Dimentica

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Camminarono in silenzio, Malfoy pochi passi più avanti, lei che lo seguiva silenziosa: le spalle muscolose ed eleganti del ragazzo, fasciate nella camicia chiara, si tendevano leggermente ad ogni passo. Faceva freddo e la maggior parte dei vetri delle finestre erano appannati di umidità.
Il ragazzo svoltò l'angolo del corridoio, appoggiandosi ad una delle enormi statue e assumendo la sua solita aria da essere superiore.
Hermione si fermò a qualche passo di distanza, poggiandosi anche lei: le maniche della giacca le coprivano le mani gelate e il naso era rosso per il freddo. Una nuvola di fumo, o forse era il fiato di Malfoy, difficile dirlo con quel gelo, sbuffò dalle labbra della Serpe, contornandolo: era bello, bellissimo, da quel punto di vista, niente da dire.
Ma il semplice fatto di essere sola con lui, con quei suoi occhi da mare in tempesta, con quell'espressione perennemente impassibile, con quelle frasi criptiche, la gettava in uno stato di profonda e sincera confusione.
Avrebbe dovuto avere paura di lui, dopotutto, l'aveva tormentata per anni, con le sue battute e le sue frasi cattive; con l'odio e il razzismo dei suoi ideali. Tuttavia si sentiva bene: quella morsa allo stomaco, quel brivido lungo la schiena, la rendevano eccitata, euforica.
Malfoy gettò via il mozzone ormai spento e alzò gli occhi grigi su di lei.



