Inconvenienti

880 32 0
                                    

Harry Potter e Ronald Wesley indietreggiarono impauriti. Hermione Granger, la più brillante strega di Hogwarts, sorrideva maligna.
-Fuggiamo Harry! – mormorò Ron, tirando la manica della felpa del bambino sopravvissuto (d'un tratto timoroso di non sopravvivere sua migliore amica).
La Caposcuola, bacchetta alla mano, avanzò versò di loro, mentre le altre ragazze guardavano la scena divertite: i due "virili uomini", erano ormai con il fondoschiena schiacciato contro la scrivania, impossibilitati a muoversi.
-Il mantello?- bisbigliò Harry, cercando con lo sguardo la loro unica via di salvezza. Hermione rise, sollevando l'indumento – Cercavi questo? – gli chiese.
Harry deglutii – Hermione, non è come credi, noi volevamo solo...- provò a distrarla.
-Che brutta idea...che brutta idea..- si lamentava Ron.
Lei sorrise – Cosa Harry? Volevate unirvi a noi? – domandò, innocente.
Lui, leggendo una nota di comprensione della sua voce, annuì, convinto. – Pensavamo di poter scambiare due chiacchiere..- disse, vedendola fermarsi. La ragazza chinò dolcemente il capo di lato – Ma noi siamo in déshabillé.- constatò, mentre gli occhi dei due si illuminavano, sebbene non avessero idea di cosa lei avesse detto. -E voi lo sapevate.- continuò.
Ron sorrise – Su, Hermione, non fare la bacchettona! Ti ho vista in pigiama alla Tana... – esclamò, pentendosene all'istante.
-Stupeficium! – esclamò la Caposcuola, facendo volare i due fuori dalla finestra della torre, aperta cortesemente da Ginny.
Le ragazze risero, mentre la scopa, richiamata da Harry, li seguiva.
-Bene, adesso possiamo stare tranquille.- disse Hermione, tornando a sedersi e incantando la porta.

Draco Malfoy camminava nel buio. Come gli capitava ormai ogni notte, raggiunse la piccola radura: gli altri tre erano già al loro posto.
La ragazza sollevò lo sguardo, prima su di lui, poi sugli altri due. Il biondo sentì un bruciore al petto e, nel chinare il capo, si rese conto di essere incappucciato. Lei si avvicinò, curiosa. Una luce frammentò il buio, costringendolo a coprirsi gli occhi.
- Draco, sei sveglio?- mormorò la voce di Blaise.
- Dannazione Blaise! – esclamò, guardando la sveglia sul suo comodino: erano appena le tre.
Si rigirò nel letto, dandogli le spalle – Fammi dormire, o ti schianto.- gli disse.
Ma l'amico non demorse e tornò ad illuminare la stanza con un Lumos.
- Pansy è partita.- gli disse, come se quella notizia fosse di un qualche interesse per lui.
- Me l'hai salutata?- gli chiese, ironico, girandosi nuovamente rassegnato.
Zabini si accese una sigaretta, mentre Malfoy si stropicciava gli occhi.
-Che vuoi?- chiese al suo migliore amico, che quando cominciava a dare informazioni non richieste, aveva bisogno di sganciare una bomba.
Blaise lo fissò dritto negli occhi – Mi sono innamorato.- disse.
Malfoy sgranò gli occhi: aveva voglia di ridere, ma l'espressione negli occhi dell'altro, lo convinsero che non fosse uno scherzo.
-Chi è la sfortunata? – domandò, temendo di conoscere già la risposta.
- Ginevra Wesley.- mormorò Blaise, aspirando un'altra boccata.
Draco sbatté un paio di volte le palpebre, cercando di riaversi dallo shock. Tese una mano e prese la sigaretta di Zabini, aspirando a sua volta in modo avido. -Ti sei fottuto il cervello per la piattola?- disse, infine.
- Il cuore.- lo corresse lui, mentre Draco si quasi si strozzava col fumo.
- Siamo nella merda.- constatarono, concordi.

