La tavola rotonda

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Quando scese nella Sala Comune e lo vide, le sue guance si imporporarono immediatamente, facendo sbuffare sonoramente Ginny.
-Cosa Godric avete combinato, per farti arrossire a quel modo?- le chiese sottovoce, guadagnandosi una gomitata alquanto dolorosa nello stomaco.
- Dov'è Ron?- fece Hermione, per distrarla.
Harry alzò le spalle, avviandosi verso il ritratto. – Con Luna, ci raggiunge in Sala Grande.-
Ginevra fu la prima a passare, incamminandosi.
Nell'uscire, Hermione sfiorò con il braccio il fianco del ragazzo, il sussultò di entrambi si spense sulle scale della Torre.
-Scusami.-
- No, scusami tu. –
Era normale tutto quell'imbarazzo?
Sentì lo sguardo di Harry perforarle la nuca, la schiena, mentre lei camminava a passo spedito.
-Hermione, dove sono i tuoi? – le domandò l'amica, cercando di scorgerli tra le teste che riempivano la Sala Grande, messa a nuovo per l'occasione. L'atmosfera natalizia era ancora capace di farle battere il cuore.
-Hermione, Ginny, tanti auguri!- le braccia di Luna le si strinsero intorno e la Caposcuola si abbandonò a quel sincero calore.
Due braccia forti e muscolose si sostituirono a quelle delicate e sottili della ragazza.
- Ron. - mormorò la Caposcuola, poggiando il capo sul petto del ragazzo.
- Buon Natale.- le sussurrò, stringendola forte.
Il Profumo di umiltà e di sincerità che accompagnava Ron ovunque andasse, le fece scivolare una lacrima lungo la guancia, ricordandole ciò che era e rinfacciandole ciò che era diventata. Che fine aveva fatto la Hermione di sempre?
La ragazza forte e sicura, leale e sincera, coraggiosa fino alla morte?
Si era trasformata in una cosetta fragile e spaventata, timorosa perfino di riversare il suo affetto e la sua fiducia nella persona sbagliata.
-Buon Natale anche a te. – gli rispose, sciogliendo l'abbraccio.
- Ecco i tuoi genitori! Jane! Siamo qui!- la voce trillante di Ginny la fece voltare di scatto.
I suoi occhi si scontrarono con quelli azzurri e tormentati di Malfoy, che entrava in quel momento;  il gelo si sostituì al sangue nelle sue vene.
- Stai bene?-
Si voltò giusto in tempo per vedere Harry che ritirava la mano delicatamente dalla sua spalla. I suoi occhi la evitarono, era imbarazzato.
Strano ma vero, fu lei a prendergli con delicatezza la mano. Lo stupore sul suo viso si trasformò in terrore, quando il Signor Granger si schiarì la voce.
-Hermione?-
- Papà, mamma, eccovi!- trillò lei, facendo salire la voce di un'ottava.
Jane lanciò un'occhiata maliziosa alle mani intrecciate dei due, poi si poggiò al fianco del marito.
-Tesoro, io e tuo padre ci sediamo lì, raggiungici quando vuoi.- le indicò un punto dell'enorme tavola rotonda che aveva sostituito le quattro lunghe tavolate della Sala Grande.
- Arriviamo subito.- il plurale non sfuggì a Robert.
- Tanti auguri, Ginevra, anche a te Ron. – Jane si sporse ad abbracciarli velocemente.
- Harry, sei diventato un vero schianto.- gli disse, strizzandogli l'occhio.
Suo marito quasi si strozzò, mentre lei lo spingeva di lato.
Quando i Signori Granger furono lontani, i ragazzi si scambiarono un'occhiata, scoppiando a ridere di cuore.
Hermione si sentiva a casa. Sollevata, amata, al sicuro.
Stare con loro, con Ron, con Ginny e con Harry, ritornare indietro nel tempo, a quando esistevano soltanto loro quattro era strano, ma la faceva stare bene.
Non le piaceva questa nuova Hermione, non le piaceva essere debole, non le piaceva lasciarsi abbattere così.
Avrebbe reagito, avrebbe sorriso, avrebbe strillato, ma nessuno avrebbe mai potuto spegnere quel fuoco che ardeva dentro il suo cuore.
Era viva, si sentiva viva.
Quando si voltò nuovamente verso Malfoy, lui non c'era più.