Draco la guardò, osservandola attento ,scrutando ogni sua reazione: aveva il viso leggermente arrossato, le labbra lucide e viola.
Rimaneva sempre bellissima. La Granger era una bellezza diversa dal solito. Nulla di appariscente e provocante, niente tratti da togliere il fiato. Eppure era bellissima. Di una bellezza elegante e raffinata, emanata da ogni poro della pelle di porcellana e dalle fiamme negli occhi scuri come mandorle. Il candore del viso, a contrasto con i capelli scuri e ribelli, le ciglia folte e lunghe e il bocciolo dischiuso delle labbra, la facevano sembrare un dipinto di un'epoca antica, passata. Misteriosa e profonda, complessa come un labirinto a cui non gli era dato di accedere.
La sua mente fece affiorare i volti delle ragazze con cui era stato: per quanto tutte potessero essere state stupende e bravissime a letto, nessuna era paragonabile a lei.
I suoi occhi, carichi di orgoglio e di tenacia, quel suo modo di mordersi il labbro, quando si trovava in difficoltà; la Granger stava diventando un problema serio.
- Possiamo rientrare, non siamo costretti.- la sua voce melodiosa, poco convinta. Voce che solo adesso riusciva ad ascoltare, adesso che priva di astio o disgusto, si rivolgeva a lui dolcemente.
Draco soppesò le sue parole. – Tornatene pure al tuo dormitorio, mezzosangue.- le disse, sedendosi ai piedi della statua.
Un lampo di incertezza negli occhi scuri. – Ma tu...- un gesto della mano di lui la fermò.
-Quello che faccio io, non sono affari tuoi.-, la sua voce era una lama affilata.
Offesa, la Caposcuola girò sui tacchi e i riccioli le sobbalzarono intorno, mentre si avviava a passo svelto verso la Torre dei Grifoni.
Malfoy aspettò di vederla sparire e poi gettò la testa all'indietro, chiudendo gli occhi: quella situazione stava diventando ridicola.
Un conto era fare la guardia alla Granger, controllarla e assicurarsi che niente di quello che lui sapeva fosse realmente accaduto, l'altra era dover passare del tempo con lei: non faceva bene a nessuno dei due.
Sospirò e un profumo familiare di vaniglia gli penetrò le narici: spalancò gli occhi e se la ritrovò davanti. Com'era arrivata?
Erano anni ormai che nessuno poteva avvicinarsi a lui, senza che Draco lo percepisse. La guardò sedersi al suo fianco, stringendosi nella sua giacca.
-Mezzosangue...- fu lei a fermarlo stavolta.
- Nessuno può dirmi quello che devo fare.-
Lui alzò un sopracciglio, fissando il giardino di fronte a loro. – Non si direbbe, visto come ti fai trattare da San Potter e Lenticchia.- mormorò.
La testa riccia della ragazza scattò nella sua direzione. – Loro sono miei amici, si preoccupano per me, per la mia vita. – ribatté.
-Diciamo pure si preoccupano di non fartela avere una vita!-
Il castano degli occhi prese fuoco e Malfoy, costretto da quel formicolio sul collo, si voltò verso di lei.
Era vicina, troppo.
-Che cosa ne sai tu?- sbottò Hermione. – Passi le tue giornate nell'apatia più totale o, peggio, a prendere in giro e a ferire gli altri.-
Si rendeva conto di quanto si era avvicinata?
Draco sollevò il mento. – Nemmeno tu sai niente di me. – le rispose.
Un sorrisetto sulle labbra carnose, quasi gli somigliava. – Aveva dimenticato tutte le giornate passate a chiacchierare amichevolmente sotto gli alberi in fiore Malfoy.- disse.
La guardò con un punto interrogativo grande quanto la sua testa che gli fluttuava intorno.
Lei sospirò. – Non ci siamo mai conosciuti Malfoy: io per te sono sempre stata la mezzosangue, tu per me il figlio di papà viziato e razzista.
Come avremo potuto sapere qualcosa l'uno dell'altro? Ci saremo uccisi, se ci fossimo trovati a meno di venti metri di distanza!- esclamò.
Poteva quasi sentire il solletico dei suoi capelli sul collo. Non riuscì a smettere di guardarla, lei se ne accorse.
-Sono pochi centimetri adesso.- mormorò lui.
Stavolta fu Hermione a guardarlo curiosa.
E fu lui a sospirare. – Siamo vicini, adesso.- ripeté.
Adesso era Draco ad essere troppo vicino: Hermione spalancò gli occhi, in un lampo di comprensione.
Il suo campo visivo si limitava al volto della Serpe, quel volto divino, quegli occhi di ghiaccio. Come poteva una cosa tanto malvagia essere così incredibilmente perfetta? Draco Malfoy era scolpito nel marmo più perfetto del creato eppure era come una lastra di ghiaccio sottile, pronta a cedere alla minima pressione.
Hermione sentiva caldo, le guance le si arrossarono.
Il respiro di Malfoy sulle sue labbra, una mano che le sfiorava delicatamente, quasi avesse paura di bruciarsi, la guancia.
Lo vide sussultare al contatto: stava toccando una Mezzosangue, di sua spontanea volontà, doveva essere una grande prova, la sua.
Sembrava conquistato, come un bambino che ha appena scoperto un trucco magico: le sue dita calde si mossero lente, arrivando alle labbra.
Un fremito partì dalla mano e divampò dentro di lui: il calore lo riscaldò dal ventre.
Gli occhi castani si sciolsero, fondendosi e le ciglia si mossero timide, leggere.
Draco si chinò appena, la testa vuota, il cuore pieno.
Hermione si sentì mancare: la testa le girava, il cuore batteva troppo forte.
Qualcosa di caldo le sfiorò la fronte, prima che il buio la inghiottisse.