Pansy Parkinson poggiò il mento grazioso sul palmo della mano, guardando fuori. La carrozza sfrecciava verso la stazione.
Cosa le stava capitando? Era sempre stata innamorata di Draco, fin da quando, da bambina, lo aveva visto per la prima volta:
I capelli biondi, gli occhi di un azzurro intenso. Se ne stava tutto impettito accanto a sua madre, che sorseggiava elegantemente un the con la signora Parkinson. Il ragazzo non aveva dato cenno di averla notata, nonostante, già allora, la piccola Pansy, così come la sua coetanea Daphne, erano considerate tra le più belle bambine di sangue puro. Imbronciata, Pansy lo aveva guardato in cagnesco per tutto il giorno, promettendo a se stessa che l'avrebbe conquistato: avrebbe fatto innamorare quel bambino di ghiaccio. E invece ad innamorarsi era stata lei.
Ogni estate, le famiglie di maghi di sangue puro più influenti si trasferivano nelle loro tenute, per passare tre mesi a divertirsi insieme.
Così Pansy aveva l'occasione di incontrare il biondo iceberg e di tentare un approccio con lui.
Ma Malfoy continuava ad ignorarla, limitandosi a scambiare, di tanto in tanto, due chiacchiere con lei. Dava invece molta più corda a Daphne, che, a sua volta, lo ignorava palesemente. Tutto questo intreccio, era durato fino al momento partire per Hogwarts.
Tornò indietro con la mente.

Una carrozza, molto simile a quella in cui viaggiava ora, aveva corso a tutta velocità gli immensi possedimenti dei Parkinson.
Pansy era seduta dal lato delle ruote posteriori, mentre suo padre le sedeva di fronte. -Ascoltami, Pansy.- aveva detto l'uomo, aggiustandosi i capelli scuri. - Voglio che in questi anni a scuola, oltre che ottenere ottimi voti, tu conquisti Draco Malfoy - le aveva spiegato, sistemandosi il mantello. La bimbetta lo aveva guardato, stranita – Padre, in tutti questi anni, non sono mai riuscita a piacergli ,come potrei ora...- aveva chiesto l'allora undicenne Pansy. Il padre l'aveva guardata: sua figlia era davvero bella. I capelli neri, legati in una coda laterale, gli occhi scuri, le labbra carnose. Si ,era proprio una sangue puro. E gli avrebbe fruttato ancora più fama, legando il suo cognome a quello dei Malfoy.
-Concediti a lui, conquistalo fisicamente: il resto verrà da sé – le aveva detto.
La bambina era arrossita: tra amiche, quei discorsi erano stati  all'ordine del giorno, nonostante la giovane età.
Ma parlarne con suo padre, era stato davvero imbarazzante.
-Ma, come concediti a lui...io..- aveva tentato di ribattere, ma l'occhiata severa di suo padre l'aveva fermata.
Scesa dalla carrozza, aveva visto il Signor Malfoy indicarla e sussurrare qualcosa a Draco. Lui, con il viso apatico, aveva annuito.
Più tardi, ormai sistemata nella sua camera ad Hogwarts con Daphne, l'amica le aveva spiegato che Lucius Malfoy aveva indicato a suo figlio undicenne, la sua futura moglie.

Una folata gelida di vento la colpì in pieno volto, facendola rabbrividire. La carrozza si era fermata. Pansy, aiutata dal cocchiere, scese e si avviò verso il treno. Sistemata con tutti i suoi bagagli nella carrozza privata che aveva prenotato, tornò a guardare fuori.
Faceva freddo e l'umidità appannava i vetri.   Distrattamente, la ragazza cominciò a disegnare col dito. Quel giorno di sette anni prima, aveva capito di non essere niente di più di uno strumento per ottenere più soldi e potere per suo padre. Lo stesso era stato per Draco, che lo aveva, tuttavia, sempre saputo. Da allora lei il rampollo dei Malfoy erano apparsi sempre insieme in pubblico, privi del coraggio per ribellarsi ai rispettivi padri. I rapporti tra loro erano rimasti comunque freddi, regolati da una forzata convivenza.
Draco non era mai stato dolce con lei, ma non l'aveva mai nemmeno maltrattata: si limitava a stare con lei quando c'erano gli altri, ma la ignorava completamente in privato. Ricordava ancora la sera che lui l'aveva posseduta per la prima volta.