Draco si accomodò, lanciando uno sguardo annoiato in direzione dell'ingresso: i ragazzini se ne stavano in piedi a chiacchierare, elettrici ed eccitati per quella giornata. Era Natale, tanti auguri! Quanta ipocrisia regnava in quella scuola?
Meno di un anno prima, decine di studenti erano morti, morti ad un'età troppo giovane, per una guerra non voluta da loro, per un destino tracciato da altri.
Eppure, eccoli lì, tutti a festeggiare, a ridere, come se niente fosse successo.
La Sala Grande era agghindata ovunque, centinaia di nastri rossi, argentati, dorati, piazzati ad ogni appiglio possibile.
Perfino le candele che illuminavano la stanza, nonostante la timida luce del sole, erano rosse.
Una mano si posò sulla sua spalla.
.-Buon Natale, Signor Malfoy.- la voce del vecchio Preside lo costrinse a voltarsi.
-Anche a lei.-
Silente gli sorrise, chiudendo gli occhi chiari. – Lo sa signor Malfoy, a volte, ricordare è più doloroso che lasciar vagare la mente alla ricerca di una distrazione. Questa scuola è la prova che la Magia esiste, al contrario di quello che affermano in tanti, il Natale può essere la prova che la vita concede sempre il perdono a tutti.-
Gli occhi argentati del ragazzo lo trapassarono. – Deve dirmi qualcosa, Professore?-
Silente sorrise. – Non mi sorprendo del fatto che tu e il Signor Potter non andiate molto d'accordo. Vi somigliate sotto molti aspetti, quali la sagacia e l'intuito.- proferì l'uomo, infilando una mano nel lungo abito rosso che indossava.
-Tenga, è arrivata questa mattina per lei.-
Gli porse una lettera, allontanandosi.
Draco lesse il nome del mittente.

Lucius Malfoy.
Azkaban.

Un tremito gli prese le mani, il viso si imporporò.
Per quanto avesse sempre odiato suo padre, per quanto lui avesse fatto del male a sua madre, sia fisicamente che moralmente, non poteva negare quella sottospecie di legame che aveva con lui. Un affetto sbagliato, soppresso, rinnegato, ma sempre presente.
Non l'aveva mai capito a fondo, non gli era mai stato concesso di leggergli dentro.
Con un sospiro, Draco aprì la busta.

