Wind

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New York      17 agosto 2016

«sicuro?» domandò Louis titubante
«assolutamente, prima o poi devo farlo»

Harry aveva capito che Louis fosse la sua ancora, quello che lo teneva fermo e lui era la sua corda, quello che lo teneva saldo. In quel momento erano nella stanza del più piccolo, Louis gli aveva promesso che lo avrebbe aiutato ad affrontare le sue paure. Nonostante Harry fosse completamente terrorizzato, sapeva che Louis c'era, c'era per lui.

«spegniamo la luce, io lascio la porta aperta. Corri da me Harry, se ti senti soffocare corri da me, sono nella stanza degli ospiti, qui di fronte» lo rassicurò

Harry quella sera avrebbe dovuto affrontare almeno metà della sua paura del buio, ed era terrorizzato era convinto che con Louis affianco ce l'avrebbe fatta,ma aveva paura,il buio lo inghiottiva e lui non riusciva a scorgere la luce.

«se non vuoi più farlo-»
«voglio, facciamolo insieme. Tu lì e io qui. Porta aperta e buio completo, da solo. Ci sono»

Louis si avvicinò e lo abbracciò, facendo aderire il suo mento alla spalla di Harry, e vi lasciò un bacio. Poi passò alle labbra, e si sentiva così bene, era il posto giusto per lui.

«sono fiero di te. Sempre» gli disse prima di uscire

Ora toccava ad harry e la sua paura, aveva deciso di non dargliela vinta. Lentamente si diresse verso il suo letto, scostò il lenzuolo e si sedette facendo aderire la schiena alla testiera del letto, chiuse gli occhi e iniziò a pensare, a riflettere.

Una delle poche cose che aveva assimilato dai vari incontri con molti psicologi, è il fatto che lui non dovesse pensare all'accaduto,doveva focalizzarsi su un ricordo su un'immagine che gli portasse sollievo.

Il suo corpo fremeva, respirava velocemente in maniera troppo intensa,le sue dita cercavano qualcosa da strappare.nIniziò a togliersi ferocemente tutti gli anelli e a posarli sul comodino, era una battaglia che lui doveva vincere, o lo avrebbe sconfitto per tutta la vita.

Si legò i capelli, aveva la fronte impregnata di sudore, si tolse i pantaloni del pigiama e rimase in boxer, stava sudando, era troppo accaldato. Si pose una mano sul petto, per costatare che il suo battito stesse sulla soglia del regolare, ma non era così, e questo lo agitò ancora di più.

Si alzò, camminava avanti e indietro, a destra e a sinistra, non si calmava. Abeba bisogno di Louis, sono un tale fallito! Pensò Harry

Canta

«non posso farlo, non darmi strane idee» sussurrò a se stesso, cercando di convincersi

Canta e andrà tutto bene

È così lo fece, iniziò con una melodia casuale fino a cantare intere canzoni. Lo faceva perché si sentiva bene, si sentiva libero, poteva fare qualsiasi cosa, ma quando il suo cuore cominciò a scalpitare, il respiro pesante, i polpastrelli sudati

«sto cadendo di nuovo» disse solo Harry

«Louis!,» urlò «Louis ti prego» e il maggiore dall'altra stanza, ascoltò il lamento, non lo ignorò, ma aspettò che venisse Harry da lui

«Harry sono qui, alzati e vieni da me» gli urlò dalla soglia, e Harry lo odiò così tanto, ma si dette forza

Si alzò barcollando, con un volto cadaverico, mise la pianta dei piedi sul pavimento freddo, fece un passo nel buio, e chiuse gli occhi. Ne fece un altro, e uscì un singhiozzo, fece l'ultimo e si accasciò su Louis.

«amore mio, sei venuto da me. Sei arrivato da me, hai attraversato la stanza da solo, al buio» lo lodò

Ecco perché Louis non voleva muoversi,perché Harry,avrebbe capito che tutte le volte che ci provava e aveva una crisi Louis sarebbe stato lì, a correre verso lui e ciò non era corretto,perché doveva farsi forza da solo, poteva aiutarlo,sostenerlo ma doveva affrontare la sua paura da solo perché Louis lo aspettò sulla soglia della porta

Edward's voice Where stories live. Discover now