Era quasi giunta l'estate, nel dormitorio dei Serpeverde, il caldo era palpabile.
Il loro terzo anno era quasi volto al termine, e tutti si erano preoccupati di fare i bagagli, impazienti di raggiungere le proprie tenute per le agognate vacanze. Daphne era uscita con Blaise: tra loro c'era stata un breve e instabile tira e molla durante quell'anno.
Pansy, in canotta e pantaloncini, era intenta a sistemare le ultime cose, aiutata dal suo elfo domestico. Malfoy era entrato in camera sua, facendo segno all'elfo di uscire. Pansy l'aveva guardato preoccupata: durante gli anni, Draco era diventato davvero uno spettacolo, mentre lei si era vista ogni giorno più insignificante al suo fianco. Le si era avvicinato e, senza troppi complimenti, l'aveva spinta sul letto e le si era posizionato sopra.
La ragazza, perdutamente innamorata, si era abbandonata tra le sue braccia. Draco le aveva sfilato la canotta, constatando, eccitato, che non indossava il reggiseno. Le aveva baciato il collo, mentre le palpava il seno. Si era sfilato la canotta, strusciandosi su di lei.
La ragazza aveva tentato di accedere alla sua bocca e di accarezzargli le spalle, ma lui le aveva afferrato i polsi, bloccandoglieli sulla testa.
Era sceso a baciarle il ventre ,scendendo fino a raggiungere il bordo dei pantaloncini. Li aveva aperti e fatti scivolare via, insieme alle mutandine.
Pansy si era sentita improvvisamente in imbarazzo. il ragazzo si era sfilato il pantalone ed era risalito fino al suo seno. Un dito le si era insinuato nella femminilità, facendola gemere. Una piccola parte della sua mente, aveva registrato la bravura del ragazzo, rendendosi dolorosamente conto, che per lui non doveva essere la prima volta. Quando l'aveva sentita abbastanza bagnata, le sue dita erano state sostituite dalla sua virilità. Il dolore le aveva spezzato il respiro per un momento: Draco le aveva concesso alcuni secondi per abituarsi a lui, poi aveva cominciato a spingere. Man mano che le spinte si intensificavano, il dolore aveva lasciato il posto ad un inaspettato piacere. Avevano raggiunto l'apice insieme, poi lui si era accasciato su di lei.  Pansy, felice, lo aveva abbracciato.  Malfoy si era ritratto a quel contatto, alzandosi e rivestendosi.
La ragazza lo aveva guardato con gli occhi luminosi e gli aveva regalato un bellissimo sorriso.
-Non farti strane idee, leggi questa.- le aveva detto, mandandola in confusione.
Aveva preso il foglio accuratamente ripiegato che lui le aveva porto e lo aveva aperto.
Subito aveva riconosciuto l'elegante grafia di suo padre.

Signor Malfoy,
io e Suo padre ci troviamo d'accordo che sia giunto il momento per Lei e mia figlia di suggellare il vostro fidanzamento.
Le allego quindi alla presente, una lettera di conferma di Lucius, che Le spiegherà cosa fare.
Saluti a Lei e alla sua promessa.

La ragazza aveva deglutito, temendo di conoscere già il contenuto dell'altro biglietto.

Figlio,
ti scrivo per dirti che è arrivato il momento di essere uomo.
Devi deflorare la tua promessa.
Rendimi orgoglioso di te.
Tuo Padre.

Pansy era diventata di fuoco. Il rossore le aveva invaso le guance. Umiliazione, rabbia e dolore si alternavano dentro di lei.
Draco si era avviato verso la porta – Non è stato male, comunque, potremo rifarlo- le aveva detto, uscendo.

