Rivelazioni

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Un timido raggio di sole penetrò le tende di broccato rosso che ricoprivano l'enorme finestra della camera della Caposcuola, accarezzando la ragazza addormentata.
Hermione schiuse gli occhi e nei suoi occhi centinaia di pagliuzze dorate brillarono: era il 24 di Dicembre, la Vigilia di Natale.
Si sollevò a sedere: il mancamento del giorno prima era ormai solo uno sbiadito ricordo.
S'infilò la vestaglia bianca e posò i piedi nelle pantofole, avviandosi sorridente verso il bagno: il clima natalizio le era penetrato nel cuore, non poteva farci nulla.
La doccia calda fu una manna del cielo e le rimise i muscoli tonici in movimento.
Uscì in accappatoio e controllò la sveglia posata alla destra del suo comodino: erano da poco passate le dieci.
Meglio, pensò, aveva tutto il tempo per vestirsi e preparare la borsa che si sarebbe portata all'Orfanatrofio.
Al pensiero delle decine di bambini che avrebbero fatto felici quel giorno, una morsa le strinse il cuore: si sentiva una vera egoista.
Non faceva altro che lamentarsi, perché la sua borsa era ormai troppo malandata per trasportare i suo pesantissimi tomi, o litigare con Malfoy, per stupidaggini: quei bambini si accontentavano di un abbraccio e di una carezza, dato che era tutto quello che potevano aspettarsi.
Scosse la testa con fare deciso: quel giorno sarebbe stato diverso, per loro.
Afferrò un pantalone della tuta grigio, infilandosi sopra un'enorme felpa dello stesso colore: era inutile vestirsi di già, soltanto per andare a pranzo.
Si sarebbe cambiata nel paio d'ore di spacco che avrebbero avuto poco dopo le due.
Legò i ricci ribelli in una coda e si spruzzò qualche goccia di profumo, prima di scendere le scale.
La Sala Comune di Gryffindor era semi deserta, tuttavia, il camino era acceso, gli addobbi dorati scintillavano e il tappeto rosso, posato sulla moquette, le fecero avvertire un calore meraviglioso.
Si accomodò sul divano, tirandosi la coperta sulle ginocchia e s'incantò a fissare le fiamme che giocavano a creare figure astratte, danzando davanti ai suoi occhi: il pensiero le volò a casa, ai suoi genitori.
La sua mamma e il suo papà, sorrise.
Non vedeva l'ora di riabbracciarli.
Si chiese cosa desiderasse Malfoy: possibile che non sentisse mai la mancanza di sua madre?
Una famiglia abituata a trascorrere il Natale con balli maestosi, ricchi di fronzoli e champagne, ma vuoti dal punto di vista umano.
Provò un moto di compassione per il biondo, che fu subito soppresso dalla rabbia del ricordo di quello che le aveva fatto.
Tuttavia, anche la rabbia scemò in fretta: era la Vigilia di Natale.
Se ne vergognava un po', in effetti, se ne vergognava parecchio, ma non poteva farci assolutamente nulla: nonostante i suoi genitori, le sue amiche babbane, perfino la sua cuginetta di otto anni ci avessero provato, lei continuava a esserne convinta.
Babbo Natale esisteva.
Non era pazza, conosceva bene la scienza e se la cavava egregiamente il Matematica: sapeva che era logisticamente e praticamente impossibile che un vecchietto a bordo di una slitta trainata dalle renne riuscisse, in una sola notte, a portare a tutti i bambini del Mondo un dono, o meglio , quel dono, proprio quello che ogni bambino desiderava.
Ma cosa c'era di male a pensare che, centinaia di anni prima, magari in un minuscolo villaggio alla periferia della periferia di una piccola città sperduta dell'Islanda, un vecchietto tanto buono e gentile avesse deciso, un giorno nevoso, di creare dei giocattoli e di distribuirli, in forma anonima, ai bambini del villaggio?
Era possibile!
- Buongiorno.- la voce di Harry la distolse dal mondo in cui si era lasciata trasportare dalla magia di quel giorno.
- Buongiorno a te. - gli sorrise, mentre lui le si accomodava accanto, stringendola in un abbraccio.
Harry sapeva starle accanto, a volte, capendo perfettamente quello di cui aveva bisogno: peccato che si fosse fissato con quell'idea di loro due insieme.
-Domani, a quest'ora, sarai già a Londra, stretta nell'abbraccio dei tuoi genitori.- le sussurrò.
Hermione si beò si quell'immagine.
-'Giorno.- lo sbadiglio che accompagnò il saluto della piccola Weasley li fece sorridere, mentre Ginny si accomodava all'altro lato della Caposcuola, sistemandosi sotto la coperta.
- Vedo che hai optato anche tu per un abbigliamento casual.- ironizzò quest'ultima, osservando le calze chiare che fasciavano le gambe dell'amica e la gonna pesca che completava il tutto.
- Il fatto che dobbiamo solo andare a pranzo, non implica che mi ci debba presentare come una vecchia zitella.- la offese placidamente.
Harry rise. – Hermione è stupenda in ogni caso. – disse, facendo roteare al cielo gli occhi di Ginny.
-Si può sapere cos'hanno da starnazzare tanto quelle oche!?- esclamò Ron, lasciandosi cadere accanto all'amico e costringendo Harry a spostarsi per non venire schiacciato da quell'ammasso di muscoli.
- Buongiorno anche a te, Ronald, si può sapere di che parli?- chiese Hermione.
-Le ragazze sono in fermento per oggi pomeriggio: stanno decidendo cosa indossare.- le spiegò la piccola Weasley, giocando con il nastro del fermacapelli che indossava.
La Caposcuola la fissò, scandalizzata. – Dobbiamo andare a decorare un orfanatrofio e a cucinare per dei piccoli, per provare a rendere migliore per loro, almeno il giorno di Natale, non a fare una sfilata!- sbottò.
L'altra alzò le spalle.
-Che ne dite di farci un giro al Lago, prima di pranzo? – propose Harry, indicando il timido sole di Dicembre che face capolino tra le nuvole.
Ron annuì. – Forse l'aria fredda mi aiuterà a svegliarmi, voi che fate?- chiese alle ragazze.
-Io vengo.-
- Anch'io, prendo il cappotto.- rispose Hermione, salendo le scale seguita da Ginny.


Il Nostro Sangue || Dramione Where stories live. Discover now