Harry camminava avanti e indietro davanti alla camera di Hermione, mentre Ron e Blaise continuavano a scambiarsi occhiatacce: era mezz'ora che le ragazze si erano chiuse lì dentro, impedendo agli altri di entrare.
Harry spostò lo sguardo su Malfoy: era pallido, livido, sembrava il più agitato di tutti.
Il Salvatore del Mondo Magico si arruffò i capelli: non avrebbe dovuto lasciarla andare, non con quella Serpe.
Si sentiva in colpa, anche se passare del tempo con Daphne non era stato così male.
La porta si aprì e tutti e quattro scattarono in piedi: Ginny si richiuse la porta alle spalle, mentre Daphne e Luna si scambiavano uno sguardo.
-Come sta?- chiese il Ragazzo Sopravvissuto, apprensivo.
Ron gli si affiancò. – Parla Ginny. –
La piccola Wesley si piantò di fronte alla porta. – Sta bene, probabilmente è stato lo stress di questi giorni e no non potete entrare.- precedette la loro domanda. I due la fulminarono.
Daphne si avvicinò ad Harry. – Si è addormentata, è meglio lasciarla riposare.- disse.
Luna afferrò il braccio d Ron. – Sta bene, davvero. – aggiunse.
Uno sguardo di Ginevra e Blaise spinse Draco fuori dalla Torre. Lui si passò una mano sul volto.
-Devi parlare con Silente, Draco.-
Malfoy annuì. – Quando torneremo da Londra.- sospirò.




Hermione si girò nel letto: doveva smetterla di perdere i sensi. E soprattutto doveva smetterla di perdere i sensi tra le braccia di Malfoy.
Anche se il modo in cui l'aveva afferrata per le spalle, in cui l'aveva presa in braccio, era incredibilmente emozionante.
Sorrise, mordendosi un'unghia. Un brusio la raggiunse da dietro la porta chiusa: probabilmente le sue amiche cercavano di tenere fuori Harry e Ron. Malfoy dov'era? Chiuse gli occhi, sospirando, mentre il temporale imperversava fuori.
Un ticchettio, un leggero battere le fece spalancare gli occhi: che ora era? Si era addormentata?
Sollevò la testa dal cuscino e si guardò intorno, cercando di vedere attraverso l'oscurità. Di nuovo un ticchettio. Si alzò e si avvicinò alla finestra: buio. Scosse la testa, doveva avere le traveggole.
Un fulmino squarciò il cielo e illuminò la sagoma: gli occhi di ghiaccio di Malfoy apparvero, i capelli quasi bianchi per la luce.
Hermione spalancò gli occhi e la bocca, contemporaneamente. Lui le fece segno di aprire e si fiondò dentro con la scopa.
Si tolse il mantello zuppo e si passò una mano tra i fili biondi, sui capelli bagnati.
Hermione rimase impalata di spalle alla finestra, osservandolo.
-Che ti prende Granger, hai perso la lingua?- si voltò verso di lei e mille piccole goccioline gli scivolarono giù dalle tempie, bagnandogli il volto.
Hermione non rispose, mentre il vento che entrava dalla finestra l'accarezzava.
Il ragazzo avanzò verso di lei, la superò e chiuse le ante alle sua spalle. Pochi attimi dopo, una mano gelata le spostò i capelli via dal collo, sistemandoglieli di lato sulla spalla.
Un brivido di elettricità divampò dentro di lei, mentre il respiro di Malfoy le sfiorava la nuca.
Una mano si posò sulla spalla sinistra, e le dita si infilarono appena nel suo pigiama, scoprendone una parte.
Hermione chiuse gli occhi.
Draco chiuse gli occhi.
Stava impazzendo: era andato fino a lì solo per chiederle come stava, che diamine gli prendeva?
Si chinò appena, sfiorandole l'incavo del collo con le labbra, mentre con l'altra mano le circondava la vita, stringendo la schiena di lei contro il suo petto. Hermione si abbandonò a quel contatto, mentre il cuore le esplodeva nel petto e il calore le arrossava le guance.
Un respiro, il respiro di Malfoy tra i suoi capelli. Poi si ritrovò in aria: stava volando?
Si guardò attorno, confusa, mentre Malfoy la depositava sul letto.
Stesa sul materasso, la guardò un attimo e le ciocche bionde le sfiorarono il viso, poi Draco si allontanò, puntandole la bacchetta.
Hermione non ebbe il tempo di aver paura.
sussurrò la Serpe, prima di sparire.
La ragazza si ritrovò a fissare il buio, stranamente sudata.

Il Nostro Sangue || Dramione Where stories live. Discover now