Guizzo di vita

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Draco le camminava il più lontano possibile, – il cancello principale distanziava solo poche decine di metri dalla scuola – non aveva alcuna intenzione di avvicinarsi a lei prima di aver capito come Salazar fosse possibile quello che gli stava succedendo: aveva ripetutamente – e apertamente – sfidato lo Sfregiato, soltanto perché si era avvicinato troppo a lei.
Quella ragazza era la fonte principale di tutti i suoi più grossi casini, sin da quanto aveva messo piede ad Hogwarts, sette anni prima.
Era stata quella sua aria da saputella, quel suo nascondere quelli che erano – lo aveva capito solo adesso –  insicurezza e senso di inadeguatezza, lo avevano infastidito fino ai limiti del plausibile.
Negli anni precedenti, aveva quel fastidio che lei gli provocava, come una risposta istintiva del suo Sangue Puro alla semplice vista di una Sangue sporco come lei, tuttavia – e gli rodeva ammetterlo -  da quando quella dannata, minuscola sfera di cristallo era entrata in suo possesso, tutte le sue teorie e i suoi principi erano andati a farsi benedire.
Si azzardò a sollevare lo sguardo, solo per accertarsi che lei fosse ancora in mezzo a quella quindicina di ragazze e ragazzi e la vide: i riccioli erano stati raccolti in una coda, la cui fine le arrivava a sfiorare la vita; era fasciata in un cappotto chiaro, forse un timido panna.
La visuale gli fu coperta da una Ginevra Wesley sorridente e serena.
-Che guardi? E' la mia ragazza.- lo canzonò Blaise, comparendo al suo fianco con Daphne.
Lo sguardo schifato di Malfoy la diceva lunga su quella che era la sua opinione sulla Weasley.
Daphne intervenne, con il sorriso di chi la sa lunga. – Devi guardare oltre Ginny, mi sa. –
Blaise eseguì, mentre Il Principe delle Serpi si affannava a raggiungere quel benedetto cancello, così avrebbe potuto smaterializzarsi all'istante.
-Guarda un po' che combinazione, Draco: la Granger! – sorrise Zabini, prendendolo apertamente per il culo.
- Non rompete.-
- Daphne!- la voce di Ginny li raggiunse un secondo prima della proprietaria, che si trascinava dietro un'infreddolita Hermione.
Malfoy sbuffò, trovando improvvisamente estremamente interessanti le impronte che Neville lasciava sulla neve, camminando avanti a lui.
La Weasley scoccò un veloce bacio al fidanzato, prima che Harry e Ron li raggiungessero.
- Daphne.- si salutarono.
Potter si accostò alla Granger, stranamente silenziosa: Draco la osservava con la coda dell'occhio.
Sembrava persa in un mondo tutto suo, come le capitava quando si ritrovava un tomo gigantesco e polveroso tra le mani.
Il rumore del cancello che si apriva la fece sussultare: si ritrovò tra Malfoy e il Salvatore del Mondo Magico, che si stavano platealmente ignorando.
La consapevolezza di avere il Serpeverde a pochi centimetri da se, la rendeva impacciata e più volte il braccio di Harry le impedì una rovinosa caduta.
-Ci siamo, ragazzi: potete smaterializzarvi, vi raccomando di aspettare sul portone, fino a che tutti non saremo arrivati.- il Preside fu il primo a svanire.
Harry, Hermione e Ron, come avevano fatto al matrimonio di Fleur e Bill, si presero per mano, svanendo insieme.
Inaspettatamente, anche Ginny si ritrovò nello stesso vortice dei tre ragazzi: il fratello l'aveva afferrata al volo, scostandola da Zabini.
Quando Hermione avvertì nuovamente il terreno saldo sotto i piedi, Malfoy comparve di fronte a lei.
- Ron, devi piantarla! – la voce di Ginny, che ribadiva ancora al fratello che della sua vita poteva fare quello che voleva, attirò l'attenzione di Harry, che si avvicinò ai due amici, nel vano tentativo di calmare le acque. La Granger rimase senza scorta.
Draco la vide mordicchiarsi, imbarazzata, le labbra: i loro occhi si erano ritrovati fissi gli uni negli altri e non potevano semplicemente voltarsi, come se niente fosse. Sembrava sbagliato.
I guanti scuri del Serpeverde si tesero, quando lui strinse i pugni, lottando contro se stesso per impedirsi di attirarla a se: odiava essere attratto da lei, odiava che il suo corpo reagisse in quel modo quando la vedeva, odiava che la sua testa di spegnesse quando sentiva il suo profumo o che il suo cuore facesse una capriola ogni qual volta un sorriso le compariva sul volto per merito suo.