Da quel giorno, Pansy si era trasformata: a Settembre, i suoi bei capelli erano diventati un caschetto.  La sua innata bellezza, risaltava anche con quel taglio di capelli. Lei e Draco avevano continuato a fare sesso regolarmente, nonostante lei sapesse di non essere l'unica a riempire il letto del ragazzo. L'amore che aveva provato per lui, si era affievolito notevolmente, come gli ideali sul sangue puro e il legame della sua famiglia. L'anno precedente, usando Draco come scusa, aveva deciso di restare ad Hogwarts, mentre i suo erano partiti in esilio.
I suoi nonni materni, non estremamente legati alle questioni di sangue, l'avevano accolta a braccia aperte.
E trovando un amore così sincero e disinteressato, Pansy aveva sentito la dipendenza da Draco svanire.
E adesso, cosa provava?
Il pensiero di non essere più legata al biondo ( aveva sciolto il fidanzamento con una lettera, abbandonata sulla scrivani del caposcuola prima di partire),la faceva sentire viva. Sospirò.

Harry e Ron tornarono doloranti al dormitorio, sotto lo sguardo divertito di tutti gli altri ragazzi. - Hermione ve le ha date di santa ragione eh?! – li presero in giro. I due borbottarono qualcosa, chiudendosi nella loro camera. Neville scriveva come un forsennato alla scrivania, talmente preso da non sentirli arrivare.
-A chi scrivi? – gli chiese Ron, facendolo sussultare.
Il ragazzo scattò in piedi, afferrò il foglio e corse fuori, balbettando un – Devo andare.-
Harry guardò l'amico alzando le spalle.
-Miseriaccia, che male!- esclamò Ron, stendendosi nel suo letto.
-Certo che Hermione ci è andata pesante.- disse ancora. Harry annuì, prendendo la mappa del Malandrino: vide i nomi dei Caposcuola di turno per le ronde muoversi lungo i corridoi. Silente era ancora nel suo ufficio. Poi cercò il suo nome. Ed eccola lì. Hermione Granger, dormitorio femminile. Sorrise, ripiegando la Mappa. Si tolse gli occhiali e sistemò il cuscino. Ron russava già.


Blaise russava.
"Maledetto Zabini!" pensò Draco, costretto in un misero spicchio di letto. L'amico si era lamentato fino ad addormentarsi, nel letto di Malfoy.
Lui aveva tentato di svegliarlo, ma i risultati erano stati scarsi: Blaise si era limitato a stendersi più comodamente.
-Maledizione!- esclamò il ragazzo, stendendosi e facendo attenzione a sistemarsi il più lontano possibile dall'altro.
Chiuse gli occhi, pregando Salazar Serpeverde che nessuno venisse più  a rompere i coglioni. Si addormentò.

Era ormai mattina, quando Hermione aprì gli occhi. Il cielo era cupo, i vetri appannati per il freddo.
Si guardò intorno: Luna e Ginny, erano addormentate nel gemello del letto a baldacchino di Hermione.
Daphne era distesa accanto a lei. La guardò, imbarazzata: anche nel sonno, la Serpeverde era bellissima. La Caposcuola si stiracchio.
Non avrebbe mai pensato che un giorno lei e Daphne avrebbero dormito insieme, nello stesso letto. I tempi erano davvero cambiati.
Sorrise, svegliando le sue amiche.


Un coro di risate raggiunse Draco nel sonno.  -Chi maledizione c'è adesso?- domandò, mettendosi a sedere.
Si guardò intorno: tutte le ragazze di tutti gli anni di Serpeverde erano nella sua stanza. Perfino qualche ragazzo lo guardava allibito.
-Ma che succede?- esclamò, mentre Blaise, in tutto il suo splendore, usciva dal bagno, con solo un asciugamano intorno alla vita.
Le ragazze risero ancora, mentre Draco, ormai consapevole della situazione, cominciava ad urlare maledizioni all'amico. Tutti vennero sloggiati. Blaise rise sonoramente e Malfoy si girò a fulminarlo con un occhiata. In quel momento un flash li raggiunse.
Draco si girò appena in tempo per vedere Colin Canon che fuggiva verso l'uscita dei sotterranei.
-Maledetto moccioso! Torna qui! – urlò, lanciandosi al suo inseguimento.

Il Nostro Sangue || Dramione Where stories live. Discover now