingrossato ancor di più e perciò evitavo di mettere reggiseni o top sportivi, mi davano fastidio e stringevano troppo.
Poi voltai il mio sguardo verso la mia parte del guardaroba, afferrai la prima gruccia che mi capitò sotto mano e indossai il completo ch'era appeso ad essa.
Lasciai i capelli semi bagnati e li legai in una coda bassa, evitai il trucco, coprii solo con una pennellata di correttore le brutte occhiaie causate dalla nottataccia passata a piangere, misi i calzini e delle snickers ai piedi.
Uscii dalla mia stanza portando con me il mio telefono; poi afferrai il pomello della stanzetta semi aperta di Aidan e penetrai nel perimetro: il mio dolce bambino dormiva beatamente, quasi mi dispiaceva svegliarlo, così mi sedetti sul bordo del suo lettino per bimbi e lo scossi con delicatezza.
-Amore-
Sussurrai.
Aidan mugolò qualcosa, poi voltò la testa verso il cuscino e soffocò un verso di fastidio nel morbido ammasso di comodità dalla federa gialla e verde, sotto la sua piccola testa.
-Non vuoi venire con mamma?-
Non ricevetti alcuna risposta.
Sospirai e sorrisi, accarezzai la sua chioma, il piccolo era ritornato nel mondo dei sogni.
Baciai la sua piccola testolina e coprii per bene le sue spalline con la coperta pesante.
Uscii dalla stanza colorata, silenziosamente preparai un caffè che ingurgitai quando si raffreddò di poco.
Lasciai il medesimo post it attaccato al porta frutta posizionato sopra l'isola della cucina; scrissi:
'Namjoon-ssi! Aidan-ah non si è voluto svegliare, per favore portalo con te in Agenzia, io sarò di ritorno per l'ora di pranzo. Avvertilo che domani verrà con me, che lui lo voglia o meno. Ti voglio bene; la tua bimba :)'
Poggiai la penna accanto al foglietto giallo e recuperai una barretta energetica ai cereali la quale iniziai a scartare quando fui fuori di casa.
Misi la cintura di sicurezza adattandola comodamente al pancione e accarezzai esso.
Sospirai per la frustrazione, poi mi incamminai verso le mie mete.

PUZZLE //Jeon JungkookWhere stories live. Discover now