8.Disegni

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Soffrivano, gli stolti, per il loro comportamento ribelle e per le proprie colpe; l'anima loro rifiutava qualsiasi cibo ed erano giunti fino alle soglie della morte.

Entrai in casa con Tatia e Katrin, seguita dalle mie guardie che portavano il principe per le braccia. Salutai con piacere Tom, il marito paffutto di Tatia che non aveva un titolo da nobile, era un ricco contadino proprietario di tante terre compresa quella in cui eravamo. Salimmo le scale per arrivare alla stanza in cui avrei alloggiato per alcuni giorni. Una volta entrati le guardie legarrono stretto il principe ad una poltroncina solida, lui stranamente non si lamentò e non si ribellò per tutto il tempo. Si guardava intorno spaesato e rimase per un po' a fissare la meravigliosa vista che avevamo dalla porta del balconcino. 《Non è più un gioco se lo legate così stretto》si lamentò Katrin con una delle guardie che non le diede ascolto e lei sbuffò arrabbiata. 《Vado a preparare la vasca per la piccola e le farò fare un bel vestito》mi disse Tatia prima di uscire dalla stanza, poi fecero lo stesso anche le guardie dopo avermi avvisata che si trovavano davanti alla porta in caso avessi bisogno. Mi sedetti esausta sul letto davanti a Katrin che guardava con aria dispiaciuta il principe. 《Sto bene davvero Katrin》le disse lui, ma lei mise una mano davanti a sé, i suoi occhi diventarono tutti bianchi e la sua collana si illuminò di nuovo di rosso insieme alle catene. Io sbiancai e il principe fece lo stesso, mi tappai la bocca con le mani per non attirare l'attenzione di nessuno. Nessuno proprio nessuno doveva vedere cosa era in grado di fare la bambina o l'avrebbero uccisa. Mi alzai quasi non reggendomi in piedi e la scossi per le braccia chiamandola per nome, lei smise di fare quello che stava facendo e i suoi occhi tornarono normali. 《È successo di nuovo?》mi chiese debolmente ed io non feci altro che annuire. 《Ascoltami bene, non devi farlo mai più. Hai capito?》le dissi più agitata che mai e lei scoppiò a piangere. 《Sei un disastro》si lamentò lui ed io abbracciai lei. 《Piccola, è pericoloso... se qualcuno ti vedesse ti brucerebbe viva》provai a calmarla ma a quelle parole pianse ancora più forte. Guardai il principe come a chiedergli una mano e lui alzò gli occhi al cielo esasperato, come per dirmi che faccio schifo con i bambini. 《Ascolta Katrin》 la chiamò e lei si voltò verso di lui. 《Nel nostro gioco visto che hai questi poteri speciali potresti essere una fata》le disse e la piccola smise di piangere. 《Però tutti sarebbero invidiosi di questo dono che hai, quindi potrebbero provare a rubartelo... facciamo così: puoi fare magie solo in caso di necessità e se ci siamo solo noi.》 Continuò e lei lo ascoltava come se fosse un Dio. 《Se ti rubano i tuoi poteri non sei più una fata, quindi verrai eliminata dal gioco, va bene?》 Le chiese e lei annuii.
Io ero quasi invidiosa del talento che aveva a saperci fare con la bambina. Mi passò per la mente che lui sarebbe stato in grado di farsi liberare da lei e la paura mi invase dalla testa ai piedi. Ero sicura che lui la avesse notato perché mi guardava con un aria di sfida che mi fece ribollire il sangue nelle vene.

Raggiunsi mia cugina nel bagno dove aveva fatto preparare la vasca per Ketrin. La piccola era seduta in un angolo della stanza con ancora addosso i suoi vestiti sporchi e la testa bassa. Guardai Tatia che teneva tra le mani un piccolo abito bianco, davvero carino e mi fece cenno dispiaciuta verso la piccola. 《Lasciaci sole》le dissi e lei uscì dalla stanza, appoggiando prima l'abito su una sedia di paglia. 《Che c'è che non va?》 Chiesi a Katrin. Lei non mi rispose e mi avvicinai. 《Non hai voglia di una bella lavata?》fece di no con la testa. 《Una fata dovrebbe profumare come un fiore e indossare vesti pulite》alzò lo sguardo verso di me giocando con le sue dita. Mi stavo comportando come si sarebbe comportato il principe e avevo attirato la sua attenzione. 《Mi vergogno a spogliarmi》finalmente parlò. Mi guardò timida e aspettò con ansia ben visibile le mie parole. Ci misi un po' a decidere cosa dire per riassicurarla, perché non ero brava a parlare con i bambini e nemmeno a rassicurare nessuno. 《Perché?》le chiesi, non sapevo proprio cosa dirle. 《Ho dei disegni orrendi addosso》mi rispose e iniziò a piangere. Ero in una situazione in cui mi sentivo davvero a disagio e non sapevo che fare per poterla calmare. Seguii il mio istinto e mi sedetti al suo fianco sul pavimento e l'abbracciai forte, ma lei non smetteva di tremare addosso a me. 《Posso vedere i tuoi disegni?》le chiesi. Lei si staccò da me e ci pensò un po su, continuando a torturarsi le dita delle mani e a piangere. 《Sai... io amo i quadri》le dissi non sapendo che altro dire, però si calmò un po' e si asciugò le lacrime con le maniche. 《L'arte è una delle cose belle in questo mondo cattivo, secondo me è una cosa bella avere dei disegni addosso... significa che tu sei arte》continuai e lei mi ascoltò attenta. 《Davvero?》 Mi chiese ed io annuii, a quel punto si alzò in piedi con le lacrime ancora agli occhi e tremante si svestì davanti a me. Guardai prima la pancia, perché era lì doveva aveva il disegno più grande: due lune con al centro una stella. Sulla gamba invece aveva disegnato un lupo. Il mio sguardo poi si spostò sulle braccia doveva aveva dei rami intrecciati con delle spine, che si collegavano al grande albero che aveva sulla schiena che vidi solo quando si voltò di spalle per entrare nella vasca. Ero piena di curiosità e avevo tantissime domande da farle, ma in quel momento mi sembrava così fragile che mi limitai a dirle con sincerità: 《bellissimi》.

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