Non voleva essere attratto da Hermione Granger, perché lei era una Mezzosangue. Nulla di più semplice.
- Malfoy, tu ci credi a Babbo Natale?- gli chiese, con un tono di voce estremamente diverso dal solito: sembrava quasi stesse sognando ad occhi aperti.
Draco – proprio come era accaduto due anni prima, al Ballo del Ceppo, - non trovò nulla di sconveniente e poco carino da dirle: l'infinita dolcezza, la straordinaria timidezza e la sorprendente ingenuità con cui gli aveva posto quella domanda gli impedivano, a livello fisico, di prenderla in giro.
-Babbo Natale...è una credenza Babbana, ne ho sentito parlare.- le rispose, facendo il vago.
La sua voce gli sembrò meno distaccata di quanto avrebbe voluto che fosse: lo stava plasmando, a suo piacimento. Quella ragazza era una strega.
Gli occhi ambrati scintillarono. – E' un vecchio signore, con la barba bianca, che, la Notte di Natale, in sella alla sua slitta volante, distribuisce regali ai bambini di tutto il mondo.- sorrise.
Draco aggrottò un sopracciglio: la Granger era troppo intelligente per porgli davvero quella domanda.
Era qualcos'altro che voleva sapere.
-Allora Malfoy, che ne pensi? Ci credi?-
Eccola, la vera domanda: ci credi?
Quello che voleva sapere era se lui avesse ancora la forza e la voglia di credere in qualcosa di impossibile, impossibile come lo può essere un vecchio che in sella ad una scopa – slitta- si corresse mentalmente, solcava i cieli della notte del 25 Dicembre per distribuire doni a tutti.
-Questo Babbo Natale porta doni proprio a tutti? –
Lei storse il naso: aveva già capito dove voleva andare a parare.
Cercò, invano, di trattenere un sorriso: era così naturale starsene lì a parlare con lui, celando la curiosità dietro a stereotipi vecchi come il mondo.
Per un attimo, le parve che in quegli occhi di ghiaccio qualcosa si fosse mosso, come un guizzo di vita.
-Ecco, in effetti se durante tutto l'anno, un bambino si è comportato molto male, Babbo Natale potrebbe non portargli nulla.-
Molto sottile, Mezzosangue, sorrise il ragazzo.
-C'è un modo per fare in modo che questi bambini cattivi, vengano perdonati?- il calore saettò dall'uno all'altro, confondendoli.
Hermione avvampò, forse per quanto si era scoperta, forse per via di quel mezzo passo avanti – nel  vero e proprio senso della parola. – che Malfoy aveva fatto verso di lei.
-Non credi anche tu, Hermione?- la voce di Harry la fece sussultare. – Hermione?- ripeté il ragazzo, non trovandola accanto a se.
Si voltò e – dall'espressione che fece – quello che vide non dovette piacergli: la Serpe se ne stava troppo vicino alla ragazza, quasi inclinato col busto verso di lei.
Prima che fosse lui ad avvicinarsi – temendo che potesse scoppiare una nuova lite – fu lei ad allontanarsi da Draco e ad andargli incontro.              Malfoy si scambiò uno sguardo di puro odio con il Salvatore del Mondo Magico, mentre un senso di vuoto lo prendeva ad ogni passo che la Granger faceva per allontanarsi da lui.
Potter la accolse avvolgendole il braccio intorno alla vita e Malfoy avvertì nitidamente le proprie unghia, nonostante i guanti, graffiargli i palmi.
-Ci siamo tutti?- al richiamo di Silente si levò un coro di risposte affermative.
- Allora, come già è stato deciso per i progetti di Domenica, la Signorina Granger dirigerà le ragazze, mentre il Signor Malfoy i ragazzi: mi affido a voi, dividete i vari compiti e affidateli a dei gruppetti da voi decisi.- il Preside sorrise. – Non dimenticate, ragazzi, che questi sono prima di tutto bambini, bambini soli, desiderosi di affetto: non negate mai loro un sorriso o una carezza.- aggiunse, afferrando la maniglia e battendo sull'enorme porta di legno duro.
Una donna minuta, magrolina, con i capelli bianchi raccolti in una treccia che le incoronava il capo, sorrise alla vista di Silente.
- Albus, non so esprimerti la mia gioia nell'avervi qui, oggi.- l'uomo le prese le mani, baciandole leggermente, da vero galantuomo.
- Sophié, è un onore per me e per i miei studenti stare con voi.- le rispose, mentre lei spalancava la porta.