Draco,
ti scrivo dalla cella buia e squallida in cui mi hanno gettato e in cui passo intere giornate.
Dire che mi trattano come se fossi un animale sarebbe straordinariamente gentile, nei riguardi dei miei carcerieri.
Sono un Malfoy, un Mangiamorte, un Seguace di Lord Voldemort, colui che ha distrutto intere famiglie, magari famiglie di alcune delle guardie che lavorano qui.
Un mostro, ecco cosa sono per loro.
Perfino i Dissennatori, sembrano girarmi alla larga (non che desideri altrimenti).
Vedi, figliolo, quando si nasce in un certo tipo di ambiente, quando si cresce con un certo tipo di educazione e convinzione, deviare, anche di poco, il proprio percorso, diviene una cosa impensabile.
La mia, la tua, famiglia è una delle più Antiche e potenti che il Regno Magico possa vantare.
Nessun Zabini o Parkinson o Greengrass potrà mai vantare lo stesso lustro, lo stesso onore.
Tuttavia, figlio mio, non è per rammentarti il Sangue Puro dal quale discendi, che ti scrivo.
Da quando Voldemort è stato sconfitto, da quando sono rinchiuso a marcire in questa cella, c'è una tortura, che i miei carcerieri amano particolarmente infliggermi.
Quando sono assopito – per quanto una branda rigida posso considerarsi un giaciglio – evocano ricordi e desideri della mia mente, mostrandomeli all'infinito.
Inutile dire che i protagonisti dei miei sogni siete tu e tua madre, Draco.
Amo tua madre, amo Narcissa, nonostante io sia stato un marito imperdonabile, un uomo indecente.
Quello che le ho sempre rimproverato, il suo essere troppo morbida per una Black, il suo crescerti con troppo amore, il suo essere troppo condiscendente, poco coraggiosa, di non onorare il nome che portava, erano soltanto fandonie.
Riversavo su di lei, tutti quelli che erano i miei errori e le mie frustrazioni, tutto quello che non ero riuscito ad essere, il mio rapporto inesistente con te, il mio non saperti abbracciate, il mio non comprendere i tuoi umori.
Tua madre è stata l'unica vera erede degna di onore, nella nostra famiglia: una donna coraggiosa e guidata dall'amore.
Una donna che ha rischiato la vita, per il suo unico figlio.
Per te, Draco.
Proprio come la madre di Harry Potter fece, più di diciotto anni fa.
Solo adesso, solo adesso che tutto mi è stato strappato, solo adesso che  sono consapevole delle mie colpe, delle mie ossessive follie, della mia crudeltà, mi rendo conto di quanto poco sarebbe bastato per essere una famiglia.
Nessuno crederà al mio pentimento, questo lo so bene.
Tuttavia, mi premeva che almeno tu, fossi a conoscenza del fatto che tuo padre, l'illustre Lucius Malfoy, si sente sconfitto.
Ho sbagliato, Draco, ho sbagliato tutto.
Sono stato un cieco, un folle, un assassino.
I volti delle mie vittime, il loro dolore, il dolore delle loro famiglie, ancora mi perseguita di notte.
Non commettere il mio stesso errore, figlio mio.
Non lasciare che la tua vita venga distrutta dagli ideali di quella malata ragione che ti ho inculcato in questi anni.
Tua madre mi ha scritto.
Davvero, non so come faccia a restarmi ancora accanto, dopo tutto questo male.
Mi ha detto di aver avuto l'impressione che tu le stessi nascondendo qualcosa, che non fossi tranquillo.
Le hai chiesto informazioni  riguardo alla bacchetta di tua Zia Bellatrix, questo mi ha fatto comprendere quale fosse la preoccupazione che turba il tuo animo.
Credo sia arrivato il momento di sciogliere i tuoi dubbi, figliolo.
Quando quegli uomini condussero Potter, Wesley e la Granger al Maniero, Bellatrix cruciò quest'ultima, incidendole nella pelle le parole "Sangue Sporco".
Temo, figliolo, che in realtà quello che la tua folle zia stesse facendo, fosse un rito di alta Magia Oscura.
Bellatrix ha fatto in modo che, se lei fosse stata uccisa in battaglia, come è poi accaduto, avrebbe potuto appropriarsi dell'energia vitale della Granger, tornando in vita.
Se l'incantesimo è riuscito, a quest'ora te ne saresti dovuto accorgere: la ragazza potrebbe essere svenuta in varie occasioni, sentendosi spesso debole.
Magari potrebbe esserle salita la febbre, duratale tuttavia solo poche ore.
Se i sintomi si dovessero essere verificati, significa che Bellatrix sta tornando in vita.
Vedi, Draco, la morte non può essere ingannata: per ogni vita che risorge, un'altra deve prendere il suo posto.
La ragazza, la Granger, morirà.
Non so dirti se esiste un rimedio, né se c'è qualche speranza.
Rivolgiti a Silente, lui saprà aiutarti.
Spero che tu riesca a purificare la tua mente e il tuo cuore da tutto il marcio che io ti ho inculcato.
E spero anche che Hermione -– è così che si chiama, vero?- sopravviva.
Mi ricorda tua madre da giovane: così fiera e risoluta, eppure dolce e sincera.
Sono qualità rare da trovare in una persona, doti che sono state troppo spesso denigrate da me.
Il Sangue non conta niente, Draco.
L'ho capito troppo tardi, l'ho capito a mie spese.
Resta accanto a tua madre, prenditi cura di lei.
Ti voglio bene, figliolo, avrei dovuto dirtelo troppo tempo fa.
Buon Natale.
Tuo padre.