Un bambinetto, vestito di un maglione troppo largo per i suoi due anni e di un paio di scarpe consumate e logore, non voleva saperne di staccarsi dalla gamba della donna.
-Lui è Daniel.- lo presentò Sophié.
- Giovanotto.- Silente fece un mezzo inchino e la barba quasi sfiorò terra.
Il piccoletto si rifugiò dietro la gonna della donna.
Al centro della Sala d'Ingresso, sulla scala posta esattamente nel mezzo, che conduceva al piano superiore, una ventina tra maschi e femmine, se ne stavano perfettamente divisi in tre file in attesa di presentarsi.
Silente fece cenno a Draco e ad Hermione di avvicinarsi e la Grifondoro si staccò con un sospiro di sollievo dal fianco di Harry.
Draco le fece varcare l'ingresso per prima, cosa che non sfuggì a nessuno dei presenti. Daphne diede una gomitata a Zabini che la passò alla fidanzata.
Harry strinse gli occhi.
- Sophié, loro sono Hermione Granger e Draco Malfoy, i responsabili di questo gruppo di baldi giovani e deliziose fanciulle.-
La donna fece un mezzo inchino, afferrando le mani di entrambi i ragazzi e stringendole nelle sue: il Serpeverde e la Grifondoro sussultarono, come se si fossero scottati. Le loro dita intrecciate nelle mani della donna, bruciavano ed entrambi arrossirono.
-Non so come ringraziarvi, davvero.- disse loro, con le lacrime agli occhi.
Hermione trattenne la commozione. – E' un vero piacere, mi creda.-
Draco si limitò a fissarla in silenzio, nella speranza che quel teatrino terminasse al più presto.
Sophié lasciò andare le loro mani, che, tuttavia, non si separarono: solo quando una serie di risatine di un gruppetto di bambine li raggiunse, dall'alto della scala, si accorsero di avere ancora le dita intrecciate. Silente, con un mezzo sorriso, varcò la soglia, invitando gli altri a fare altrettanto. La donna richiuse la porta, sollevando Daniel in braccio.
-Venite, bambini.- il gruppo si mosse, scendendo compatto le scale.
Alla vista della loro aria trasandata, una morsa strinse il cuore della Caposcuola, che sorrise rassicurante.
-Bambini, loro sono Hermione e Draco, che ci aiuteranno a decorare tutta la casa e prepareranno per voi una cena squisita. Promettete di fare i bravi e di aiutare i nostri gentili ospiti?- li invitò con dolcezza la donna.
Un coro di "va bene" si levò.
Hermione si accorse di una manina che le sfiorava i capelli.
Si voltò e vide Daniel sporgersi per giocare con i suoi riccioli.
-Ciao, io sono Hermione.- gli sorrise, inclinando leggermente il capo.
Gli occhi verdi del piccolo scintillarono e le guanciotte si imporporarono.
-Ciao, Mione.- rise.
- Vuoi venire con me?- gli chiese lei, allungando le braccia.
Il piccolo non se lo fece ripetere e si allungò verso la Caposcuola, che lo accolse, tenendolo con mano esperta e sicura.
Sophié sorrise. – Ci sai fare.- le disse.
Daniel posò la testolina sul collo della ragazza, stringendosi il pugnetto alla bocca. Gli occhi della Grifondoro si inumidirono.
Draco la guardò, conquistato: quel bambino sembrava talmente felice e tranquillo che lo invidiò profondamente.
Era questo l'effetto che faceva un abbraccio della Granger?
Hermione si allontanò verso le ragazze, ma, un attimo prima di raggiungerle, si voltò nella direzione della Serpe.
- Malfoy?-
Gli occhi grigi scattarono nei suoi.
-La risposta a quella domanda.-
Lui annuì, ascoltandola.
-E' si. -
Il piccoletto tra le sue braccia sollevò appena lo sguardo per osservare Draco.
-Signor Malfoy, è pronto per organizzare i ragazzi?- la voce di Silente lo distolse dalla Mezzosangue.
- Arrivo.- rispose, lanciando un ultimo sguardo al marmocchio.
- Davvero un bambino vivace.- commentò il Preside.
Draco si limitò a tacere.
-Sa, Signor Malfoy, quel bambino, è un Puro Sangue.- gli disse, sorridendo, poi si allontanò.
Malfoy fissò ancora il marmocchio con espressione allibita: Daniel giocherellava felice con i boccoli di Hermione, che gli sorrideva di tanto in tanto.

Il Nostro Sangue || Dramione Donde viven las historias. Descúbrelo ahora