Il tintinnare del cucchiaino del Preside sulla coppa di vetro che aveva di fronte lo fece voltare.
-Se tutti gli alunni sono seduti, il pranzo può avere inizio.-
Draco si guardò intorno: la tavola si era riempita e lui non se ne era nemmeno accorto.
Blaise, al suo fianco, lo guardava preoccupato.
Daphne, dall'altro lato, gli sorrideva. – Buon Natale.- gli mimò.
Il ragazzo fece vagare ancora il suo sguardo, focalizzandola.
Hermione Granger.
Sedeva di fronte a lui, troppo lontano, in mezzo a Potter e a Wesley, come al solito.
- Quest'oggi i Signori Granger hanno potuto visitare per la prima volta la Scuola, onorandoci della loro presenza. – Silente continuò, facendo arrossire la ragazza.
- Buon Natale a tutti, ragazzi.- si accomodò, tra gli applausi generali e un coro di risposte felici.
Dall'altro lato del tavolo, Ginny lanciò uno sguardo a Blaise, sorridendogli.
Potter sembrava perso in qualche strana e imbarazzante riflessione, visto come se ne stava teso e dritto, attento a non sfiorare la Granger.
Lei non era da meno: quando le loro mani si avvicinarono alla caraffa di succo di zucca, contemporaneamente, sfiorandosi, entrambi arrossirono, ritirando la mano. Quando gli occhi si incontravano, cercandosi, ecco che immediatamente loro sussultavano.
Gli occhi di Malfoy si assottigliarono: era successo qualcosa tra quei due, ne era certo.
- Draco, ti sta fumando il bicchiere.- gli mormorò Nott, posandogli una mano sul braccio.

-Oh cielo!- esclamò improvvisamente Ginny, facendo sussultare l'intera tavolata.
- Cosa?- chiese Hermione, infastidita.
- Non può essere!-
Il silenzio scese nella Sala, mentre tutti gli occhi si fissavano su di lei.
-Come ho fatto a non capirlo prima!- continuò la piccola Weasley.
- Ginny, ti stanno sentendo tutti.- provò di fermarla Hermione, che aveva già capito dove l'amica voleva andare a parare.
- Eri così strana ieri...-
- Ginny...- anche Harry intervenne, tentando di placarla, allarmato dal rossore delle guance di Hermione.
- Poi stamattina sembravi così imbarazzata...-
- Ginny, per favore, ne potremo riparlare in un altro momento?- la voce di Hermione salii di tono.
Le occhiate curiose si posavano su di loro, tutti fingevano di mangiare, in realtà curiosi di sentire cosa fosse mai successo alla Granger.
-E anche tu, Harry, sei arrivato in Sala Comune con uno sguardo perso...-
- Ginny, ti prego!- fu un coro a due voci.
Il Signor Granger osservava confuso la figlia, poi minaccioso Harry. Silente tossicchiava, nel tentativo di distrarlo.
Ginny sembrava in trans.  -Non mi sarei arrabbiata, lo sai vero Hermione?- le disse, agguantandole una mano.
- Io sono felice se tu ed Har...- la mano del ragazzo scattò a tappare la bocca dell'amica. Uno sguardo corse tra lui ed Hermione e lei si alzò di scatto, trascinando la ragazza per un braccio. -Perdonateci un minuto, vieni con me, Ginny!- esclamò, fiondandosi fuori.
Harry si allargò il colletto della camicia, avvertendo su di se centinaia di occhiate.
Sorseggiò dal suo bicchiere, tentando di spegnere il rossore sulle guance, quando questo gli esplose tra le mani.
Dopo un momento di sgomento iniziale, un gioco di sguardi partì da Blaise, passando per Nott, poi a Daphne e infine a Luna, seduta dopo Ron.
La bionda Corvonero sorrise, dispiaciuta. – Perdonami Harry, stavo pensando ai fuochi d'artificio e ho involontariamente fatto saltare in aria il tuo bicchiere.- disse.
-Non preoccuparti, Luna, tutto bene.- rispose Harry, senza guardarla.
Mentre tutti riprendevano a mangiare tranquilli – a parte gli increduli Signori Granger – gli occhi verdi di Harry incontrarono quelli di ghiaccio di Draco.

Il Nostro Sangue || Dramione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora